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« Il cartello in un bar a ...oggi un'intera generazi... »

«Non vogliamo pił sogni intermittenti, ma che il sogno dell'intermittenza diventi realtą»

Post n°4565 pubblicato il 09 Aprile 2011 da cile54

"Io non posso sognare" la previdenza dei precari

 

Inps, per precari e partite Iva, significa «Io Non Posso Sognare». Sullo striscione calato ieri dal secondo piano della sede di via Ambaradan a Roma c'era un punto interrogativo, segno che c'è ancora speranza. Il blitz è stato organizzato dal comitato promotore della street parade che sabato 9 attraverserà il centro di Roma, mentre in altre 30 città verrà ripetuto lo stesso auspicio: «Liberiamoci dalla precarietà perchè il nostro tempo è adesso».

«Siamo qui per denunciare lo scandalo della gestione separata dell'Inps» ha detto Elena degli studenti della Rete della conoscenza, prima che una guardia giurata le strappasse il megafono. E lo scandalo dov'è? La cassa previdenziale dove un milione di lavoratori autonomi e «parasubordinati» versano i contributi è in attivo di oltre 9 miliardi di euro e finanzia la cassa integrazione per i lavoratori delle imprese private, mentre per chi oggi è precario non ci sarà una pensione degna di questo nome. È bastato poco per dimostrarlo. Un foglio excel, un computer e uno sportello con la scritta «Nuova Inps» che è stato costruito in fretta all'ingresso dell'agenzia. Un giovane sindacalista si è prestato alla messa in scena e ha calcolato le pensioni sulla base dei Cud di alcuni precari. Trentotto anni di contributi ad un collaboratore a progetto valgono una pensione da 545 euro mensili. Ad un altro 425. E infine 403 euro calcolati sui valori attuali. «Se dicessimo ai precari quanto prenderanno di pensione rischieremmo un sommovimento sociale», ha confessato il presidente dell'Inps Antonio Mastrapasqua mesi fa. Ecco adesso lo sappiamo e, bisogna dirlo, non era certo un gran mistero.

«Non vogliamo più sogni intermittenti, ma che il sogno dell'intermittenza diventi realtà» ha urlato al megafono Sylvia, attrice del movimento degli auto-organizzati dello spettacolo che hanno occupato il cinema Metropolitan in via del Corso a Roma e martedì 12 aprile al teatro Eliseo rilanceranno la loro lotta dopo il reintegro del Fondo Unico per lo spettacolo. Chiedono, anche loro, un reddito garantito, il diritto alla maternità universale, il sostegno alla formazione permanente. E se gli archeologi e i formatori a partita Iva vogliono l'abolizione dell'Irap e di tutte le misure inique che gravano sul loro reddito del 27 per cento, i giornalisti precari romani dell'associazione «Errori di stampa» dicono di essere «ignorati dal sindacato di categoria che ci chiama "free lance" anche se siamo collaboratori costretti a vendere gli articoli a prezzi stracciati». Con il telefono in una mano e il taccuino nell'altra, ieri parlavano di compensi che vanno da un minimo di 25 ad un massimo di 50 euro ad articolo. Per chi è disoccupato, non è prevista alcuna indennità. Al megafono le studentesse di Anomalia Sapienza hanno denunciato lo strozzinaggio sugli affitti e rivendicato il diritto all'occupazione delle case sfitte. Solo nella Capitale sono 150 mila.

Roberto Ciccarelli

da il manifesto - 8 aprile 2011

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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