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“Strani faccendieri attorno a Maradona, attenti alle squadre giovanili: l’inquinamento comincia lì”

Post n°4807 pubblicato il 11 Giugno 2011 da cile54

Claudio Gavioli ha scritto "Quarto tempo. Una storia di sesso e doping", libro che vuol essere "un esperimento letterario", ma controluce fa intravvedere la complessità dell'universo del pallone. Perché i calciatori vengono colpiti di sclerosi laterale atropica, malattia senza speranza? Si è pensato a doping, abuso di farmaci, pesticidi che inondano l'erba "ma chi gioca a rugby non si ammala mai?" E il drammatico quesito resta un mistero

 

Calcio-scandali,

il romanzo di un medico sportivo

  

Claudio Gavioli è un medico sportivo che dal 1984 frequenta il mondo del calcio, serie B soprattutto. Per ventiquattro anni ha lavorato per il Modena e da due anni fa il consulente anche per altre squadre emiliane, come il Sassuolo e il Carpi. “È un mondo che mi ha prosciugato, anche per questo me ne sono allontanato passando da organico a consulente”.

 

Per Gavioli un metodo per “esorcizzare” l’intossicazione da quella “strana fauna” che ruota intorno al pallone è stato scrivere un romanzo. Si intitola Quarto tempo. Una storia di sesso e doping, appena pubblicato da Aliberti Editore. “E dire che il mio libro voleva essere un esperimento letterario. Invece mi ritrovo ancora a parlare dei retroscena delle squadre”, scherza il medico che negli ultimi giorni, dopo l’esplosione dell’inchiesta di Cremona sul calcio scommesse, viene contattato non tanto per parlare della sua opera, ma di un ambiente che va molto oltre il semplice fatto sportivo.

 

“La mia intenzione”, prosegue Gavioli, “era quella di usare il calcio come allegoria per parlare di discriminazione, sistemi illegali per aggirare le regole, sessismo, culto frenetico dell’immagine”. Tombola, insomma, a leggere le carte giudiziarie della procura lombarda, ma anche quelle di Napoli, dove c’è un fascicolo che racconta dei contatti di Mario Balotelli, classe 1990 e maglia della nazionale, con gente della camorra. Per quanto lui neghi di aver saputo che quelle persone appartenessero alla criminalità organizzato, sarebbero loro ad avergli organizzato un “tour turistico” nelle piazze di spaccio di Scampia.

 

La trama di “Quarto tempo” è però incentrata su un piano per dopare un’intera squadra di calcio riportandola ai vertici del campionato dopo una caduta verticale. Una storia reale? “No”, risponde Gavioli, “è pura finzione. Ma quando vivi per tanto tempo in quell’ambiente respiri nettamente la sensazione di qualcosa di marcio, di strani figuri intorno ai giocatori”.

 

Questi “strani figuri” li chiama “faccendieri”, termine con cui viene etichettato anche quel Flavio Carboni che dalla morte del banchiere Roberto Calvi del Banco Ambrosiano (con relativo fallimento) arriva dritto dritto ai giorni nostri con l’affaire P3. “Fin dai tempi di Diego Armando Maradona accadeva che ci fossero persone dalle professioni non ben chiare che amavano accompagnarsi ai giocatori di calcio. Lo si vede anche nella questione Balotelli. E ancor di più, forse, in questo turbine di commercialisti, dentisti, titolari di agenzie di scommesse di cui parlano le carte di Cremona. Nella mia esperienza, non posso dire di aver visto calciatori andare in giro con mafiosi, ma non mi stupirei se così fosse”.

 

Intanto un’annotazione sul doping. “Questa pratica è più diffusa negli sport individuali, ma l’illecito è ben presente anche nel mondo del calcio. Forse qui è più corretto parlare di abuso di sostanze lecite, come la creatina. Alcune di queste sostanze non vengono neanche cercate nei test, eppure un loro uso intenso è perfettamente in grado di alterare le prestazioni sportive. Dal punto di vista del doping, la situazione è più grave nel mondo del ciclismo, dove è frequente la pratica del ‘fai da te’, con gli atleti che comprano in rete sostanze come l’Epo e gli steroidi e poi le assumo senza alcun controllo sanitario”.

 

Medici all’oscuro, dunque? “Accade, sì, ma con questo non voglio dire che la categoria medica sia estranea a queste pratiche. Anzi. Nella mia carriera mi è capitato di conoscere colleghi disonesti che sperimentavano a man bassa sui calciatori. E neanche questi ultimi sono delle vittime. Vogliono arrivare laddove gli altri non sono arrivati, a qualunque prezzo”.

 

C’entra qualcosa la strana percentuale di casi di Sla (sclerosi laterale amiotrofica) che si registra tra i calciatori? “Questo è un discorso complesso. È sicuramente un fatto che, tra corre da professionista dietro a un pallone, ci sia una frequenza della malattia tra le 8 e le 10 volte più elevata mentre in genere la Sla è una patologia rara colpisce una persona su 350 mila. Ma a oggi, dopo molti anni di ricerche, non si è ancora trovata una spiegazione. Si è pensato sì al doping e all’abuso di farmaci, ma anche a diserbanti e pesticidi usati per il mantenimento dei terreni da gioco. Questa tesi non spiegherebbe però perché un fenomeno del genere non si verifica nel rugby. Allora si è sospettato dei colpi di testa che provocano traumi cranici, ma la verità è che a oggi non sappiamo perché i calciatori si ammalano così spesso di Sla”.

 

E per quanto riguarda i ragazzini che si avvicinano al pallone cosa prevale? La voglia di giocare e lo spirito di squadra oppure il mondo edulcorato e lussuoso che certe cronache propongono? “I più giovani sono la carta assorbente di quello che propone la televisione: veline come fidanzate, vacanze da sogno, auto potenti, totale impermeabilità alle regole dei vivere comune. I settori giovanili sono quelli che meriterebbero la maggiore attenzione e invece l’inquinamento inizia da lì, dai vivai, dove i più promettenti vengono contattati da allenatori con pochi scrupoli e dirigenti in cerca di arricchimento. Ma l’arricchimento è un discorso che funziona bene anche con le famiglie di quei ragazzi, che fingono di non vedere quando meno l’uso disinvolto di medicine e sostanze varie”.

 

Eppure, dalle inchieste sul totonero degli anni Ottanta passando per la vicenda Moggi fino all’indagine di Cremona, possibile che questo mondo non abbia trovato propri anticorpi? Sorride, Claudio Gavioli, e usa un’altra metafora. “Deve pensare ai retrovirus di certe forme influenzali: lei trova un farmaco in grado di combatterli e quelli mutano. Quello che le posso dire è che in ventiquattro anni da medico sportivo ho assistito a un’esasperazione dei toni e a una mancanza di equilibrio che hanno trasformato il calcio in una corte dei miracoli. È questo che mi ha esaurito”.

 

Antonella Beccaria

09-06-2011

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