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La Lega porta con orgoglio la medaglia al petto di aver fatto affondare Napoli sotto una montagna di rifiuti, del nord

Post n°4883 pubblicato il 28 Giugno 2011 da cile54

La crisi rifiuti a Napoli e l’attacco leghista e lobbista al piano alternativo

 

Quello che sta avvenendo in questi giorni a Napoli non è, come in molti possono dedurre, un’ emergenza rifiuti uguale alle tante, tantissime altre che si sono susseguite in questi lunghissimi anni. La crisi arriva dopo un cambiamento del contesto politico nella nostra città che ha significato anche un cambio della strategia per l’uscita dall’emergenza rifiuti, almeno per una delle parti istituzionali, ovvero il Comune di Napoli. Il fronte istituzionale fino a ieri compatto nel sostenere il sistema di discariche ed inceneritori è stato messo in crisi dalla nuova giunta comunale, che ha deciso di provare a recepire una serie di proposte sul modello del piano alternativo dei rifiuti che 15 anni di lotte ambientali hanno prodotto. La prima delibera della nuova giunta infatti, fa proprie una serie di indicazioni importanti proposte dai comitati, come la programmazione di un piano serio di raccolta differenziata porta a porta, la separazione del secco dall’umido e l’installazione di impianti di compostaggio, una serie di norme per la riduzione dei rifiuti. Una delibera senza dubbio migliorabile e che lascia comunque irrisolti alcuni nodi centrali come ad esempio l’ultimo anello della catena di valorizzazione dei rifiuti. La delibera infatti continua a muoversi in un quadro di “ciclo integrato dei rifiuti”, ovvero comunque nell’ambito del sistema discariche – inceneritori. Mentre viene esplicitata l’opposizione dell’amministrazione comunale alla costruzione dell’inceneritore di Napoli Est nel quartiere di Ponticelli, le linee di indirizzo non accennano all’inceneritore già in funzione ad Acerra e soprattutto non fanno alcun riferimento al destino della discarica di Napoli, quella di Chiaiano. Allo stesso modo non viene proposto nella delibera la costruzione di impianti di trattamento a freddo, che rappresentano l’alternativa concreta e reale agli inceneritori. A partire da questo cambio di rotta, seppur ancora parziale, il contesto politico istituzionale è mutato. Il partito degli inceneritoristi vede pericolosamente sfumare l’ipotesi di una nuovo bruciatore a Napoli e, soprattutto, con un piano di differenziata che nei programmi dovrebbe arrivare al 70%, vede messo a rischio anche il funzionamento dell’inceneritore di Acerra. E’ evidente dunque che tutto quello che sta avvenendo deve tenere conto di questo contesto, le lobby inceneritoriste, da sempre trasversali al Pd e al Pdl, vedono messo a rischio un business fino a poco tempo fa garantito. La nuova crisi vede la sua genesi nell’ennesimo ingolfamento degli impianti Stir, in una crisi della raccolta che vede la ditta Lavajet, vicina agli interessi Pdl, boicottare la raccolta se non addirittura, come in alcuni casi comprovati, sabotarla letteralmente. Il blocco degli Stir e l’impossibilità di aumentare il conferimento nelle discariche esistenti manda in tilt il sistema e così 2.400 tonnellate di rifiuti giacciono in strada. Una vera e propria bomba igienico-sanitaria, con il caldo che incombe e con la vita dei vicoli del centro storico ridotta ad una dimensione fuori dalla dignità. Le soluzioni finora adottate hanno visto comunque l’insorgere delle popolazioni. La volontà della Provincia di Napoli di aprire dei siti di trasferenza (siti in cui i rifiuti dovrebbero restare solo 72 ore) ad Acerra e Caivano ha visto le proteste dei cittadini. Segno, questo, che nemmeno l’affermazione di De Magistris ha potuto riportare la fiducia in quei cittadini mortificati da 18 anni di emergenza. Napoli ne ha visto troppi che millantavano bacchette magiche e senza dubbio la foga comunicativa del sindaco non aiuta ad una ricomposizione di un quadro di fiducia nell’azione amministrativa. Siamo solidali con le popolazioni di Acerra e Caivano che difendono la propria terra, proprio perché sappiamo quanto i territori di tutta la Campania abbiano già pagato un prezzo altissimo all’emergenza rifiuti. Pensiamo che il diritto di resistenza di quelle popolazioni sia legittimo ed esprima non solo un’esasperazione collettiva ma anche una voglia di cambiamento. Ma non si può in nessun modo non comprendere come il governo nazionale sia responsabile più di tutti in merito a ciò che sta accadendo a Napoli. La volontà del governo nordista a trazione leghista di non voler procedere con il decreto che autorizza a sversare nelle altre regioni, altro non è che una vendetta di Berlusconi e dei leghisti contro Napoli ed i napoletani, con quell’esplicitazione concreta che annunciva “i napoletani se ne pentiranno”. Gli strali di Pontida confermano come la dismissione dell’intervento governativo si inserisca in una logica di “punizione” della città di Napoli che ha voluto sostenere, con l’elezione di De Magistris, un cambiamento della gestione dei rifiuti. La Lega porta con orgoglio la medaglia al petto di aver fatto affondare Napoli sotto una montagna di rifiuti. In tante occasioni il decreto che autorizzava per un periodo limitato lo sversamento in altre regioni a contribuito ha ripristinare una situazione di normalità nella raccolta dei rifiuti in città. La Provincia di Napoli e la Regione Campania dimostrano in questo modo l’assenza di un piano di autonomia dal governo nazionale. Anzi, sono oggi vittime sacrificali di un disegno più grande che vede il governatore Caldoro ed il presidente della provincia Cesaro (entrambi inceneritoristi convinti) martiri necessari in termini di immagine politica del centro destra. Per il trasversale partito degli affari sui rifiuti la possibilità che si imbocchi la strada del riciclo, del riuso, della riduzione dei rifiuti, del porta a porta, senza discariche ed inceneritori va scongiurato a tutti i costi. Esiste dunque una connessione di interessi che vede governo Berlusconi, Lega Nord e lobby inceneritoriste impegnate a screditare le soluzioni proposte dai comitati e recepite dall’amministrazione comunale. Di blocchi stradali con i rifiuti ne abbiamo visti tanti ed in alcuni casi ne abbiamo fatti tanti anche noi. Ma la simultaneità degli eventi, talvolta da orologio svizzero in diverse parti della città, l’aumento incontrollato di incendi di cumuli quando ormai tutti i napoletani conoscono la tossicità di questi eventi, ci sembra che abbiano poco di spontaneo e molto di organizzato. A questo basta sommare il boicottaggio di Lavajet, che non raccoglie i rifiuti, per comprendere i termini di un disegno sabotatore premeditato. Bisogna ora mobilitarsi per sostenere l’ipotesi di uscire dall’emergenza per procedere verso rifiuti zero. Il governo nazionale ha responsabilità precise e resta il principale nemico del piano alternativo dei rifiuti, determinando con la dolosa inerzia nei confronti della popolazione napoletana peggio e più del bassolinismo. Per questo la mobilitazione va indirizzata proprio in questo senso. L’autorizzazione della Regione a portare i rifiuti della provincia di Napoli in siti di altre province non fa altro che alimentare la stupida e sporca guerra tra comunità, alle quali facciammo appello per una mobilitazione unitaria e condivisa verso il nemico comune. Pensiamo che tantissimo c’è ancora da fare, ma in questa fase ad essere messa in discussione è quell’opzione che abbiamo costruito negli anni, quel modello alternativo di gestione dei rifiuti che oggi viene giustapposta alle posizioni dell’amministrazione comunale dal circo mediatico. Non difendere quella opzione voltandosi dall’altra parte o peggio ancora sparare sull’unico interlocutore istituzionale che intende recepire le richieste dei comitati lo troviamo non solo nocivo, ma soprattutto stupido. Pensiamo allo stesso modo che l’amministrazione comunale debba imparare a costruire una relazione con i movimenti che permetta finalmente la fuoriuscita in città da quella dimensione plebiscitaria che ha accompagnato De Magistris in campagna elettorale. La democrazia partecipata non si fa con il pollice verso o con il pollice alto e non si fa costruendo la claque del re, ma si fa costruendo insieme ai movimenti un’azione amministrativa efficace e che mantenga gli obiettivi del piano alternativo. Su questo tutti, amministrazione e movimenti, dobbiamo lavorare per costruire sinergie. Su questi temi chiamiamo alla riflessione i comitati, le reti ed i movimenti che si battono per un piano rifiuti alternativo, rinnovando l’invito alla mobilitazione immediata.

 

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Rete dei comitati per i beni comuni di Napoli e provincia

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25/06/2011

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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