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« I lavoratori dipendenti ...Nemmeno un euro per fron... »

In uno storico fumetto le manovre di chi ora si fa chiamare fan del libero mercato. Una fiction su carta

Post n°4920 pubblicato il 07 Luglio 2011 da cile54

Il ritorno di Superciuk

Per chi è giovane e poco preparato nel mondo dei fumetti, è necessario un giro in qualche negozio di usati o, quantomeno di cercare in rete una risposta alla domanda che milioni di italiani si stanno ponendo in questo momento. Chi è l’ideologo che ha ispirato e forse addirittura dettato la rapina a mano armata che si va preparando altrimenti denominata manovra finanziaria? Max Bunker, alias Luciano Sechi, uno dei migliori disegnatori italiani, ha rotto il silenzio: si tratta di una sua creatura che si appresta a compiere fra un mese i 40 anni di vita, si chiama Ezechiele Bluff ma, quando si aggira per le lande desolate metropolitane indossa un costume che ne rende impossibile il riconoscimento e si fa chiamare Superciuk. La sua è una storia sordida, spazzino, perennemente senza un euro in tasca, ha imparato presto a conoscere la reale contraddizione di classe. Nel suo universo il mondo è diviso in due, c’è la plebaglia povera e indigente, ineducata e perennemente colta nell’atto di insudiciare le strade con la propria miseria e la propria volgarità e poi ci sono loro, i ricchi. Si loro, belli, vivaci e snelli, come cantava una vecchia canzone di lotta, sempre immacolati, vestiti e pettinatura impeccabili, l’aurea di soprannaturalità che sprigionano al passaggio, anche se siedono su un rombante Suv. La missione di Superciuk, che ha fra i propri poteri quello di stendere gli incauti che incontra con una fiatata ad alto tasso alcoolico, provocata da ingestione di pessimo vino, è da sempre solo una: rubare ai poveri per dare ai ricchi. Ezechiele Bluff, ha appeso la mantellina al chiodo, si è dato un aria più rispettabile, si è disintossicato – ora si accontenta di inalare polverina bianca – e, battendo una concorrenza spietata, dovendosi guardare da destra ed anche da sedicenti avversari di sinistra, siede ora nei posti di comando di quella zona grigia chiamata potere reale dove si decidono la vita e la morte di popoli interi. Godendo del supporto di un gruppo di funzionari di infimo livello – ministri, sottosegretari, parlamentari a progetto ecc.. – Superciuk si può accanire come vero e proprio predatore di massa. Con un solo comma annienta pensioni e servizi sociali, rende l’assistenza sanitaria poco più che un optional, con un articolo azzera stipendi e salari e aiuta i veri bisognosi, le Marcegaglie, i Marchionne, i grandi istituti bancari, i realizzatori delle grandi opere. Le rendite sono salve, le speculazioni edilizie pure, Comuni, Province e Regioni dovranno far tirare la cinghia a chi del resto non merita neanche di avere una cinghia. Ma Superciuk ha realizzato anche un centro di formazione, dopo anni di preparazione – l’accesso è consentito solo a persone che dimostrino di non appartenere a ceti bassi – un centro che sta sformando decine e centinaia di amministratori sparsi in tutta Europa, giovani disposti a tutto pur di veder trionfare la ricchezza dei pochi sulla povertà dei tanti. Dell’antico eroe hanno conservato il gusto dell’anonimato e se forse oggi bevono vini pregiati il loro sogno e quello del loro mito fondatore restano inalterati. Ogni tanto qualche disturbatore prova a inceppare gli ingranaggi su cui si innesta il lavoro della banda di Superciuk (ora si chiamano fan del libero mercato), una manifestazione, una occupazione di fabbrica, una piazza in subbuglio, gli uomini di Superciuk sono ovunque, a volte reagiscono altre volte sembrano guardare con distacco gli avvenimenti. A volte le loro manovre sono veloci e implacabili, altre volte sembrano annaspare nella palude della politica ma diffidate, sono come astuti predatori pronti all’assalto. Basta un attimo di distrazione, le tasche si svuotano e il futuro non c’è più.

 

Stefano Galieni

06/07/2011

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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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