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« Se il federalismo in sal...Il radar potrebbe compor... »

Intervista al vicesindaco e assessore all’Ambiente Tommaso Sodano che risponde al presidente dell’Ecomafia

Post n°4927 pubblicato il 09 Luglio 2011 da cile54

«Il termovalorizzatore di Napoli est? E' una truffa»

 

L’ex avvocato di Berlusconi contro l’ex magistrato. Le parti però sono invertite. Stavolta infatti l’inquirente non è De Magistris ma Gaetano Pecorella, che, in veste di presidente della Commissione Ecomafia, è stato in visita in Campania a ispezionare gli impianti e a presidere audizioni. Un tour di tre giorni che ha portato l’ex legale del Cavaliere a una conclusione: per risolvere il dramma dei rifiuti basta costruire un secondo inceneritore a Napoli. E se l’ex toga si oppone, «manca di buon senso», ha spiegato Pecorella in un’intervista uscita ieri sul Mattino: «Non si può chiedere la solidarietà delle regioni dicendo no a tutto». Il parlamentare si è lamentato anche del numero eccessivo di interdittive antimafia emesse dalla Prefettura (in tutto 42) nell’ambito dell’emergenza rifiuti: «Spesso questi provvedimenti vengono emessi senza elementi sufficienti e si provoca un danno alle aziende».

 La pensa in tutt’altro modo Tommaso Sodano, vice sindaco di De Magistris, che con il libro “La Peste” ha denunciato tutte le connivenze, passate e in corso, tra clan e politica nei rifiuti. A suo avviso, non solo l’inceneritore non è una soluzione ma rappresenta un rischio: «Se si costruisce l’impianto di Napoli est - è l’allarme che lancia Sodano- la camorra continuerà a condizionare il ciclo dei rifiuti in Campania»..

 Facciamo un passo indietro. Che cosa risponde a Pecorella?

 Io credo che sia ipocrita parlare di impianti, che per essere completati hanno bisogno di quattro o cinque anni, quando il problema riguarda le prossime 72 ore. Le dichiarazioni dell’onorevole Pecorella rientrano in quello schema che in questi anni ha alimentato l’emergenza in Campania, trasformandola in un modello esportato anche altrove. Per cui respingiamo al mittente la provocazione. E ribadiamo che in questo momento non accettiamo ricatti.

 

Pecorella vi accusa di avere una posizione ideologica sulla questione inceneritore.

Il nostro no dipende da ragioni pratiche. Sono piuttosto gli altri ad assumere posizioni ideologiche. Il termovalorizzatore di Brescia ad esempio ha da diverso tempo la quarta linea ferma perché non ha abbastanza spazzatura da bruciare. Eppure rifiuta di prendere la nostra immondizia, preferisce adoperare il cippato di legno che è molto più costoso.

 

Perché siete contrari alla costruzione del termovalorizzatore a Napoli est?

 L’ho detto anche ieri (giovedì, ndr) in commissione ecomafia. È necessario indagare sulla gara di appalto dell’inceneritore di Napoli Est. Così come dissi all’epoca che il termovalorizzatore di Acerra era una truffa, oggi si rischia di fare un regalo enorme all’imprenditore che vincerà l’appalto. Quella di Napoli Est è una gara che grida vendetta perché favorisce unilateralmente l’impresa.

 

Cosa c’è che non va?

 Il costo dell’opera graverà per la maggior parte sulle spalle dei cittadini, grazie al project financing, previsto dal bando che è di oltre 400 milioni di tonnellate. Inoltre, l’impianto prevede una capacità di circa 450mila tonnellate all’anno. Ma la città di Napoli ne produce poco meno di 500mila. Questo vuol dire due cose. O che la raccolta differenziata si dovrà bloccare o che per far funzionare l’impianto sarà necessario importare rifiuti da fuori. È una vera e propria truffa. L’Europa ci impone di raggiungere entro il 2012 il 65 per cento di raccolta differenziata. Ma noi costruiamo comunque un inceneritore da 450mila e diamo una concessione per 20 anni. A ciò si aggiunga che il costo di conferimento a Napoli Est sarà il doppio rispetto a quello di Acerra. Il rischio è che il ciclo dei rifiuti in Campania possa essere condizionato dalla criminalità per ancora molto tempo.

 

E nell’immediato che si fa?

Eravamo riusciti a scendere sotto le mille tonnellate per strada, ma nel giro di qualche giorno torneremo sopra le 2000.

 Di chi è la colpa?

 Da martedì cominceranno i trasferimenti fuori regione, per cui l’emergenza da affrontare riguarda questo fine settimana. Basterebbe che il presidente Caldoro facesse un ordinanza e imponesse il conferimento dei rifiuti fuori provincia. Nelle discariche di Caserta e Avellino ci sono infatti ancora volumi disponibili.

 

Perché l’ordinanza non viene fatta?

 Inizialmente Caldoro aveva promesso di farlo ma alla fine ha ceduto al ricatto dei potentati politici di Avellino e di Caserta. Non vuole scontentare i suoi referenti di partito, compiendo un atto irresponsabile, che indebolisce la solidarietà che ci hanno espresso le altre regioni. Mi auguro che almeno domani e domenica si tenga aperto lo Stir di Santa Maria Caputa Vetere, solitamente chiuso nel weekend non per problemi di spazio ma per non dover pagare gli straordinari agli operai.

 

Giorgio Mottola

08/07/2011

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