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La manovra: taglio selvaggio all’Editoria. Oltre cento testate si avviano a chiudere bottega. Il 28 settembre la manifestazione.

Post n°5184 pubblicato il 10 Settembre 2011 da cile54

Addio giornali di idee a rischio 4mila posti 

 

Tira una brutta aria per i giornali no-profit e di partito. Il consueto assalto ai fondi per l’editoria (che in 3 anni sono passati da 650 circa a 194 milioni) quest’anno sta per riuscire nel suo affondo finale. La riunione presso il quartier generale della Fnsi ieri ha fatto il punto della situazione in maniera lucida e spietata. Lelio Grassucci, storico presidente di Mediacoop, racconta desolato: «Ormai mi evitano quando vado alla Camera. È assurdo, noi non chiediamo soldi in più, il fondo basterebbe nella sua consistenza attuale, seppur esigua, se non dovesse pagare quasi cento milioni tra convenzione Rai e debiti con le poste. Spese che non dovrebbero essere caricate sul fondo per l’editoria». A tradurre in cifre il disastro imminente è stato Mario Salani, Mediacoop: «Circa 4 mila persone perderanno il lavoro. L’impatto sugli enti previdenziali sarà devastante.

 

 Per risparmiare 80 milioni di euro ne spenderanno 100 di ammortizzatori sociali e perderemo circa 500 milioni di Pil. Per non parlare del mezzo milione di copie “bruciate”, in un Paese che legge già pochissimo». Il dibattito ormai è a questo, alla conta dei morti. Con l’abolizione del diritto soggettivo e la decurtazione violenta dei fondi il settore è sull’orlo del fallimento. Difficile anche solo provare a spostare l’obiettivo sul tema “culturale”: «Pluralismo dell’informazione? Frega a qualcuno? - si commenta - ». E il contesto è certo difficile: crisi economica, tagli generalizzati, ostilità nei confronti della politica. E, dulcis in fundo, la vicenda Lavitola con l’Avanti, simbolo eclatante delle storture e degli abusi della legge sull’editoria. «Ma su casi come quello di Lavitola noi non giochiamo mica in difesa – ha dichiarato il segretario dell’Fnsi Roberto Natale -. Siamo noi che chiediamo da anni una riforma che non permetta certi abusi. Solo che le proposte arrivano nel Palazzo e si arenano, puntualmente.

 

 È la categoria che chiede pulizia, non possono mica addebitarci vicende come quelle dell’Avanti». Che il settore tenta di autoriformarsi lo sa bene il senatore Pd Vincenzo Vita, punto di riferimento per tutte le testate nelle battaglie anti-tagli. «Questa era una battaglia multi-partisan - racconta Vita - ma la Lega ha mollato la Padania, e il Pdl sembra detestare Libero ormai, perciò siamo rimasti da soli e quest’anno, per ora, abbiamo perso. Cosa fare? Continuare a combattere per una riforma elimina-abusi. Ma il contesto è terribile». Non rimane molto tempo, anche perché intanto, grazie all’abolizione del diritto soggettivo voluta da Tremonti, le banche si sono premurate di chiudere i rubinetti e anche giornali in pareggio (come Terra) rischiano la vita per mancanza di liquidità.

 

 Quello che sembra un tecnicismo infatti (diritto soggettivo sì o no) è l’arma che sta devastando le aziende. Riduzioni “certe” dei fondi, per quanto profonde, possono essere affrontate dalle aziende. Ma l’incertezza sulla consistenza dei contributi, di fatto, azzera completamente il credito. Giornalisti e poligrafici comunque ad arrendersi non ci pensano neanche. Per fine mese si prepara una iniziativa massiccia alla Camera. L’obiettivo è rientrare nella legge di stabilità. Persa quella ci sarà solo il milleproroghe per reintegrare il fondo. Ma allora sarà, probabilmente, troppo tardi. Per questo tutti gli sforzi ora si concentreranno sull’iniziativa del 28 settembre, che punta su una partecipazione importante di giornalisti, e personaggi della cultura

Betta Salandra

09/09/2011

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Giorgiana Masi

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