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A Milano, di nuovo in cima alla torre "Siamo clandestini poiché leggi razziste hanno permesso di truffarci"

Post n°5209 pubblicato il 15 Settembre 2011 da cile54

Torna la lotta dei migranti truffati dallo Stato

 

Solo sguardi profondi si scrutano in cima alla torre della centrale termica di piazzale Selinunte, a Milano. Dei due immigrati s'intravedono gli occhi, ma sono sufficienti a trasmettere il disagio e la crisi che molti cittadini vivono in un paese teoricamente democratico. Ma chi sono coloro che protestano ormai da giorni sopportando il caldo, il freddo e ogni disagio che si possa immaginare? Da quale paese provengono, che lingua parlano? Questi sono i quesiti che ormai da giorni pongono i giornalisti che giungono qui per riprendere i nostri compagni e a cui non è bastato apprendere che sono due persone sfruttate. A due anni dalla sanatoria, che era stata destinata in modo discriminatorio solo a colf e badanti, molte persone si trovano ancora nello stato di clandestinità, a causa della doppia truffa che hanno subito, sia da parte dello stato italiano, sia da parte dei datori di lavoro. I primi se ne sono lavati le mani, senza nemmeno degnarsi di trovare una soluzione immediata al problema, anzi hanno pensato bene di aprire il flusso di nuovi immigrati dall'estero, accrescendo così la problematica; gli altri, che legalmente sono punibili davanti alla legge per truffa, sono liberi di circolare sul territorio, di lavorare, di avere una famiglia e una vita dignitosa. Truffati economicamente e moralmente, gli è stato chiesto di autodenunciare la loro situazione di irregolarità sul territorio italiano e poi gli è stato promesso che avrebbero potuto finalmente vivere alla luce del sole. Eh sì, perché chi non vive questa situazione non sa cosa significhi realmente avere quel "pezzo di carta" in tasca. Essere in possesso di un permesso di soggiorno vuol dire poter avere diritti e doveri, ma significherebbe soprattutto dormire tranquilli, uscire ogni giorno senza guardarsi alle spalle, senza il terrore di essere fermati da un momento all'altro e in un lampo trovarsi nel paese di origine. Paese dal quale si è scappati per vari motivi, facendo sacrifici che nessuno di noi può nemmeno immaginare. Sotto alla torre molte persone presidiano ogni ora del giorno e della notte, persone di ogni posto del mondo, che per un motivo o per l'altro si sentono in dovere di sostenere una causa che in un modo o nell'altro appartiene alla vita di tutti noi. Tutti siamo clandestini in questo mondo, tutti siamo stranieri a questa terra e soprattutto ospiti, a volte "indesiderati". Nasciamo e moriamo senza avere la possibilità di scegliere né quando né dove. Ma di una cosa sono sicura, abbiamo la possibilità di scegliere come e dove vivere, anche se l'essere umano ha deciso di complicare queste nostre scelte. Non so più a chi appellarmi, né quali siano le strade da percorrere, ma di una cosa sono certa, non smetterò mai di lottare affinché tutte le persone abbiano un tetto dove ripararsi e del cibo per sfamarsi. La nostra è una lotta che si rivolge a una società che apparentemente ha firmato la Dichiarazione dei diritti universali dell'uomo. I compagni sulla torre hanno trascritto alcune frasi, con la speranza che molti accolgano il nostro invito e sostengano la "nostra" causa. «Ci volete clandestini e non fate nulla affinché noi possiamo uscire dalla clandestinità che oggi è un crimine poiché spinge verso lavori illegali, sfruttamento, lotta per la sopravvivenza. Siamo clandestini solo perché ci vogliono sfruttare. Siamo clandestini poiché leggi razziste hanno permesso di truffarci. Noi vogliamo giustizia, lavorare, versare i contributi e non dover pagare una seconda volta per servizi privatizzati. Noi siamo gli sfruttati, vorremo sapere chi siete voi, e cosa volete fare per uscire da questa situazione medioevale. Non è questa la repubblica fondata sul lavoro? E questo il vostro modo di uscire dalla crisi? Tante domande, poche risposte per questo siamo saliti sulla torre il 10 settembre».

 

Rascea El Nakoury

14/09/2011

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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