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« Contro l'anomalia itali...SOMMARIO SETTIMANALE 16/... »

Lampedusa, le testimonianze di abitanti, reporter e volontari presenti sull'isola

Post n°5246 pubblicato il 23 Settembre 2011 da cile54

«Li trattano come delle bestie. Ma è una guerra tra poveri»

 

«Chi pensa a Mohammed? Ha 27 anni, in Tunisia lavorava come receptionist in un albergo, parla inglese, francese, italiano, arabo e tedesco. Da lui non c'è più lavoro, ha una famiglia e per questo è venuto in Italia».

A raccontare è Paola che a Lampedusa vive e lavora e che ad un certo punto si è rifugiata a casa: «Non si tratta di paura ma di vergogna - continua - nessuno si preoccupa della sorte dei ragazzi, nessuno li considera persone, vengono trattati come animali. Ho visto anche il video da cui emerge che la polizia caricandoli li ha spinti a buttarsi da un muro altro tre metri, alcuni hanno le gambe fracassate e sono terrorizzati. Tutto questo si poteva evitare. Per dieci giorni c'è stata bonaccia e arrivavano gruppi di cento persone circa, non ci voleva molto a trasferirli con regolarità. Invece li si è lasciati qui apposta. Domenica scorsa è venuto il ministro La Russa e ha trovato tutto pulito. Ai ragazzi avevano dato buon cibo e vestiti nuovi. Ha dichiarato che tutto andava bene. Il giorno dopo il cibo è tornato schifoso e hanno tolto loro i vestiti. Chiunque si sarebbe risentito, quelli che sono qui non hanno più resistito. Non so come si uscirà da questa situazione, ora c'è una comunità distrutta che non potrà cancellarsi una vergogna da dosso. Non credo che potrà tornare il turismo qui, rischiamo di diventare unicamente un carcere».

Un'altra donna lampedusana se la prende con il sindaco e con il governo: «Scusa ma preferirei che tu omettessi il mio nome. Rischio solo a parlare - dice con la voce di chi ha il cuore in gola - il sindaco De Rubeis si è assunto una responsabilità gravissima. Sta invitando la gente a farsi giustizia da sé, chiede ai cittadini di sostituirsi anche alle forze dell'ordine che in quanto a violenza non scherzano certo. Se accadranno ulteriori fatti gravi li avrà sulla coscienza lui». Alessio è un video reporter che si trovava oggi nel posto giusto ed ha anche lui paura. Si è nascosto dopo che ha visto colleghi che venivano insultati e minacciati, a cui venivano distrutti gli strumenti di lavoro: «Ho passato la notte in bianco e non sono ancora riuscito a rielaborare il video che ho fatto - Io e un mio collega eravamo proprio dove sono accaduti gli scontri, vicino alla stazione di benzina. Il sindaco ha chiesto ai lampedusani di armarsi ed ha gridato ai tunisini che sarebbe arrivato l'esercito e, testuali parole, «Vi faccio sparare». I ragazzi sono stati caricati prima dai lampedusani che si sentivano spalleggiati e poi dagli agenti ed è scoppiato il caos. Chi aveva una telecamera accesa o una macchina fotografica, veniva aggredito. Alcuni esacerbati hanno picchiato un cameramen della Rai e uno di Sky. Mentre ti parlo c'è in giro un gruppo di uomini, forse una cinquantina, sono armati di mazze, bastoni e coltelli, stanno dando la caccia al tunisino. Quelli che vengono intercettati dagli agenti vengono scortati al centro di contrada Imbriacola, in gran parte ancora agibile, molti vagano terrorizzati per l'isola, alcuni gruppi sono stati portati nella penisola mediante ponte aereo. Ma bisognava farlo prima. Non ho mai visto una cosa del genere - conclude - a difendere noi giornalisti sono stati i tunisini. Sembra che solo loro vogliano che si veda nel mondo cosa accade a Lampedusa. Anche alla polizia diamo fastidio».

Parlare con i cittadini è in queste ore quasi impossibile, c'è chi è chiuso in casa o a scuola, terrorizzato e chi cerca di farsi giustizia, in un clima che sembra senza ritorno. «Sto male, sono schifato, demoralizzato e preoccupato, forse per un po' me ne vado da qui - a dirlo con voce rotta è Giacomo Sferlazzo, cantautore e animatore dell'associazione Askavuza - Pensa che sto partendo per andare ad incontrare nel foggiano dei poeti tunisini con cui dovrei parlare di pace nel Mediterraneo. E questo accade nel giorno più brutto della storia recente di Lampedusa e forse dell'Italia».

Il suo è un racconto carico di amarezza:«La Lega ha un progetto e qui ha trovato un terreno fertile utilizzando la spaventosa ignoranza. Non è un caso che a Lampedusa la scuola sia fatiscente, che non ci siano né una biblioteca né un cinema. È con questo clima che si crea la guerra fra poveri e molti lampedusani vedono chi è prossimo alla loro condizione come un nemico. Inutile parlare di emergenza. Lo sapevano tutti da anni che la situazione del centro non andava, che il governo non poteva continuare a scaricare su Lampedusa tutta la tensione sull'immigrazione. L'obbiettivo dichiarato è quello di militarizzare l'isola e convincere molti lampedusani ad andarsene, per farne un immenso carcere. Conosco bene quelli che adesso si stanno comportando da delinquenti, hanno fatto i soldi sfruttando i lavoratori, ma sono ignoranti. A noi ci minacciano, ci dicono che dobbiamo imparare a stare zitti, utilizzano metodi mafiosi. Io non ho paura ma pretendo che intervenga la politica, che la sinistra si ponga il problema. Serve una urgente interrogazione parlamentare per denunciare chi ha fomentato le violenze, ma serve soprattutto ragionare di politiche diverse e di accoglienza che un governo xenofobo e razzista per sua natura non potrà mai fare. Bisogna restare solidali con i popoli in fuga e la politica deve ripartire da questo concetto elementare. E poi, ripeto, alla Lega e al governo dà fastidio la cultura, che forse è il solo antidoto a questa guerra».

 

S.G.

22/09/2011

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