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La promozione del referendum sull'articolo 8 è parte della costruzione di un nuovo protagonismo di massa

Post n°5305 pubblicato il 05 Ottobre 2011 da cile54
Foto di cile54

Articolo 8, diciamo SI' al referendum abrogativo

L'appello promosso da Alleva, Gallino, Mattone, Parlato, Rodotà, Romagnoli e Tronti per il referendum abrogativo dell'articolo 8 è un'opportunità importantissima che raccogliamo e che ci auguriamo venga colta da uno schieramento ampio di forze politiche e sociali.

Crediamo anche noi che sia ormai palese il carattere eversivo e l'inaudita gravità di una norma che in poche righe cancella tanto la contrattazione collettiva nazionale quanto l'intera legislazione a tutela del lavoro. Che combina, in un solo colpo, il lungo attacco alla contrattazione nazionale con lo Statuto dei Lavori del ministro Sacconi: i contratti nazionali come la legislazione a tutela del lavoro restano, solo che sono derogabili per qualsiasi motivo e sostanzialmente in qualsiasi parte, a livello aziendale e territoriale.

Non si tratta solo - e già sarebbe un'enormità - della precarizzazione integrale dei rapporti di lavoro che passa per la possibilità di derogare all'articolo 18. Si tratta dell'insieme delle condizioni di lavoro - assunzioni, mansioni e inquadramenti, orari e ritmi, dispositivi di controllo sui lavoratori, rapporti a termine e collaborazioni - che viene sottoposta alla possibilità di ricatto. Un dispositivo micidiale tanto più nella crisi, che apre la porta alla balcanizzazione dei rapporti di lavoro e ad una spirale al ribasso senza limiti.

La via del referendum abrogativo è dunque la strada maestra, che per quel che ci riguarda abbiamo assunto anche in deliberati dei nostri organismi. Le autorevoli firme dei promotori dell'appello ci sembrano oggi la migliore garanzia per la costruzione di un comitato promotore ampio e rappresentativo.

Aggiungiamo solo un paio di considerazioni.

La prima riguarda la possibilità di un'iniziativa referendaria che oltre all'articolo 8 metta in discussione anche altre norme che hanno gravemente indebolito il lavoro: dal Collegato Lavoro alla Legge 30. Dall'arbitrato alle norme sui contratti individuali in deroga, dalle tipologie più precarizzanti del rapporto di lavoro ai tempi capestro per l'impugnativa dei contratti.

La seconda considerazione riguarda il valore del referendum proposto in relazione alla messa in discussione più complessiva delle politiche neoliberiste. La lettera della Bce resa nota in questi giorni è emblematica di una risposta alla crisi nel segno dell'ipertrofia delle politiche che l'hanno causata: privatizzazioni di tutto il privatizzabile, distruzione del welfare, smantellamento della contrattazione e dei diritti del lavoro.

È la continuazione, con un salto di qualità estremo e regressivo, delle politiche che hanno acuito le disuguaglianze, fatto perdere alle lavoratrici e ai lavoratori reddito e potere, e che mettono in discussione la sostanza del costituzionalismo democratico del dopoguerra.

La promozione del referendum sull'articolo 8 è parte della costruzione di un nuovo protagonismo di massa per battere quelle politiche in nome dei diritti del lavoro, della democrazia, del rifiuto dell'imbarbarimento sociale.

Roberta Fantozzi

Responsabile Lavoro e Welfare Prc

4/10/2011

 
 
 
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