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Il vergognoso e miserabile servilismo dei grossi e grassi media italiani nei confronti delle politiche economiche del governo

Post n°5441 pubblicato il 30 Ottobre 2011 da cile54

Centrali a Carbone, le mobilitazioni ignorate dai mass media

 

Una manifestazione nazionale per dire di no alla riconversione della centrale di Porto Tolle, e cinque presidi nelle località di Saline Joniche, La Spezia, Vado Ligure, Civitavecchia e Brindisi. Così il popolo ambientalista, ieri, ha detto chiaramente che il carbone non è e non può diventare l'energia del futuro. Migliaia i partecipanti all'iniziativa, ma scarsa rilevanza sui mass media. "Il problema della riconversione di Porto Tolle è una questione nazionale che chiama in causa non solo l'economia e le amministrazioni locali ma anche le scelte di politica energetica e di tutela dell'ambiente dell'intero Paese", afferma da Adria Andrea Boraschi, responsabile della Campagna energia e clima di Greenpeace. "È necessario -continua Boraschi- bloccare l'espansione degli investimenti sul carbone in tutta la penisola e indirizzare queste risorse verso lo sviluppo di fonti energetiche pulite". La conversione a carbone della centrale di Porto Tolle comporterebbe l'emissione di oltre dieci milioni di tonnellate l'anno di CO2: l'equivalente di oltre quattro volte le emissioni annuali di una città come Milano. Diventerebbe così la seconda fonte 'clima killer' in Italia, dopo la centrale Enel di Brindisi. Il piano complessivo di ritorno alla fonte fossile per eccellenza in Italia prevederebbe invece un aumento delle emissioni di CO2 di circa il settanta per cento, portandole a quasi 75 milioni di tonnellate nel giro di pochi anni.

«L'Italia non aveva bisogno del nucleare e non ha alcun bisogno del carbone, ma deve muoversi velocemente per stare al passo della rivoluzione energetica basata su fonti rinnovabili ed efficienza energetica: per questo il Wwf ha promosso, insieme a un'ampia coalizione di associazioni, ambientaliste e non, una mobilitazione nazionale per sabato 29 ottobre 2011», si legge in un comunicato del Wwf. Secondo l'Agenzia internazionale per l'Energia (Iea) il settore energetico è responsabile del 41% di tutte le emissioni di anidride carbonica (CO2) derivanti dall'uso di combustibili fossili nelle attività umane. Il carbone è il più ricco di carbonio di tutti i combustibili fossili. La combustione del carbone produce fino al 70% di CO2 in più rispetto al gas naturale per ogni unità di energia prodotta. Più in generale: il 43% di tutte le emissioni da combustione di combustibili fossili è da attribuire all'uso del carbone (oltre 12,5 miliardi di tonnellate di CO2 annue).

"Negli Stati Uniti - ricorda il Wwf - si è calcolato che ogni anno 13.200 morti siano dovuti agli effetti delle emissioni di gas inquinanti delle centrali a carbone. Le centrali a carbone, infatti, sono fonte di un cocktail micidiale di inquinanti, tra cui nichel, cadmio, piombo, mercurio, cromo, arsenico, fluoro, cloro e loro composti. Sono anche tra le principali cause delle piogge acide. Gli impatti di queste sostanze sul territorio hanno anche pesanti ripercussioni economiche per settori quali l'agricoltura, la pesca, il turismo e persino per il valore delle proprietà". "Benchè l'uso del carbone nel mondo sia in aumento a causa del prepotente sviluppo delle economie emergenti (Cina e Indi innanzi tutto), questi Paesi - sottolinea il Wwf - stanno adottando provvedimenti per limitare le proprie emissioni". La Cina non permetterà che le proprie emissioni pro capite di CO2 raggiungano i livelli di quelle degli Stati Uniti ha dichiarato lunedì scorso Xie Zhenhua, vice presidente della commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme. Ma anche gli Usa stanno invertendo la rotta: il Sierra Club ha calcolato che dal 2000 ben 152 centrali a carbone sono state chiuse o ne è stata impedita l'apertura.

 

Fabrizio Salvatori

30/10/2011

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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