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« Si stracciano le vesti s...A furor di popolo l’ott... »

Ad oggi, ancora 29 giorni alla fine di un anno devastante, c'è un aumento di morti del 4,3% rispetto all’intero 2010

Post n°5626 pubblicato il 04 Dicembre 2011 da cile54

Testo Unico Sicurezza sul Lavoro ancora senza decreti attuativi

 

Il nuovo Testo Unico di Salute e Sicurezza sul Lavoro, anche conosciuto come legge 81/08, ha ormai da tempo sostituito la vecchia legge 626. Uno sporadico, piccolo, insufficiente passo in avanti per la prevenzione dei rischi di infortuni anche mortali sul posto di lavoro. I tagli agli stanziamenti economici ed al personale addetto a controlli e verifiche sono normalmente identificati come cause primarie della pressochè totale inefficacia del Testo alla prova quotidiana dei fatti. L’esistenza di simili leggi impone un rigoroso controllo a tappeto su tutto il territorio: un’utopia se si considera che il governo conta solo 3859 ispettori per la sicurezza, di cui solo poche centinaia hanno possibilità e mezzi per raggiungere cantieri e fabbriche.

 

Mettendo da parte la superficialità agghiacciante con la quale l’ex capobastone dell’INAIL, il super-leghista Marco Fabio Sartori, esaltava "il sensibile calo" delle morti sul lavoro nel 2010, c’è poco di positivo da raccontare. Imparando a leggere fredde cifre sul medio-lungo termine, come magistralmente sa fare l’Osservatorio Indipendente di Bologna per le morti sul lavoro di Carlo Soricelli, ci si rende conto di cosa rischia quotidianamente un operaio, il Cipputi italiano chiamato a sacrifici e patrio senso di responsabilità nazionale.

 

Ad oggi 2 dicembre, purtroppo ancora 29 giorni alla fine di un anno devastante, l’Osservatorio indica un aumento del 4,3% rispetto all’intero 2010. Inoltre, testualmente, "NEL MESE SCORSO SONO STATI SUPERATI I MORTI SUI LUOGHI DI LAVORO DEGLI INTERI ANNI DEL 2009 E 2008". Dati che Bologna deve per di piu’ integrare con il rapporto INAIL. In attesa della Giornata del Coccodrillo quando il padronato coi suoi megafoni ricorderà maliziosamente il prossimo 6 dicembre i 7 operai arsi vivi nel lager della ThyssenKrupp di Torino.

 

L’oggettiva mancanza di efficacia del Testo Unico è evidente ed inestirpabile, nel mondo della schiavitu’, del ricatto e del lavoro salariato. Ma una minima inversione di tendenza la aspettavano in tanti: ecco dunque che il Gattopardo legiferatore ci mette lo zampino. O meglio, non ci mette quasi nulla.

 

L’approvazione della legge in sè resta un proclama su carta se successivamente non si interviene integrandolo con una serie di decreti attuativi, strumenti necessari affinchè il Testo sia applicato in merito ad ogni condizione lavorativa. L’articolo 6 del TUSL prevede l’istituzione di una "commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro", che coinvolge nove ministeri. Dalla sua istituzione ad oggi poco o nulla è stato fattivamente prodotto per individuare precise risposte ad ogni singola situazione lavorativa a rischio. Una carenza cronica nel settore, non circoscritta al Testo Unico: nella stessa situazione di stallo è la legge 247/07 per il riconoscimento dei lavori usuranti, tema eternamente svicolato dal legislatore di turno.

 

E’ grottesco leggere, tra i pochi elaborati approvati dalla commissione, che l’utilizzo "eccezionale" di attrezzature non adibite al sollevamento di persone è consentito...non durante la normale attività, ma in casi di emergenza, salvataggio o quando, peggio, "le attrezzature disponibili o ragionevolmente reperibili sul mercato non garantiscono maggiori condizioni di sicurezza" (sic). Diverse associazioni di settore hanno sollevato piu’ volte interrogativi e solleciti sul lavoro fortemente arretrato della commissione; in occasione del convegno bolognese "Ambiente Lavoro" dello scorso maggio Lorenzo Fantini, uno dei massimi dirigenti del ministero del Lavoro e referente al medesimo per lo sviluppo del TUSL ha assicurato che "il 2011 sarà l’anno decisivo per il completamento del decreto 81/08". Stando agli atti ufficiali riportati ad oggi dall’organo informativo telematico della commissione, a noi profani parrebbe il contrario: potrebbe fare eccezione il regolamento per i lavoratori confinati in vigore dallo scorso settembre (operanti cioè in ambienti potenzialmente inquinati come i silos), ma sarebbe solo verbale. In quattro articoli il DPR liquida la questione con dichiarazioni generiche: ambito di applicazione, obbligo di formazione, procedure lavorative che riducano al minimo il rischio. E soprattutto, nessun onere aggiuntivo per le casse pubbliche. Con buona pace delle tasche padronali orientate al massimo risparmio, improntato ad escludere ogni attrezzatura "ragionevolmente reperibile sul mercato"...

 

Ancora completamente assente a dicembre 2011, ad esempio, la tutela di centinaia di operai esposti sporadicamente a rischio contaminazione con amianto, ancora presente in moltissime strutture pubbliche e private. Se le integrazioni legislative sono come quella appena riportata, non c’è alcuna urgenza d’intervento giuridico. L’impronta è comunque di senso opposto, con l’eliminazione di ulteriori restrizioni grazie all’immane revisione del TUSL del 2009 e nuove "ragionevoli" concessioni ai padroni.

 

Un’ulteriore conferma ragionata su come Stato e "parti sociali" non abbiano alcuna capacità ed intenzione di sradicare la piaga strutturale e di classe che storicamente ha sempre accompagnato il lavoro ed i suoi abusi. Tantomeno nell’era dei (nostri) necessari sacrifici.

Mattia Laconca

3 dicembre 2011

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