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Dramma di un lavoratore in una lettera al quotidiano Liberazione. "Senza lavoro, classe '52, e la mia vita affonda"

Post n°5663 pubblicato il 11 Dicembre 2011 da cile54

52, il numero maledetto

 

Sono Franco, classe 1952. Sì, proprio la classe che tutti i giornali citano, quella dei cinque anni lavoro in più. Lo scorso anno sono stato lasciato a casa dalla mia azienda con 38 anni di contributi. Non mi sono perso d’animo e ho fatto decine di colloqui ma nulla, alla mia età, in Italia, la stessa Italia che ora mi chiedono di salvare, le possibilità di assunzione sono nulle. Sperando nell’arrivo della pensione, che con il sistema delle quote sarebbe arrivata dopo circa un anno, mi sono dedicato a fare del bene agli altri dando persino più tempo agli altri che alla mia famiglia. E intanto i risparmi iniziavano a scendere. Ebbene, passano pochi mesi e la riforma Maroni introduce le finestre mobili. Altri 12 mesi di sforzi per salvare i conti dell’Italia e poi sarei stato più sereno. I risparmi intanto continuavano a scendere. Il 2 maggio 2012 avrei maturato il diritto per la pensione.

 Oggi la sorpresa. L’amara sorpresa. Una professoressa in lacrime, che nessuno ha eletto, mi dice che se voglio vedere la mia pensione devo lavorare altri quattro anni o in alternativa aspettare ben 6 anni. Ho un mutuo da pagare, due figli incredibili (avuti in tarda età poiché da giovane non potevo permettermelo) che studiano, a cui mancano ancora 3 anni per finire l’università e i miei risparmi sono a malapena sufficienti a durare altri 12 mesi. Ho le lacrime agli occhi mentre scrivo, non so cosa dire a Gianluca e Marzio. Mia moglie, anch’essa disoccupata, mi guarda e corre in camera a piangere.

 A sessant’anni dovrei essere più forte, più duro, più temprato, ma tutte le mie certezze sono svanite, le prospettive sono scomparse, le serenità non le ricordo più. Sono stato una persona onesta per quarant’anni, alzandomi alle cinque tutti i giorni, lavorando anche al sabato e la domenica se necessario, al freddo di inverno e al caldo d’estate. Ora, dopo avermi sottratto ingiustamente già due anni dei miei risparmi e dei versamenti che ho fatto all’Inps per 38 lunghi anni, qualcosa mi fa capire che tutte le speranze sono finite. Non so se avrò il coraggio di dire ai miei figli che la nostra famiglia sta affondando, a mia moglie che il nostro sogno non potrà durare e che il loro futuro sarà probabilmente compromesso. Direttore, aiuto!

 

Franco. P.

10 dicembre 2011

 
 
 
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Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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