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Una politica berlusconiana che danneggia non solo i lavoratori e le lavoratrici migranti ma l'intera società italiana

Post n°5918 pubblicato il 01 Febbraio 2012 da cile54

TASSE RAZZISTE CRESCONO

Da oggi, entra in vigore l'odioso balzello creato da Maroni e Tremonti per dare il colpo di grazia ai lavoratori e le lavoratrici migranti, quelli più colpiti dalla crisi. Il permesso di soggiorno, quello che per intendersi lo Stato dovrebbe rilasciare entro 20 giorni dalla richiesta e che spesso arriva un anno dopo, quello che è saldamente ancorato al contratto di lavoro, da oggi costa più che in passato. In pratica, escludendo minorenni e richiedenti asilo, si arriva a pagare un supplemento che va dagli 80 euro, per permessi che durano fino a 1 anno, 100 euro per quelli che superano l'anno, 200 per quelli di 2 anni. Una cifra pro capite a cui vanno aggiunti 72 euro che già si pagano fra marche da bollo, kit e tassa che va alle poste. L'ennesimo balzello di stampo razzista per cui si chiedono doveri e non si estendono invece diritti. Cgil, Usb e forze antirazziste, dell'associazionismo migrante e della sinistra già hanno espresso la loro contrarietà a questa ennesima truffa. Il governo, nei giorni scorsi aveva dichiarato prima la propria disponibilità ad abolire questa tassa poi, evidentemente in continuità col precedente esecutivo, a ridefinirla in base al reddito del richiedente. Si tratta comunque di una tassa discriminatoria su cui aleggia il dubbio di costituzionalità. Ma al danno segue ovviamente la beffa. I soldi sottratti a persone regolarmente presenti, o almeno una parte di questi, il 50% serviranno per il "fondo rimpatri" ovvero per trattenere ed espellere chi è considerato non idoneo a restare in Italia. Questo a fronte del fatto che per il prossimo biennio i già risicati fondi precedentemente destinati a politiche per l'inclusione sociale sono stati totalmente aboliti. La maniera con cui si tratta il lavoro migrante è da sempre la cartina di tornasole delle politiche di un governo. Questo ennesimo accanimento dimostra come, al di là di dichiarazioni di facciata, sussista una continuità politica concreta che danneggia non solo i lavoratori e le lavoratrici migranti ma l'intera società italiana. E viene da domandarsi che fine abbiano fatto i buoni propositi annunciati in merito alla condizione dei lavoratori migranti che perdono lavoro. Oggi, con le leggi vigenti, se dopo 6 mesi non si è trovata nuova occupazione regolare si perde il diritto al permesso di soggiorno. Esclsui dal ciclo produttivo ovvero esclusi dal territorio nazionale. Dal governo era emersa la volontà di portare ad 1 anno la durata del permesso per trovare un altro lavoro. Un piccolo segnale per affrontare meglio la crisi. Solo un annuncio o un fatto concreto?

Stefano Galieni

31/01/2012

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