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Vai al lavoro ma i cancelli della "tua azienda" sono serrati. Perdi in un solo instante la tua identità, perdi la stabilità

Post n°6779 pubblicato il 10 Agosto 2012 da cile54

La testimonianza di una lavoratrice della Jabil

La sveglia suona come ogni mattina alle 4.50 Mi sveglio, mi preparo e invece di recarmi a lavoro come ho fatto per ben 27 anni mi ritrovo a recarmi comunque in quella che è stata per tanto tempo la mia seconda casa: l'azienda presso cui ho lavorato. Ma ora mi reco lì con uno scopo differente: devo difendere il mio diritto al lavoro.

Osservo la finestre delle abitazioni circostanti: sono tutte chiuse le tapparelle, tutte eccetto le mie. Ora lo scandire del tempo assume una cadenza differente per me. Bevo un caffè e sono pronta, pronta per far capire sia a me stessa che a chi mi guarda che la dignità e il mio valore non sono state perse con la perdita del lavoro ma mi stanno rendendo sempre più fiera di me e di ciò che ho da far capire al mondo.

Mentre tutto ruota vorticosamente attorno, mentre tutti si preoccupano delle mete estive da raggiungere io sarò lì come da oltre un anno ormai e mi dedicherò al presidio, all'occupazione dell'azienda e a prendermene cura.

Sembra stano ma è così.

Le note di una canzone si fanno largo nel torpore di questa mattina calda, l'Agosto non sembra nemmeno Agosto e la quasi trasparenza delle azioni che sistematicamente si compiono nella quotidianità diventano assordanti da tanto che urlano rabbia.

Il rumore del silenzio è la cosa che mi dà più noia. Vedere come la vita delle persone vada avanti quasi senza destare la minima curiosità per ciò che sta accadendo alle vite di tutti noi quasi come se non si trattasse delle nostre vite mi spaventa. E' la pesante indifferenza travestita da superficialità che mi disturba.

Si susseguono i giorni e proprio non ci sto a darmi per vinta. Vado avanti imperterrita cercando di risvegliare quel po' di cuore che ancora ci appartiene, cercando di riempire i momenti di disperazione con i sorrisi che dedico di cuore a chi ci crede sconfitti da tempo.

E' la storia di molti, di troppi di noi ormai: ti rechi a lavoro e trovi i cancelli della "tua azienda" serrati. In questo modo perdi in un solo instante la tua identità, perdi la stabilità, ti trovi disorientato senza capire perché, cosa hai fatto di male se non dedicarti al lavoro diligentemente.  E scopri che questo non basta più. Scopri che il mondo premia sempre più i disonesti i truffatori e tu sei lì pieno di bei valori morali, di educazione e rispetto che vengono azzerati in un solo secondo così come viene azzerata la tua figura professionale.

A volte provo tanta pena per chi sa vivere solo calpestando gli altri. Ritrovo la pochezza negli abusi di potere che continuano ad essere giustificati. A volte mi domando cosa sia accaduto alle belle menti che abbiamo qui in Italia, a come abbiano fatto a ridursi così svuotate ed appiattite paghe solo quando riescono a scavalcarti ed a portarti via il tuo futuro ed i tuoi sogni. Ecco sono arrivata, inizia ad albeggiare, saluto i miei colleghi che hanno tascorso la notte in azienda vegliandola, preparo loro la colazione e insieme riscopriamo quanto sia bello veder nascere il sole nuovamente.

Anche questo è un giorno normale ma è anche un giorno speciale che ci fa riscoprire quanto non siamo finiti e quanto abbiamo ancora da dare perché siamo certi che ci sarà chi crederà ancora in noi e non lascerà che le competenze acquisite in tanti anni di lavoro vengano perse e dimenticate. Nessuno pensa mai a cosa voglia dire non essere più dei lavoratori e ritrovarsi da un giorno all'altro in strada. Nessuno pensa mai che questa situazione sta generando una perdita di valore enorme per il nostro Paese. Nessuno pensa mai che questa situazione non spevnta nemmeno più ma viene considerata quasi la normalità quando questa non è una cosa normale. Non è normale che ti scippino i sogni ed il futuro e che tutti stiano a guardare o magari si limitano a fare la "guerra"dietro le tastiere. Bisogna agire, tirare su la testa, non farci portare via le fabbriche da chi non si prende cura di loro ma le usa solo per ulteriori proventi e poi le abbandona come animali agonizzanti portando nei territori dove vi era fermento e vita solo tristezza e desolazione.

Siamo ancora qui e qui resteremo per ricordare a tutti coloro che guardano e passano che si possono chiudere fuori le persone ma non il loro valore e non le loro idee.

Arrivano le colleghe con i bimbi che ora sono a casa da scuola e il presidio si anima di sorrisi, giochi. I bimbi con la loro spontaneità sanno come dare un senso a questi giorni apparentemente tutti uguali ma profondamente differenti fra loro e pieni di interazioni che ci fanno crescere e che ci rendono migliori.

Si avvicina l'ora del pranzo, i compiti sono ben suddivisi e si inizia a prendere posto e questa che prima era l'unione di ex lavoratori adesso diventa l'unione di persone che iniziano a conoscersi meglio,che stanno diventando una forza perchè solidali e costruttivi l'uno per l'altra.

Questo è il racconto di chi un posto di lavoro non lo ha più, ma è anche il racconto di chi con la perdita di esso ha trovato molto altro. Questo è il racconto che vuole invitare tutti coloro che vivono una situazione analoga alla mia a non darsi per vinti, a ribellarsi e non a suicidarsi,a non smettere mai di credere in se stessi e nel proprio valore. Questo è il racconto di chi si racconta per giungere nelle corde dell'anima altrui cercando di far capire da che parte sta la verità. Questo è il racconto di chi non vuole ferire o inveire (questo lo lasciamo fare a chi ci ha lasciati in strada ),questo è il racconto di chi crede ancora nella dignità e non si sente poca cosa nonostante la vita lo abbia messo difronte ad una prova dura e non voluta.

E' Agosto. A Cassina Dè Pecchi non c'è il mare e non si respira clima di vacanza. Qui si va avanti a lottare senza usare forza, come hanno fatto pochi giorni fa con noi ,qui si va avanti con le spalle dritte e la testa alta perchè il lavoro per noi è davvero un valore che va oltre il fatto di essere occupati o meno.

Ricordatevi tutti dei lavoratori che malgardo loro si ritrovano davanti alle aziende e lottanto per far si che questo non accada ad altri, ricordatevi che le grandi rivoluzioni iniziano da piccoli gesti e se vi va compietene uno andando a trovarli e facendoli sentire meno soli non immaginate nemmeno con quanta ricchezza tornerete a casa!

Anna Lisa Minutillo

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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