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Cosa c'è di peggio di Berlusconi, Monti e i suoi tutori politici? L'infame sistema dell'informazione di giornali e televisioni!

Post n°7475 pubblicato il 05 Marzo 2013 da cile54

Italia. Salari di merda, informazione anche

L'Istat pubblica i dati sulle retribuzioni e tutti scoprono quel che si sa da anni: i salari italiani sono tra i più bassi dell'eurozona (stessa moneta, diverso potere d'acquisto). Come fanno i giornali a camuffare questo dato? Vediamolo.

L'articolo che qui riportiamo è tratto dal Corriere della sera online. Da studiare per capire come si infila l'ideologia e un'indicazione "politica" dentro un pezzo che potrebbe o dovrebbe essere solo numerico e descrittivo.

L'Italia dei salari bloccati. Stipendi inferiori del 15% rispetto ai tedeschi

 Il nostro paese è sotto alla media nell'Eurozona

Al dodicesimo posto nell'Unione Europea, ben al di sotto della media dell'Eurozona, l'Italia si conferma il paese dei salari bloccati.

PRIMATO DANESE-È quanto emerge da uno studio dell'Istat, i dati sono evidenti: la retribuzione oraria lorda nell'ottobre (perché è il mese in cui ci sono meno giorni festivi) del 2010 è inferiore del 14.6% rispetto a quella della Germania e del 13% rispetto alla Gran Bretagna. Con la Francia il distacco si riduce: a Parigi e dintorni guadagnano mediamente l'11% in più che da noi. Facciamo però meglio della Spagna con + 25,9%. Ma a cosa si riferiscono questi dati? A lavoratori dipendenti con contratto a tempo pieno, esclusi gli apprendisti: la paga oraria è in media di 14 euro all'interno della Ue e di 15,2 nei paesi che adottano la moneta unica. Ai primi posti? Danimarca (27,09 euro), Irlanda (22,23 euro) e Lussemburgo (21,95 euro). Mentre agli ultimi si piazzano i paesi dell'ex blocco sovietico:Bulgaria (2,04 euro), Romania (2,67 euro), Lettonia e Lituania (rispettivamente 3,78 euro e 3,44 euro). Dal paragone rimangono fuori parecchie categorie: il settore agricolo, i dipendenti della pubblica amministrazione e i militari. Inoltre, spiega l'Istat, «nei confronti internazionali, al fine di tenere in considerazione le differenze della durata del lavoro e dei sistemi nazionali di welfare, è utilizzato generalmente l'indicatore della retribuzione lorda oraria».

Red. Fin qui tutto bene... (ricordate "La heine"?). Il discorso è semplice: i salari italiani fanno schifo, dentro l'eurozona solo Spagna e Grecia fanno peggio (anche perché la crisi li ha ricacciati indietro con estrema violenza). Abbiamo persino qualche perplessità sul raffronto tra salari italiani e tedeschi (secondo noi la differenza è superiore, anche in presenza di prezzi più bassi - in Germania). Ma insomma, nutriamo stima per i ricercatori dell'Istat e probabilmene debbono usare dei criteri "voluti dall'Europa" che non consentono un riscontro più preciso.

ANZIANI VS NEO-ASSUNTI-Dalla stessa analisi emergono anche profonde differenze retributive fra neo-assunti e lavoratori con almeno 15 anni di anzianità: quest'ultimi percepiscono un salario annuo superiore del 61,4% rispetto a quella dei dipendenti che sono stati assunti da meno di 5 anni.

Red. Qui interviene l'ideologo della redazione. "Anziani vs neo-assunti"? Bisogna spiegare a un giornalista che i contratti in essere prima delle "riforme" neoliberiste (Treu, Sacconi, Fornero) prevedevano per l'appunto il "tempo indeterminato" come "contratto standard"? Strano... Il contratto dei giornalisti è stato fin qui uno dei più "protettivi" mai esistiti sulla terra... Se i salari "vecchi" - rispettando obbligatoriamente le vecchie norme contrattuali - sono più alti di quelli "nuovi" (che riguardano tutti i neo-assunti, di qualsiasi età), di chi è la colpa? Dei singoli lavoratori o delle imprese che hanno voluto le nuove norme e dei governi che gliele hanno regalate? Chi è che dà gli stipendi? Chi è dunque il nemico dei neo-assunti?

Non c'è quasi nulla di peggio della mancanza di informazione. Tranne quella manipolata in modo infame.

Redazione Contropiano

3/3/2013 www.contropiano.org

 

 
 
 
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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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