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La Puglia è la Regione più sviluppata del resto del Sud e il cancro è il prezzo da pagare allo sviluppo ed alla ricchezza?

Post n°7524 pubblicato il 19 Marzo 2013 da cile54

Dobbiamo aspettare il disastro?

Dai dati del registro tumori pugliese è possibile ricavare qualche elemento di riflessione.

Prendendo a riferimento gli uomini, è stato sottolineato che l’incidenza a Brindisi è più bassa di quella di Lecce e di Taranto.

Se si fossero prese a riferimento le donne si sarebbe potuto dire che il tasso di Brindisi è uguale a quello di Taranto e superiore a quello di Lecce.

Ma una tale lettura non è scientifica ma solo propagandistica.

Poiché i tassi in statistica sono accompagnati da intervalli di confidenza, proprio ricavando tali intervalli si può correttamente affermare che negli anni considerati non risulta nessuna differenza tra i tassi di incidenza nelle 4 province pugliesi esaminate, né tra gli uomini né tra le donne.  Sorprende invece che sia stato ignorato il confronto dei registri pugliesi con il pool dei registri meridionali dal quale emerge chiaramente che le quattro province pugliesi presentano un'incidenza in entrambi i sessi superiore.

Per spiegare questa superiorità si potrebbe argomentare, secondo un immaginario radicato, che la Puglia è più sviluppata del resto del Sud e che il cancro è il prezzo da pagare allo sviluppo ed alla ricchezza.

In realtà questo dato ha una spiegazione meno ideologica. L’Arpa Puglia, nel corso della sua conferenza dei servizi 2012, ha riassunto i dati di emissioni 2007-2010 dichiarando quanto segue: “emerge che la Regione Puglia, pur avendo avviato un importante processo di miglioramento della qualità dell’aria in collaborazione con le principali aziende locali, in particolare per quel che concerne le riduzioni delle emissioni industriali, risulta ancora la regione con le maggiori emissioni in atmosfera di carattere industriale per varie sostanze inquinanti (IPA, PM10, CO ed NOx) a livello nazionale”.

Quindi il primato meridionale del cancro si accompagna al primato nazionale di emissioni industriali.

Il nostro maggiore “sviluppo” si accompagna a maggiore malattia e maggiore morte. Verrebbe da chiedersi come si faccia a chiamarlo “sviluppo”.

Un’altra considerazione richiama un argomento già accennato, quello del limite di un dato “spalmato”, “diluito” su aree così vaste come quelle provinciali o persino comunali. Questo metodo, se non seguito da approfondimenti circoscritti ad aree abitate più esposte all’inquinamento, rischia di non affrontare il problema e di far passare il messaggio falsamente rassicurante che si può vivere in un’area inquinata senza correre rischi per la salute. Un’idea questa che può convincere solo qualche ingenuo. Ciò che serve quindi sono analisi delle popolazioni più esposte incluse, non dimentichiamolo, le popolazioni lavorative.

Nonostante l’effetto “diluizione”, i dati preliminari del registro tumori, dati quindi di incidenza, qualche altra considerazione e forse preoccupazione appaiono in grado di suscitarle. Confrontando il numero totale di tumori diagnosticati della intera provincia nel 1999-2001 con quelli del 2006 si osserva che i valori  passano da  una media annua nei maschi di 1.102 a 1.297, nelle donne da 832 a 1.109. I tassi standardizzati (sulla popolazione europea) passano nei maschi da 484,7 per 100.000 abitanti a 516,7 (+6.6%), nelle donne da 300,9 a 377,2 (+25,4%).

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