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No Tav. Una lezione di coerenza e dignità. Un sindaco della valle elenca i metodi del clientelismo pro Tav

Post n°7911 pubblicato il 25 Giugno 2013 da cile54

Per un piatto di lenticchie 

Vendere la propria dignità per un piatto di lenticchie portando divisionetra fratelli è un fatto antico come lastoria dell’uomo e della sua intrinseca debolezza di fronte alle lusinghe delpotere e del denaro: dai tempi della Bibbia si ripete con metodica cadenza. Unastoria con delle analogie quella di due sindaci che rappresentano poco più disettemila abitanti della valle, meno del sette per cento dell’interapopolazione di valle, e accettano il ricatto delle compensazioni, voltano lespalle ai loro colleghi con i quali sulla questione tav hanno sempre rifiutatoogni confronto andandosene via in tutte le riunioni in cui se ne parlava, purtrattandosi di un problema di tutta la Valle e non solo di Susa o Chiomonte.

Un problema, aggiungo, di tutta l’Italia: i soldi per costruire questa inutile opera sono presi infatti spremendogli italiani di nuove e sempre più pesanti tasse, con tagli mai visti inprecedenza ai servizi e ad agli investimenti su giustizia, scuola, sanità,ricerca, trasporto pendolare, sostegno all’industria manifatturiera eprotezione del territorio, gli interventi più urgenti per tutti gli italiani enon solo per gli abitanti di Chiomonte e Susa. Alla favola “tanto pagal’Europa” più nessuno crede visto che ilbilancio europeo è in profondo affanno e che gran parte di quei soldi europeifavoleggiati sono sempre i nostri e noncerto provenienti dal cielo.

A compensazione dei danni dei cantieri Tav che devasteranno i loro comuni per almeno dieci anni, senza ascoltareper primi i cittadini coinvolti specie quelli che perderanno se non la casasicuramente una decorosa vivibilità per la vicinanza dei cantieri, i duecolleghi hanno svenduto i loro cittadini e il loro paese per un paio di ponti erotonde e qualche passaggio sui giornali a fianco di Ministri e Presidenti diRegione e Provincia. Non importa se la Valle è stata schiacciata come un limoneda nuove tasse, se gli ospedali sono stati chiusi, se tutte le scuole dellavalle versano in condizioni a dir poco critiche, se i soldi per aiutare lepersone svantaggiate sono sempre meno, se la Valle è militarizzata, se lasituazione ambientale sociale ed economica sono sempre più precarie, se queiprimi lavori nei comuni di Chiomonte e Susa di fatto avranno un riverberonegativo non solo nei loro territori ma su tutta la valle, vista l’unicitàecologica, socio-economica e culturale che fanno della valle un tutt’uno indivisìbile.

Da loro non ho vista la medesima solerzia dimostrata nell’accogliere lecompensazioni come quella necessaria per la protesta sui soldi sottratti allasanità, alla scuola, all’assisetnza, alla ricerca, al sostegno alle imprese peressere spesi in questo inutile tunnel geognostico del tav, per denunciare unaripartizione delle poche risorse disponibili da parte del governo su grandiopere inutili ed acquisto di armi,capitoli di spesa non certo prioritari e storicamente nel nostro paese fonte dicorruzione, di sprechi del denaro pubblico e di spartizione di potere tra ipartiti.

Quello che sembra contare per i due colleghi è coltivare il proprioorticello, sedere al tavolo dei potenti per azzannare l’osso buttato a terrasenza preoccuparsi di cosa sarà il proprio territorio, quello del paese afianco o comunque della valle, dell’impoverimento per tutta l’Italia per ipesantsissimi debiti che lo Stato contrarrà sempre con i nostri soldi percominicare quest’opera nella quale neanche più i francesi sembrano credere:infatti il traffico su questa direttrice è crollato ancora prima della crisi economica del 2008 in modoirrimediabile da non giustificare più un investimento di tali proprozioni sultav, facendone un progetto vecchio di vent’anni e non più attuale ed utile.

La favola di una stazione internazionale per un paese come Susa di poco piùdi seimila abitanti, dal costo di decine e decine di milioni di euro, mentre si chiudono gli ospedali e le scuolevanno a pezzi, sono lo specchio di una politica dissennata schiava del diodenaro e del profitto, disattenta ai veri bisogni dei cittadini presenti efuturi, orchestrata da partiti totalmente sfiduciati dai cittadini ma a lorovolta fiduciari degli interessi delle grandi ditte appaltatrici. Di questoapparato cari colleghi di Chiomonte e di Susa non interessa far parte allastragrande maggioranza dei sindaci della Valle: le opere civili da voirichieste come al super mercato non sono una compesazione ad un danno ma unsemplice diritto allo sviluppo ed un normale obiettivo della popolazione chevoi state tradendo, usando i suoi diritti come merce di scambio.

Dividi et impera usandoall’occorenza il piatto di lenticchie: ecco servita la polpetta avvelenatadella “famosa” condivisione con il territorio miseramente fallita tanto che altavolo dei proponenti infatti siedono in due. In futuro a questa allegracompagnia potrebbero aggiungersi altri questuanti, non c’è dubbio: ma noi non siamo invidiosi di questo banchetto,preferiamo la nostra dignità di liberi cittadini.

Dario Fracchia

sindaco di Sant’Ambrogio

24/6/2013

 
 
 
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