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La degradazione massima della donna, la sua riduzione estrema ad oggetto, la sua disumanizzazione pił totale

Post n°8165 pubblicato il 04 Ottobre 2013 da cile54

VIOLENZA SIMBOLICA

Il disprezzo più totale delle donne espresso da una locandina che ci è stata segnalata da tantissime persone indignate.

 

Una donna ridotta a un paio di gambe,  e vagina ovviamente con l’ipocrita censura di chi è convinto che le donne non hanno un organo sessuale, che fanno da cornice per un evento che si terrà a Cagliari stasera, come se il locale fosse un circolo aperto ai soli “uomini”, per simboleggiare l’apertura del locale. L’apertura. “Che geni” della comunicazione!

Chi ha coraggio ora a consigliarci di farci una risata, a darci delle moraliste?

Abbiamo analizzato tantissime pubblicità ma non abbiamo mai visto una cosa simile. Cos’è un biglietto da visita per il turismo? Nell’assoluta convinzione che le donne non sono esseri umani, chi ha confezionato quest’ “opera d’arte” non sa usare nemmeno il photoshop, prelevando la parte del corpo “mutilata” da internet.

Una donna mutilata. Posso immaginare che considerazione ha delle donne il locale che ha realizzato questa locandina. In un altro paese una locandina simile non avrebbe nemmeno avuto coraggio di realizzarla. Perché il contesto è un altro.

Certo, in un contesto come l’Italia, all’80esimo posto nel mondo per uguaglianza tra donne e uomini, un paese dove le donne nell’opinione pubblica sono solo mogli o puttane, motivo per cui l’occupazione femminile è bassa e le stanze del potere sono irraggiungibili dalle donne, intrappolate da quella rappresentazione parziale che ci relega in una posizione subalterna.

La Sardegna è una delle regioni con il più basso tasso d’occupazione femminile e facendo un’analisi al contesto in cui è stata realizzata tale locandina non stupisce nemmeno. Le donne sarde hanno scarso accesso alla politica, perché la Regione ha perfino bloccato la legge sulla doppia preferenza di genere.  Chi vive qui in Sardegna conosce qual è la condizione della donna. La violenza domestica è un fenomeno che avviene in molte famiglie sarde. Alcool, disoccupazione e una concezione patriarcale del ruolo femminile sono le principali cause dell’alto numero di violenze contro le donne.

La Regione è corsa ai ripari con una proposta di legge. Prima esclude le donne dalla politica e poi pensa che tutelandole con qualche interventino possa aiutare a fare uscire la Regione da quel circolo di violenza. Pensare le donne esclusivamente come dei soggetti deboli o vittime è certo una mossa paternalistica che poco condivido. Ancora meno condivido che la violenza di genere venga considerata un’emergenza regionale senza andare ad indagare le cause del fenomeno.

Certo, la Sardegna avrà fatto una proposta di legge migliore di quanto abbia fatto l’Italia con il suo distruttivo dl, ma escludere le donne dalla politica è parte di quella cultura che considera le donne unicamente come individui deboli, passivi e sottomessi, contribuendo alla categorizzazione delle donne, artefice della violenza.

Perché in Sardegna, come nel resto d’Italia, si fanno intimidazioni ai centri anti-violenza, si escludono le donne dalla politica, si limita ogni possibilità di renderle economicamente indipendenti e si fanno pubblicità come questa, che riflettono simbolicamente il perché in Sardegna le donne vengono discriminate, maltrattate, violentate e uccise.

Chi non ha coraggio di chiamarla violenza simbolica?

Ps: A seguito delle proteste, il proprietario del locale ha ritirato la locandina, chiedendo pubbliche scuse e facendo presente che la locandina non faceva parte della “filosofia” del suo locale.

Mary

3/10/2013

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