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Blocco degli stipendi per il 5° anno consecutivo, inserito nella legge di Stabilità, Solo gli insegnanti greci stanno peggio!

Post n°8254 pubblicato il 07 Novembre 2013 da cile54

Gli insegnanti italiani sono i meno pagati d'Europa

Tra i Paesi europei più avanzati gli insegnanti statali italiani hanno lo stipendio più basso dopo i colleghi greci, e quasi 8mila euro in meno a fine carriera rispetto alla media di tutto il vecchio Continente. Ora, come se non bastasse, il Parlamento italiano si appresta a varare nella legge di Stabilità una norma che terrà inchiodate le loro buste paga per il quinto anno consecutivo. Caso unico nella Pubblica amministrazione. Persino la commissione Istruzione del Senato non ha potuto fare a meno di sottolineare l'iniquità del provvedimento che allunga il blocco delle buste paga dal 2010 a tutto il 2014: "Trecento milioni di euro si spostano dalle retribuzioni del personale, già molto basse, verso il contenimento della spesa pubblica".

 A lanciare l'allarme denunciando l'umiliazione di "uno stipendio sempre più vicino alla soglia di povertà" è anche l'Anief, associazione di categoria costituita da docenti e ricercatori in formazione, precari, in servizio e di ruolo.

 "Nell'esprimere il parere su quella che sino a non molto tempo fa veniva chiamata legge finanziaria - si legge in una nota Anief - la commissione Istruzione ha invitato le parti coinvolte nella stesura della legge "a porre rimedio alla penalizzazione gravante sul personale della scuola" su cui la stessa Commissione «aveva già espresso parere negativo nelle prime settimane della legislatura".

 Anief-Confedir non si dice sorpresa dalla stroncatura della VII Commissione Istruzione del Senato. "Il sindacato ha espresso da tempo la sua posizione nei confronti di una decisione che ha radici lontane. Prende avvio con il d.lgs. 29/1993, trova conferma attraverso il d.lgs. 165/01 e con il più recente d.lgs. 150/09, più noto come riforma Brunetta della PA. Tutti provvedimenti che per mere ragioni di finanza pubblica hanno introdotto la privatizzazione del rapporto di lavoro nel pubblico impiego a dispetto di diritti e contratti di comparto. Andando anche a minare seriamente il corretto funzionamento della macchina amministrativa statale e l'adeguato compenso dei suoi dipendenti".

 L'ultimo atto di questi provvedimenti secondo Anief "è stato quello dell'approvazione da parte del consiglio dei Ministri, ad agosto 2013, del blocco della contrattazione per il biennio 2013-2014 di tutto il pubblico impiego. Provvedimento confermato poi, a settembre, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013".

 Bisogna tuttavia considerare, prosegue la nota, "che i dipendenti della scuola sono gli unici della P.A. ad avere avuto il contratto fermo già a partire dal 2010 e quindi per un quinquennio consecutivo (per gli altri il blocco è arrivato l'anno successivo e quindi varrà per un quadriennio). Nel gennaio 2011, il Ministero dell'Economia, allora guidato dal ministro Giulio Tremonti, aveva introdotto il blocco degli scatti del personale della scuola per il triennio 2010-2012. Trionfalisticamente alcuni sindacati annunciarono di esser riusciti a dirottare parte del risparmio dovuto al taglio di 50.000 posti di lavoro per coprire proprio il primo anno di blocco di quei mancati aumenti.

L'anno successivo, il 2011, si sarebbe dovuto assicurare, sempre previo accordo tra i sindacati e il Governo, stipulato nel gennaio 2013, attraverso la decurtazione del 25% del cosiddetto fondo per il miglioramento dell'offerta formativa, comprendente anche i fondi per le scuole a rischio.

Peccato che il Governo, nel frattempo mutato due volte, oggi di fronte al bisogno impellente di fare cassa non ci abbia pensato due volte a rinnegare quell'accordo: proprio attraverso la legge di stabilità 2014, prima ha prorogato il blocco per tutto il pubblico impiego sino alla fine del prossimo anno.

E poi per il personale della scuola ha di fatto annullato, a regime, gli effetti di quegli aumenti di stipendio seppur concordati e certificati. Senza dimenticare che la vera intenzione della parte pubblica è arrivare a sostituire gli scatti di stipendio con il sistema premiale della performance individuale. Peraltro sempre a patto che siano reperite risorse aggiuntive derivate da nuovi risparmi".

 "Tutto ciò - commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - fa ancora più scalpore, dal momento che dal novembre 2012 i magistrati dello Stato hanno riacquistato i loro automatismi di carriera grazie a una sentenza della Consulta, la n. 223/12, che ha dichiarato incostituzionale il blocco previsto dall'articolo 9, comma 21, della legge 122 del 2010. Ma siccome un blocco non può essere incostituzionale solo per alcuni dipendenti, viene da sé che anche la proroga fino a tutto il 2014 è illegittima. Per questo Anief-Confedir continua a organizzare ricorsi in tribunale contro la nuova legge di stabilità".

 A tal proposito, c'è da dire che proprio in questi giorni la Corte costituzionale si sta esprimendo su 13 ricorsi presentati a tutela del blocco degli stipendi 2011-2013 degli altri dipendenti pubblici. "Se il parere della Consulta sarà favorevole - conclude Pacifico - finalmente tutti i cittadini saranno uguali davanti alla legge. E il Governo dovrà rivedere le coperture finanziarie degli ultimi tre anni e quelle previste per il futuro".

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6/11/2013 www.globalist.it

 
 
 
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