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« Il Governo del malaffare...Solo in Italia la disone... »

I cittadini stranieri residenti in Italia sono più di 4,3 milioni e rappresentano il 7,4% dell’intera popolazione

Post n°8324 pubblicato il 30 Novembre 2013 da cile54

 

Immigrazione, welfare: un rifiuto insostenibile

 

L’immigrazione costituisce davvero un “rischio” per la sostenibilità delnostro sistema economico e di welfare? Parte da questa domanda il rapporto diLunaria, “I diritti non sono un costo. Immigrazione, welfare e finanzapubblica”, presentato il 29 novembre a Roma. Una ricognizione puntuale e riccadi dati che completa il lavoro iniziato con “Costi disumani”(www.sbilanciamoci.info/Sezioni/italie/Immigrati-i-costi-del-rifiuto-18606), eche fornisce un utile strumento per iniziare a sfatare i più granitici luoghicomuni che avvolgono il fenomeno migratorio nel nostro paese. Perchè se è veroche non sarà un approccio economicista a volgere il segno delle politiche finoad oggi adottate, è altrettanto vero che proprio il rapporto tra immigrazione,sistema economico e welfare costituisce uno degli argomenti più utilizzati peralimentare l'intolleranza e l'ostilità verso chi proviene da altrove.Soprattutto in questi tempi di austerity.

 

I cittadini stranieri residenti in Italia sono più di 4,3 milioni erappresentano il 7,4% dell’intera popolazione residente sul territorionazionale. Svolgono per lo più attività lavorative dequalificate e a bassaspecializzazione e percepiscono stipendi mediamenti più bassi dei colleghiitaliani. Secondo i dati riferiti al 2011, i contributi previdenziali versatidai cittadini stranieri ammontano a circa 8,4 miliardi (di cui quasi 3 miliardiprovenienti direttamente dai lavoratori e la restante parte dai datori dilavoro), pari al 4,2% delle entrate contributive totali. Mentre secondo lestime prodotte da Unioncamere, e nonostante il fatto che negli ultimi anni lacontrazione del tasso di occupazione abbia toccato anche la componentestraniera del mercato del lavoro, nel 2011 i cittadini stranieri presenti inItalia hanno contribuito per il 12,8% alla creazione del valore aggiunto,corrispondente a un dato assoluto pari a 178,5 miliardi di euro (riferibili alsettore del terziario, seguito a stretto giro da costruzioni e agricoltura).

 

Quanta parte dunque della nostra pubblica è riferibile ai cittadinistranieri? Le tabelle del rapporto rispondono chiaramente. Complessivamente, icittadini stranieri incidono per il 3,36 percento del totale della spesapubblica considerata a fronte però di un'incidenza della loro presenzanettamente superiore, pari al 7,54% della popolazione totale nel 2011. Lacategoria di spesa sulla quale la popolazione non italiana incide di più èquella per le carceri dove gli stranieri rappresentano il 36,14% dei detenuti.Negli altri casi (istruzione, sanità, disoccupazione, pensioni) la parte dispesa riconducibile ai cittadini non italiani non supera mai il 15% del totale,mentre la voce di spesa dove si registra la minore incidenza dei cittadinistranieri è quella per le pensioni: in questo caso, infatti, soltanto lo 0,52%delle uscite totali ha come beneficiari cittadini non italiani.

 

I cittadini stranieri, conclude il rapporto, apportano quindi un beneficiosignificativo all’economia italiana nel suo complesso, dal momento checontribuiscono in proporzioni maggiori rispetto alla loro presenza numericaalla produzione di valore aggiunto ma beneficiano relativamente meno in terminidi spesa pubblica erogata in un singolo anno fiscale se confrontati con gliitaliani.

 

Non solo: l'intero ammontare delle risorse pubbliche destinate allepolitiche di accoglienza e inclusione sociale dei cittadini stranieri neglianni 2005-2012 è pari a 2 miliardi e 313mila euro (di cui 1,521 miliardi sonostati stanziati per la sola gestione dell'emergenza Nord Africa). Se sidetraggono questi stanziamenti “straordinari”, l'ammontare degli stanziamenti“ordinari” destinati alle politiche di accoglienza e inclusione sociale scendea 791 milioni e 708mila euro con una media annuale pari a 123 milioni e 871milaeuro. Una cifra di gran lunga inferiore a quanto viene invece stanziato per lepolitiche del rifiuto, pari a oltre 247 milioni di euro. Gli stanziamenti perle politiche di accoglienza e di inclusione sociale dei migranti rappresentano lo0,017 percento della spesa pubblica complessiva rispetto allo 0,034 percento diincidenza degli stanziamenti destinati alle politiche del rifiuto. Il rifiuto,oltre ad essere disumano e inefficace, costa troppo. Nei confronti di unfenomeno ormai più che strutturale, lo Stato investe poco e male. “Guardare alfuturo – conclude il dossier – significa ribaltare questo rapporto e cambiareapproccio”.

 

 

 

Sara Farolfi

29/11/2013 www.sbilanciamoci.info

  

 
 
 
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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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