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In aumento nei tribunali dei minori le richeste di madri per estromettere i padri dalla vita dei figli. Conseguenze sui minori?

Post n°8883 pubblicato il 03 Giugno 2014 da cile54

Paternità e maternità, l'invito alla riflessione che arriva dalla psicanalisi

Eloì, Eloì, lemà sabactani? - Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? Gesù in croce invoca il padre suo ma Lui, senza aver letto Cosa resta del padre di Massimo Recalcati, se l’è svignata o, per dirla più lacanianamente che laconicamente, è ‘evaporato’. Dall’episodio si evince che la cosiddetta evaporazione del padre, come fosse un profumiere speziato al ginger e cannella o il gran ciambellano di corte in odore di santità, non è faccenda proprio dell’ultima ora di cui discutere in studi televisivi all’ombra di pubblicazioni psicoanalitiche che arrivano al grande pubblico. Qualcosa di sconvolgente (o sconveniente?) sul piano simbolico e materiale è avvenuto di generazione in generazione da molti eoni. Siamo all’apice di una grande mutazione antropologica. Non ci resta che stordirci di cloroformio oppure interrogarci senza tregua: l’Aiga, l’associazione italiana gruppo analitica ha lasciato da parte gli effluvi per intitolare il suo convegno romano ‘Padri, storia di una metamorfosi’. Quasi fosse una faccenda kafkiana. Ma Franz era nell’epoca in cui il padre soggiogava il figlio anche fisicamente e ne ha fatto il resoconto (vedi la Lettera al padre). Riportiamo in sintesi alcuni interventi.

C’è gesto e gesto

Luigi Zoja ha dedicato decenni ad applicare la sua formazione junghiana agli archetipi con l’occhio rivolto alla genealogia e alle nuove sofferenze della relazione e della famiglia o di quel che ne resta. Del 2000 è il suo saggio Il gesto di Ettore, Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre in cui è già detto tutto: dal padre onnipotente al collasso attuale. “L’assenza del padre viene da molto lontano – ha sottolineato Zoja – piaccia o no il cosiddetto Occidente è stato patriarcale. Già l’avvento di Cristo per i teologi americani è una grande rivoluzione antipaterna”. La sparizione del personaggio padre, ha annotato Zoja è stata graduale, presentava le sue crisi fin nell’antichità, reca tracce ovunque, nella storia come nella letteratura. Certo nel XX secolo si arriva al punto zero: “l’identità maschile di cui la paternità è un caso particolare va riformulata”. La decadenza del padre come tradizionale categoria culturale avviene a tutti i livelli: individuale, collettivo, materiale, simbolico, storico. Con la rivoluzione francese valgono i rapporti orizzontali su quelli verticali, si diventa tutti fratelli; il ’68 fa il resto contestando autorità e autoritarismo. Resta ora da vedere di che si parla quando si dice padre: “c’è una nuova generazione di uomini che racconta come la ‘madre sufficientemente buona’ sia attuata dal padre in forma di accudimento primario del bambino. I giovani genitori sono interscambiabili, ma questa non è identità paterna”. Resta un vuoto da colmare per Zoja, (forse più d’uno?) che era riempito dal padre tradizionale: “imbrigliare e incanalare l’aggressività dei giovani maschi”. L’assenza del babbo spalanca una finestra sugli adolescenti devianti. Ma pare ci sia un Colosseo di tematiche irrisolte.

Il mito amputato

Pier Claudio De Vescovi, psicoanalista Aipa (appena uscito Figli e genitori, note a margine di un mito amputato scritto con Camilla Albini Bravo, edito da Moretti e Vitali), ha ricordato che di evaporazione o eclissi della funzione paterna che dir si voglia, è intrisa la letteratura psico analitica. Lacan per primo negli anni ’60 ha scorto il suffumigio del padre. Per restare all’ambito italiano, ne ha parlato Recalcati (Cosa resta del padre, 2011) ma prima di lui ci sono i saggi di Simona Argentieri Il padre materno da San Giuseppe ai nuovi mammi (2005) e il già ricordato Gesto di Ettore di Zoja. Corsi, ricorsi, stracorsi, accelerazioni della storia: la questione del padre deflagra con il ’68 in forma di lotta contro padroni, professori, padri della gerarchia ecclesiastica. Ma è stata tutta una collettiva vicenda edipica culminata nella lotta armata non già avviata dal puer (per usare categorie hillmaniane) ma da “figli che volevano rimanere attaccati alla madre ed eliminare il padre”. Resta il vuoto psichico e l’emergere di casi clinici con padri incapaci di svolgere funzioni di ripristino. “Non propongo il ripristino del padre pre ’68 – ha detto De Vescovi - ma di un padre capace di contrastare la diffusione di una cultura sofferente a causa di una patologia dei confini che ingloba labilità e titanismo psichico”. La clinica racconta di precocissimi pazienti, “bambini non più affetti da gravi forme psicotiche ma da disregolazione degli affetti e del comportamento fino a disturbi di personalità in aumento”.

Dio padre Barbablu non farti vedere mai più! Dal canto suo, la teologia di genere femminista accoglie con gioia e liberazione il tramonto del Dio padre, fondamento dell’ordine patriarcale a livello simbolico e familiare. E non già per sostituirgli una dea madre da inserire nel solco della tradizione cristiana. Per Elisabeth Green, teologa e pastore protestante a Grosseto, conta ora arrivare a una sintesi, all’idea di Dio padre e madre, divina sapienza della gnosi che dà la possibilità di dire al femminile ciò che finora è stato detto al maschile. Che poi, sostiene la teologa, il dio padre è una manipolazione tardiva del dio d’origine che è il dio dei padri. Se il ripristino di un certo pater familias non è possibile né tantomeno desiderabile, ciò non toglie che il suo fantasma continui ad aleggiare perché l’inconscio non può evitare ciò che per millenni ha dettato legge. Più che aleggiare impazza nella disparità di genere sia nel pubblico che nel privato, nella violenza sulle donne, nella riproposizione in veste nuova di antiche divisioni di genere funzionali al ripristino del patriarcato. Si dissolva pure il padre abusante camuffato da Dio! Per la teologa però si deve parlare del venir meno dell’autorità genitoriale tout court, non di un solo componente.

Oh lievito madre perché ogni tanto non leviti e svapori un po’ anche tu?

Pare sia tutta colpa del padre: assente, presente, mancato, temuto, desiderato, rimpianto e via. La madre invece che fa? I tempi sono maturi per smantellare una retorica quale pretesto vittimista davvero fuori luogo specie se la madre è l’artefice principale di questo smantellamento. Che anzi finisce per essere lei la grande assente, a dispetto di una presenza fagocitante, stritolante sui figli, da padre padrone dei tempi andati. La nostra è società che vive di paradossi: così spesso invece di proteggere il femminile nelle giuste cause, si legittima persino con l’eccessivo squilibrio legislativo un abuso tutto femminile perpetrato sui figli, di un femminile ridotto junghianamente a Animus, esacerbato, aggressivo, vendicativo “molto più simile agli aspetti maschili peggiori di una volta, che tende a escludere il maschio dalla famiglia e dall’esercizio della paternità”. E per fortuna che queste riflessioni a scanso d’equivoci le ha fatte una psicoterapeuta Gestalt, Giovanna Larghi. “Sono in aumento i fascicoli nei tribunali dei minori che segnalano di madri in lotta per estromettere i padri dalla vita dei figli, con gravi conseguenze sui minori”. E tale situazione non cambierà finché non si è davvero madri: “allora si riconosce quanto i figli abbiano bisogno del padre”. Se Ettore si priva dell’elmo e delle insegne del potere, ma poi se ne appropria la madre per fare terrorismo cosa rivendichiamo al padre? Chi non ha un padre, se lo deve dare", ammoniva Friedrich Nietzsche. Chi ha siffatta madre si dia alla magia e la faccia evaporare.

L’eden dell’eterna poppata

Proprio come in un film di Woody Allen! Ci sarebbe da ridere se la faccenda non fosse tremendamente invischiante. Ed è proprio l’invischiamento femminile, l’azione di Giocasta, madre simbiotica, a creare guai seri. Riccardo Zerbetto, psichiatra e psicoanalista ha considerato l’aumento delle dipendenze di tutti i generi connesso alla regressione alla fase orale in cui rientra “la distruzione del padre e la riunificazione eternizzata con la madre nell’Eden della poppata in posizione orale passiva”. Jung sosteneva che gli dei sono diventati malattie: la mancanza di un equilibrio nella costellazione archetipica produce malessere sociale. Tocca scovare il dio o la dea che non abbiamo onorato. Chiederà risarcimento danni.

Il padre di Freud e altri accidenti – Quella tra padre e figlio è e resta una vicenda edipica: non si esaurisce con l’adolescenza, impone ritorni, aperti all’interrogazione a vita. Freud comincia l’autoanalisi dopo la morte del padre. Il padre dell’Affabulazione pasoliniano raccontato da Antonello D’Elia inverte la vicenda edipica e, novello Crono, uccide il figlio. In Patrimonio di Philip Roth, il figlio scrittore affermato crede di aver superato il suo impasse edipico ma è costretto dalla malattia dell’anziano padre a un nuovo confronto. Il binomio padre assente-madre simbiotica ci ha saturati. Dio padre svapora e noi soffochiamo! Via d’uscita è considerare che siamo a fine ciclo di una fase della storia umana che implica l’assenza tanto del padre che della madre. Si sta nel guado, l’antico è tramontato e il nuovo ancora stenta a prender forma o ne ha troppe. Per lo psicoterapeuta Stefano Crispino è bene quindi distinguere tra ruolo e funzione: “prima quello paterno era un ruolo al quale l’individuo non poteva sfuggire; ora c’è un nuovo modo d’esser padre ma anche madre arrivando a una funzione più matura”. Allora il clinico deve accantonare il ruolo a favore della funzione e curare l’individuo, la relazione.

Contro i papà, come noi italiani abbiamo rovinato i nostri figli

Il giornalista Antonio Polito, anche lui intervenuto al convegno ci ha scritto anche un libro con il titolo di cui sopra. La tesi è che questa è la prima generazione che ha disobbedito ai padri e ha finito per obbedire ai figli. La storia dell’umanità è il conflitto padri-figli da Crono a Freud. Ora per evitare di essere uccisi dai figli i padri si sono trasformati in sindacalisti dei medesimi. Ma perché poi solo noi italiani avremmo rovinato i figli?

La voce delle filosofe - A proposito delle retoriche di vittimizzazione femminile, Federica Giardini filosofa e docente ha messo in evidenza la novità del postpatriarcato: “il problema della responsabilità femminile rispetto al proprio desiderio”. Sì, certo, resta un problema irrisolto per la donna guadagnare campi d’esperienza ancora interdetti ma è bene valutare a quali condizioni realizza il proprio desiderio una donna che è in una cultura che produce , autodetermina e non subisce soltanto. Sul versante pubblico abbiamo espressioni di populismo e il tentativo di ripristino della figura del capo-padre. Tra legge e caos, però, la biologia racconta che capacità regolative sono insite, prima della legge, nel corpo della donna. Vanno pensate e nominate. E ciò che è già stato pensato a richiedere un ripensamento. Per Maria Luisa Boccia funzione paterna e materna, femminile e maschile, si confondono, diventano interscambiabili, i corpi pure non sono più riconoscibili (è il trans gender) da che le tecnologie riproduttive e la biogenetica hanno aperto nuovi scenari. Chi è il vero padre? Chi è la vera madre? Padre e madre, oltre l’aspetto biologico, è chi riconosco, l’essere di cui so la storia se non in tutto almeno in parte. Tra ambivalenti spinte sociali e ambivalenti spinte interiori, infine (Letizia Bonelli) va considerato che essere padre è un derivato della cultura, intenzionalità, oltre l’istinto e la legge, persino auto imposizione.

Quei padri fallocrati di Freud e Jung a cui opporre un’Eretica

Per chi come Daniela Palliccia, psicoanalista Aipa, è arrivata a Psiche attraverso il femminismo, grave è che la psicoanalisi non si sia ancora discostata dall’aspetto patriarcale. E sia che i padri, Freud e Jung, fossero allineati al patriarcato, ma oggi gli psiconalisti “sono chiamati a costruire nuove configurazioni di senso tra uomini e donne, corpi degli uomini e corpi delle donne nel momento in cui ogni confine è saltato. Siamo chiamati a questa eretica”. Vale l’esempio eretico di Sabina Spielrein, prima psicoanalista della storia. Freud e Jung all’insegna del paternalismo la chiamavano la piccola scrittrice. “È un Antigone tradita da due padri”. Note conclusive, provvisorie quanto dolentissime – Dal 2006 è in vigore la legge sull’affido condiviso che recepisce e attua il principio della bigenitorialità. In base alla legge, l’affidamento esclusivo a uno dei due genitori, di solito la madre, dovrebbe essere solo una formula residuale attuabile in casi specifici, mentre la realtà diffusa dovrebbe essere proprio quella dell’affido condiviso. La legge è stata fortemente sollecitata dai padri separati. Eppure a oggi resta ancora inattuata, evidenziando il divario tra lo spirito della norma e la società reale. Se il padre, un certo padre, è andato in fumo, che aspetta a levarsi di torno la madre matrigna?

Piera Lombardi 

02/06/2014 www.controlacrisi.org

 
 
 
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