Blog
Un blog creato da cile54 il 09/01/2007

RACCONTI & OPINIONI

Pagine di Lavoro, Salute, Politica, Cultura, Relazioni sociali - a cura di franco cilenti

 
 

www.lavoroesalute.org

Chi è interessato a scrivere e distribuire la rivìsta nel suo posto di lavoro, o pubblicare una propria edizione territoriale di Lavoro e Salute, sriva a info@lavoroesalute.org

Distribuito gratuitamente da 37 anni. A cura di operatori e operatrici della sanità. Finanziato dai promotori con il contributo dei lettori.

Tutti i numeri in pdf

www.lavoroesalute.org

 

LA RIVISTA NAZIONALE

www.medicinademocratica.org

MEDICINA DEMOCRATICA

movimento di lotta per la salute

 TUTTO IL CONGRESSO SU

www.medicinademocratica.org

 

AREA PERSONALE

 
Citazioni nei Blog Amici: 180
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Aprile 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
1 2 3 4 5 6 7
8 9 10 11 12 13 14
15 16 17 18 19 20 21
22 23 24 25 26 27 28
29 30          
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

MAPPA LETTORI

 

ULTIME VISITE AL BLOG

nomadi50cile54m12ps12maremontyAlfe0Sassar0licassetta2iltuocognatino2BiSa62NonnoRenzo0mvgallinemexirupigottobre5amorino11
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 

 

« Vergognose parole di un ...Hanno raccontato un sacc... »

Oggi il potere ripropone l'antico modello sociale ottocentesco. Cosa direbbero se ci fossero le antiche rivolte col forcone?

Post n°4208 pubblicato il 06 Gennaio 2011 da cile54

Marchionne come i padroni del vapore dell’Ottocento  

E lo chiamano accordo storico. Al contrario, la linea adottata da Marchionne e dalla Fiat e sottoscritta dai novelli sindacati gialli Uil e Cisl è una scelta anti-storica che rischia di condannare il nostro paese alla marginalità economica, politica e sociale. Quello che giornalisti maldestri, politici incapaci (quando va bene) e commentatori prezzolati cercano di farci credere è che l’unica maniera per competere nel mondo globalizzato sia ridurre i privilegi (!) dei lavoratori che sono il vero handicap del sistema produttivo italiano. La bella storiella va avanti descrivendo la Fiom come un sindacato conservatore legato a logiche antiquate e Marchionne come moderno eroe, disposto a fare investimenti in Italia nonostante sia più conveniente investire in Serbia ed in Polonia.

La realtà è assai diversa. Cominciamo innanzittutto ad intenderci sul linguaggio di cui, negli ultimi decenni, si sono appropriati astutamente liberisti e padronato. I privilegi che vogliono essere cancellati sono in realtà diritti fondamentali - come il diritto di sciopero che non è disponibile e non può essere modificato attraverso contratti privati - o conquiste storiche del movimento dei lavoratori - pause e malattia - che sono costati lacrime e sangue e sono parte fondamentale di quel contratto sociale che ha permesso alle economie europee di diventare, nel corso degli ultimi sessant’anni, più floride e più giuste. Marchionne non è un innovatore, anzi, è un reazionario della peggior specie ed adotta un modello di relazioni industriali che non ha nulla di nuovo e di moderno. E’ il modello dei padroni del vapore dell’Ottocento che pensano che i lavoratori non siano esseri umani, ma semplicemente fattori di produzione, da spremere, sfruttare e buttar via quando obsoleti o danneggiati. E ci viene pure a raccontare che la lotta di classe non esiste più! La Fiom forse difenderà modelli contrattuali che risalgono a vent’anni fa, ma Marchionne vuol tornare indietro di quasi un secolo. Chi è il vero modernizzatore?

Il problema, però, va oltre i cancelli di Mirafori ed investe l’intero sistema paese. Il modello Fiat è un sistema di ricatto (investimenti in cambio di repressione del movimento dei lavoratori) tipico delle grandi multinazionali, come infatti l’industria torinese sta cercando di diventare. Il modello classico di globalizzazione degli ultimi trent’anni si è basato sullo strapotere del grande capitale che si presentava ai paesi in via di sviluppo con progetti di investimento accompagnati da una serie di clausole capestro: niente scioperi, salari bassi, facilitazioni fiscali. In caso di titubanze del paese ospite, le multinazionali ritiravano l’offerta e sceglievano un paese più malleabile. Era la gara a trovare il paese più schiavo, il famoso dumping sociale che ha caratterizzato lo sviluppo economico diseguale di tanti paesi del terzo mondo.

Una gara che ora coinvolge anche alcuni dei paesi una volta definiti ricchi che si trovano ora davanti ad una scelta dirimente. Accettare il nuovo modello di contratto sociale imposto dal capitalismo internazionale - quello che ha portato alla crisi degli ultimi anni - o rilanciare un approccio diverso, democratico e partecipativo allo sviluppo economico, sociale ed ecologico. I paesi che si danno una prospettiva storica di crescita e che vogliono far parte dell’elite economica e politica mondiale nei prossimi decenni non accettano la competizione sul prezzo, sullo sfruttamento, sulla riduzione dei diritti. Per quella strada non c’è futuro, esisterà sempre qualche centinaio di milioni di indiani e cinesi pronti a ridursi il salario e a rinunciare allo sciopero, alle pause e ai giorni di malattia. Col modello Marchionne, in realtà, si lastrica la strada del sottosviluppo e della povertà, mascherandolo con investimenti che porteranno denaro solo nelle casse del capitale, distruggendo nel frattempo lo stato sociale, la contrattazione nazionale, i diritti dei lavoratori, quegli elementi che hanno caratterizzato la crescita nei decenni di benessere ed hanno attutito l’impatto del declino economico italiano negli ultimi vent’anni.

L’alternativa alla guerra tra vecchi e nuovi poveri è un sistema economico che punti sull’innovazione, sul sostegno alla domanda interna, sul riequilibro tra redditi da capitale e redditi da lavoro. Nei paesi dell’Europa centrale, ricordiamolo, gli operai guadagnano il doppio che in Italia, ricerca e sviluppo assorbono una parte importante della quota di investimento industriale e i padroni del vapore alla Marchionne sono stati messi alla porta senza molti complimenti, come è successo in Germania nei mesi scorsi. In Italia, invece, non solo abbiamo un governo che ha fatto della macelleria sociale il suo tratto caratterizzante e che quindi trova nell’ad della Fiat il suo migliore campione, ma abbiamo pure la maggiore forza di opposizione incapace di cogliere la vera natura del problema e che nella sostanza fiancheggia Marchionne, assumendosi una responsabilità storica non solo davanti ai lavoratori, ma al paese intero.

Il problema del lavoro, del modello di sviluppo, del futuro del paese rappresentano scelte dirimenti in cui il balbettio e l’ignavia non sono ammessi. Lo scontro tra Marchionne e la Fiom impone una scelta chiara: o di quà o di là, tertium non datur. La sinistra italiana riparta dalla Fiom e dal suo coraggio e su questa pietra miliare ponga le basi per la sua rinascita politica. Alleanze e compromessi, su questi punti, non se ne possono fare.

Nicola Melloni

5 genn 2011

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

L'informazione dipendente, dai fatti

Nel Paese della bugia la verità è una malattia

(Gianni Rodari)

 

SI IUS SOLI

 

 

www.controlacrisi.org

notizie, conflitti, lotte......in tempo reale

--------------------------

www.osservatoriorepressione.info

 

 

G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

Diaz. La vignetta è nel mio libro “Chi semina racconta, sussidiario di resistenza sociale“.

Più di 240 pagine e 250 vignette e illustrazioni/storie per raccontare (dal 2005 al 2012) com’è che siamo finiti così.

> andate in fondo alla pagina linkata e acquistatelo on line.

 

Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

omicidio di Stato

DARE CORPO ALLE ICONE

 
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963