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Il parere degli psicologi sull'ultima icona mediatica sulle nuove generazioni. Bambini sottoposti a un’iper-maturazione precoce

Post n°8490 pubblicato il 16 Gennaio 2014 da cile54

"Violetta può nuocere alla salute"

“Avremo generazioni di bambini cognitivamente precoci ma emotivamente immaturi e dipendenti”. Maria Beatrice Toro, psicologo, psicoterapeuta, direttore didattico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo Interpersonale (Scint) di Roma, ma anche direttore del Secondo Centro di Terapia Cognitivo Interpersonale e docente di Psicoterapia all’università Lumsa di Roma, mette in guardia sui pericoli della ‘Violetta mania’.

Modello competitivo per adulti precoci

Modello competitivo, bambini sottoposti a un’iper-maturazione precoce, genitori pronti alla regressione e all’acritica disponibilità per accontentare i figli e sognare loro stessi sogni mai sognati, adesione totale alla realtà mediatica e virtuale: insomma Violetta può nuocere alla salute. Perché questo personaggio creato dalla Disney si è imposto all'attenzione non solo e non tanto di adolescenti ma di bambine e soprattutto bambini anche di 4 anni di molti paesi, fenomeno senza precedenti? Attualmente le bambine sono precocemente adultizzate e l'età delle prime sfide con se stesse si è abbassata: quante bambine a 8-10 anni hanno già i loro gusti musicali, la band preferita, i poster in cameretta, si preoccupano della linea, dell'abbigliamento e, persino, della loro ‘popolarità’! in Violetta c'è tutto questo: musica, sfida, competizione, intrighi tra amiche, innamoramenti, segreti e famiglie complicate.

"Fare finta" è importante

Sembra si stia sempre più abbassando l'età dei consumatori di prodotti imposti dalla tv. Cosa significherà questo nel prossimo futuro? Che scenari psichici collettivi si prevedono? A differenza degli ‘idoli’ del recente passato, come Hannah Montana, ad esempio, il successo di Violetta si basa su un cocktail di elementi più realistici, che indica una sorta di iper-maturazione delle bambine, oggi in grado di accogliere scenari diversi da quelli della fantasia per buttarsi a capofitto in dinamiche molto simili a quelle della vita reale. Nel futuro ci possiamo immaginare bambine ipermature, un po' schiacciate dalla realtà. Sarebbe fondamentale promuovere la capacità di creare e recepire scenari immaginifici, sia attraverso i media che nel gioco, o nel teatro, oppure avremo generazioni di bambini cognitivamente precoci ma emotivamente immaturi e dipendenti, perchè non hanno potuto dedicarsi al ‘fare finta’ che cose fantastiche possano avvenire, o alla sperimentazione giocosa di sé, che è fondamentale per crescere.

Nativi digitali e merchandising

A proposito di nativi digitali, andando al concerto di Violetta li si possono vedere presenti e molto attivi: bambini e bambine che maneggiano smartphone, iPad, telecamere: come è da leggere questa novità generazionale? Il successo di Violetta si deve anche all'appeal degli eventi associati: le prime cinematografiche, gli show dal vivo. Il merchandising classico, fatto perlopiù di magliette, zainetti, bambole e accessori per la scuola è stato affiancato alla dimensione interattiva, ormai irrinunciabile. Con l'evento, più che vendere un oggetto, si vende un' ‘esperienza’ emotivo-relazionale. I nativi digitali colgono il valore aggiunto di questa dimensione e la moltiplicano attraverso la condivisione via smartphone. sono attivi sui social, già a 10 anni più della metà dei bambini ha un suo account, sia pure solo su whatsapp. L'attenzione è puntata sui bambini.

Adulti infantilizzati

Però in occasione di questi concerti si possono vedere genitori con look adolescenziali che sono fan di Violetta più dei figli, disposti a spendere in tempi di 'crisi' anche fino a 300 euro per un biglietto. Che dire di loro? La sete di esperienze e di emozioni ha ormai contagiato tutte le generazioni, e, in questo senso, gli adulti si sono un po' infantilizzati. In molti si pongono ancora come adolescenti, sia per godere appieno la vita, che per restare in contatto con i figli. Per un genitore, infatti, la crescita del figlio non è solo una meravigliosa avventura, ma anche una sofferenza, poiché prefigura una crescente separazione. Dobbiamo considerare, poi, che oggi il più grande rapporto emotivo che la maggior parte delle persone vive non è tanto quello con il partner, quanto quello con i figli. Non c'è prezzo che non valga la pena di essere pagato, allora, quando l'obiettivo è vivere un momento di felicità con delle figlie che, crescendo, si fanno più autonome e si sganciano dalla dimensione familiare per aprirsi al mondo.

Piera Lombardi

15/01/2014 www.controlacrisi.org

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