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Crisi a senso unico. I poveri piangono perché i ricchi sghignazzano, questo è il frutto delle politiche di austerità

Post n°8526 pubblicato il 28 Gennaio 2014 da cile54

Bankitalia fotografa l'Italia della crisi: lavoratori poveri e metà delle famiglie che arranca

Meta' delle famiglie italiane vive con meno di 2.000 euro al mese. Nel 2012 il reddito familiare annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, e' risultato in media pari a 30.338 euro, circa 2.500 euro al mese. A mettere nero su bianco la povertà relativa del Bel Paese è 'L'indagine sui bilanci delle famiglie italiane nel 2012' della Banca d'Italia, da cui risulta che il 20% delle famiglie ha un reddito netto annuale inferiore a 14.457 euro (circa 1.200 euro al mese) mentre la meta' ha un reddito inferiore ai 24.590 euro (circa 2.000 euro al mese). Secondo l'indagine, il reddito da lavoro dipendente ricevuto in media da ciascun percettore e' pari a 16.248 euro nel 2012, in diminuzione dal 2010 (di circa il 2%).

Working poor, ora c'è il timbro di Bankitalia

Quello da lavoro indipendente, che ammonta a 18.206 euro, registra una diminuzione piu' marcata (- 9,9% rispetto al 2010), risentendo maggiormente della crisi economica. Il reddito da trasferimenti e' di 11.022 euro, in aumento del 3,3%, mentre quello da capitale di 7.191 euro (-8,2% rispetto al 2010). I dipendenti in media dichiarano di lavorare circa 36 ore settimanali, contro le circa 42 ore per settimana degli indipendenti. Il reddito individuale medio da lavoro (autonomo e dipendente) e' inferiore per le donne (14.263 euro contro i 18.670 euro degli uomini) e nel Sud e Isole (14.982 euro rispetto ai 17.085 del Centro e ai 17.729 del Nord). I laureati percepiscono in media un reddito da lavoro quasi doppio rispetto a quello delle persone prive di titolo di studio (22.088 rispetto a 11.119 euro).

Diminuisce anche la ricchezza delle famiglie

La ricchezza familiare netta, data dalla somma delle attivita' reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attivita' finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passivita' finanziarie (mutui e altri debiti), presenta un valore mediano (cioe' quello detenuto dalla famiglia che occupa la posizione centrale nella distribuzione della ricchezza) pari a 143.300 euro, che e' diminuito di circa il 12,7%, riflettendo principalmente il calo nel valore degli immobili che ne costituiscono la parte piu' consistente. Dal 1991 la ricchezza mediana e' cresciuta di quasi il 30% in termini reali, soprattutto grazie alla crescita del valore degli immobili. In termini pro capite la crescita della ricchezza netta dal 1991 al 2012 e' stata del 58% circa. Le famiglie con capofamiglia laureato, dirigente o imprenditore registrano livelli piu' elevati di ricchezza netta (con valori mediani compresi fra 295.000 e 310.000 euro), cosi' come quelle residenti nei Comuni con piu' di 500.000 abitanti (circa 190.000 euro). Livelli piu' bassi si riscontrano per le famiglie con capofamiglia senza titolo di studio (circa 44.000 euro), operaio (circa 26.500 euro) e straniero (2.000 euro). Il Centro e il Nord sono le due aree geografiche del Paese con la ricchezza mediana piu' alta: rispettivamente circa 216.000 e 150.000 euro contro i circa 100.000 euro detenuti nel Sud e Isole.

La reazione di Prc e Codacons

"La povertà, come dicono i dati di Bankitalia, continua ad aumentare – sottolinea Paolo Ferrero in una nota - le famiglie in difficoltà sono sempre di più e parimenti aumenta la concentrazione della ricchezza: i ricchi sono sempre più ricchi”. Secondo il leader del Prc, questo è il risultato delle politiche di austerity fatte in questi anni dai governi Berlusconi, Monti e Letta. “A questo punto è sempre più evidente che la crisi e l'aumento della povertà sono il frutto diretto dell'aumento della concentrazione della ricchezza – continua Ferrero -: i poveri piangono perché i ricchi sghignazzano, questo è il frutto delle politiche di austerità. Noi proponiamo di invertire la rotta tassando i ricchi, con una patrimoniale sulle grandi ricchezze, con un tetto a stipendi e pensioni d'oro e con il taglio di opere inutili come la Tav: i soldi vanno presi ai ricchi per creare occupazione attraverso investimenti pubblici".

Reazione critica anche da parte del Codacons, l’associazione dei consumatori. Che propone di far pagare più tasse al 10% più ricco della popolazione che detiene quasi la metà della ricchezza italiana. Per il Codacons "la cosa più scandalosa non è che il 10% delle famiglie possieda il 46,6% della ricchezza, ma che in questi anni questa fascia della popolazione abbia pagato meno tasse. A fronte di un incremento generale della pressione fiscale che ha riguardato tutti, infatti, questi ricchi hanno avuto, in proporzione, un aumento inferiore rispetto ai poveri e al ceto medio".

"Per far pagare più tasse a questo 10% della popolazione, evasori compresi - conclude l'associazione - è sufficiente portare al 27% l'aliquota sulle rendite finanziarie, oggi tassate meno del lavoro dipendente, aumentare l'aliquota base Imu per chi ha più di 3 case, reintrodurre un'aliquota Iva sui beni di lusso, come era fino al 1997, per beni come barche, aeromobili, pietre preziose, veicoli di potenza superiore a 185 chilowatt, oggetti di antichità, pelli da pellicceria, ed, infine, aumentare, solo per qualche anno, l'aliquota marginale Irpef, oggi ferma al 43%".

Fabio Sebastiani 

27/01/2014 www.controlacrisi.org

 
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