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Messaggi del 19/05/2012

 
 

Per il diritto internazionale la tortura è un crimine contro l'umanità. Per l'Italia la tortura non è un crimine.

Post n°6390 pubblicato il 19 Maggio 2012 da cile54

Un reato fantasma ma è l'unico chiesto dalla Costituzione

 

Ci vuole una legge subito. LEGGI E SOTTOSCRIVI L'APPELLO: Una questione di civiltà

 

Secondo il diritto internazionale la tortura è un crimine contro l'umanità. Secondo il legislatore italiano la tortura non è un crimine. Preoccupazioni politiche, timori da parte delle forze di polizia, indifferenza tipicamente italica verso l'ordinamento internazionale hanno determinato questa intollerabile lacuna normativa.
Il primo disegno di legge diretto a introdurre nel codice penale il crimine di tortura fu depositato a Palazzo Madama il 4 aprile del 1989 dal senatore del Pci Nereo Battello. L'ultimo in ordine cronologico è stato presentato dal senatore del Pd Pietro Marcenaro lo scorso 17 aprile. Risale al 1984 la Convenzione delle Nazioni Unite che qualifica la tortura quale un delitto non soggetto a prescrizione, sempre perseguibile di ufficio, che può essere commesso solo da un pubblico ufficiale e con l'intento specifico di estorcere una confessione o di umiliare la vittima. Il contenuto del crimine è l'inflizione di una sofferenza fisica o psichica.
In questi 28 anni si è consumata una vergogna italiana. Molte volte dalle pagine di questo giornale l'abbiamo raccontata. Tante volte si è arrivati vicino alla approvazione della legge, ma azioni e omissioni di destra e qualche volta di sinistra lo hanno impedito. E' ora di ripartire.
C'è tutto il tempo affinché, prima della fine della vigente legislatura, si arrivi all'introduzione del reato di tortura nell'ordinamento italiano. Basta limitarsi a riprodurre la definizione del crimine presente nel trattato Onu, aggiungendovi le sanzioni, la giurisdizione universale e la previsione di imprescrittibilità. Un quarto dei senatori ha già sottoscritto una proposta in tal senso, la cui prima firmataria è la parlamentare radicale Poretti. La si discuta e la si approvi subito. Ci vuole non più di un'ora di lavoro. Quella sulla tortura è una legge costituzionalmente dovuta. La sola volta in cui nella nostra Carta si usa il termine «punizione» è infatti proprio all'articolo tredici, dove i nostri costituenti hanno testualmente scritto che va «punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà». La tortura è l'unico delitto costituzionalmente necessario. Invece abbiamo previsto reati di tutti i tipi tranne quello.
La legislazione attuale è palesemente insufficiente. I reati presenti nel codice Rocco e a volte evocati come capaci di supplire alla mancanza hanno tempi di prescrizione molto rapidi, richiedono la querela di parte e non contemplano mai le torture psicologiche. Dice Mauro Palma, che per anni ha presieduto il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, che la presenza del crimine di tortura nel codice penale è condizione necessaria ma non sufficiente per punire i torturatori. Bisogna anche che i giudici siano disposti ad applicare l'eventuale norma.
Per questo abbiamo deciso di riprendere una campagna politica e culturale che tenda a questo obiettivo minimo di civiltà. La tortura è un crimine che protegge il bene sommo della dignità umana. L'Italia, così attenta all'Europa, dovrebbe ricordarsi che nelle norme di apertura del Trattato di Lisbona della Ue vi è la proibizione categorica e senza eccezioni della tortura. L'Italia dovrebbe attivarsi anche per ratificare al più presto il Protocollo Opzionale alla Convenzione Onu contro la tortura, che prevede la nascita di un meccanismo ispettivo su scala globale nonché l'istituzione di un organismo nazionale indipendente di controllo di tutti i luoghi di detenzione. I diritti umani sono uno strumento di trasformazione culturale, politica e sociale. Non vanno ridotti a mera retorica.

Patrizio Gonnella

Presidente Antigone

www.associazioneantigone.it

 
 
 

Se lo riterrai utile e possibile potrai dare un importante contributo a noi medici in difesa della salute e dell’ambiente

Post n°6389 pubblicato il 19 Maggio 2012 da cile54

Dona il tuo 5 x 1000 all’Associazione Medici per l’Ambiente

Come saprai la nostra associazione da anni si occupa di informare e coinvolgere i colleghi, i medici, gli altri operatori della salute e dell'Ambiente, gli studenti, gli insegnanti e la popolazione sulle problematiche ambientali, poiché sappiamo che i rischi per la salute sono inequivocabilmente legati al degrado ambientale e agli stili di vita.

Per tali motivi cerchiamo di influenzare direttamente ed indirettamente i politici e le istituzioni pubbliche sui problemi ambientali, promuovendo normative di salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità.

Ma tutti i nostri progetti, come l’ambiente, sono a rischio se non interveniamo subito.

La nostra è un’associazione senza fini di lucro, che, per sua definizione, non ha mezzi propri per sostenere i costi delle campagne, degli studi e delle azioni che vorrebbe portare a termine per il bene collettivo.

Tutti noi, però, possiamo fare un’azione concreta per i nostri progetti.

Un’azione che non ci costa niente, ma che può dare un futuro alle nostre attività e a un ambiente migliore per la salute di tutti.

Per questo chiediamo il tuo sostegno.

Donando il tuo 5 x 1000 all’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia, e promuovendolo in tutte le occasioni in cui lo riterrai possibile, potrai dare un importante contributo a difesa della salute e dell’ambiente.

Insieme potremo continuare a sensibilizzare e informare sull’importanza della sostenibilità ambientale, a garantire una corretta informazione sui rischi legati al degrado ambientale e molte altre attività per difendere il diritto dei nostri figli e figlie a crescere in un ambiente sano.

Un piccolo impegno per un obiettivo importante e comune.

 
Grazie

 

PS: ricordati di consegnare al tuo commercialista il nostro codice fiscale C.F. 92006460510 chiedendogli di apporlo nella tua dichiarazione dei redditi.

E, se puoi, diffondi la nostra campagna 5X1000 anche fra i tuoi contatti: più saremo e più potremo tutelare la salute e l’ambiente

 

www.isde.it

 
 
 

Né il cibo né gli imperativi estetici sono le vere cause di quei disturbi che vanno dalla anoressia alla bulimia

Post n°6388 pubblicato il 19 Maggio 2012 da cile54

Tra la fame compulsiva e l'astinenza dal cibo, il dolore mentale proiettato sul corpo nemico

Quella che Alain Ehrenberg ha chiamato la fatica di essere se stessi conosce spesso derive patologiche i cui rapporti con la società sono al tempo stesso conseguenti e paradossali: non è in concomitanza con deprimenti difficoltà materiali, o spaventevoli esposizioni a violenze belliche, infatti, che la depressione conosce il suo «successo sociologico», bensì nel capitalismo avanzato, dove a fronte di un mercato opulento e esigente nei confronti della flessibilità dei singoli, la sofferenza psichica prende la forma di una malattia della responsabilità; e non è in tempi di miseria alimentare e di disinvestimento sul cibo che i disturbi della alimentazione si diffondono, bensì in questa golosa contingenza storica, che almeno nel mondo occidentale si contraddistingue per sovrabbondanti offerte di nutrimento.

 

Il primo caso di anoressia mentale testimoniato dalla letteratura medica risale al 1686, quando Richard Norton descrive dettagliatamente il rifiuto del cibo di una giovane donna, che finisce con il rasentare la morte per fame; prima e dopo che la malattia trovi una sua classificazione nosografica, varie manifestazioni isteriche la anticiperanno senza che la letteratura ne registri l'evidenza, tranne in casi sporadici tra i quali quello di Nadia, la donna descritta da Pierre Janet come ossessionata dalla vergogna del suo corpo. Ma a partire dagli ultimi decenni, sono diventate decine di milioni le persone che ogni anno nel mondo si ammalano di disturbi del comportamento alimentare: le stime parlano di una ragazza su dieci compresa in una età tra i dodici e i venticinque anni, mentre i maschi sono circa nove volte meno, anche loro sempre più frequentemente vittime degli imperativi distorti che lo specchio impone alla percezione di sé.

 

Certo, le patologie legate all'assunzione di cibo sono culture bounded, ossia legate alle specificità di determinate culture, eppure la loro diffusione è così alta da configurarle come la prima causa di morte per malattie psichiatriche. I sintomi si comportano, per di più, con la insidiosità tipica dei virus mutanti, esibendo una veloce capacità di adattamento alle esigenze psichiche che si alternano in una stessa persona, tanto che nel cinquanta per cento dei casi l'arco patologico di uno stesso individuo passa dalla anoressia alla bulimia, i due estremi di una sofferenza mentale ormai sventagliata in un continuum fenomenologico lungo il quale si manifestano un numero insospettabile di varianti del rapporto malato con il proprio corpo.

 

Mai come nell'epoca che stiamo vivendo, del resto, i nostri confini fisici sono al tempo stesso luoghi identari e spazi in cui perdersi, ma né il cibo né i dettami dell'estetica dominante sono i veri responsabili dei disturbi alimentari, le cui ragioni vanno ricercate in malesseri relazionali profondi e precocemente interiorizzati. Più volte Laura Dalla Ragione ha insistito su questa evidenza nei libri che riportano la sua passione conoscitiva, maturata a fronte delle patologie che investono il comportamento alimentare, una esperienza contenuta inizialmente nella cornice di Palazzo Francisci a Todi, quanto di più lontano da un ospedale si possa immaginare, e poi estesa in diversi lughi che hanno richiesto la sua consulenza, tra cui il Centro Dai di Città della Pieve. L'ultima tappa di questa militanza in favore di una indagine e di una cura amorevolmente indirizzate verso persone perlopiù giovanissime, afflitte da quall'ampia parabola di disturbi cha vanno dalla anoressia alla bulimia, Laura Dalla Ragione l'ha trascritta insieme a Sabrina Mencarelli in un libro titolato L'inganno dello specchio (con un contributo di Bruno de Franceschi e una prefazione di Gustavo Pietropolli Charmet, Franco Angeli, pp. 234 euro 31). Sono pagine informate, non a caso, dalla lezione di molti filosofi dediti all'indagine della mente, e idealmente poste sotto il segno di Foucault, il cui progetto dichiarato era costruire una genealogia del sé moderno e indagarne l'ermeneutica, avendo a cuore l'analisi delle tecniche che permettono di determinare la condotta degli individui. In sintonia con questa lezione, ma soprattutto guidate dalla ricerca del senso che si nasconde nella sofferenza mentale dei singoli, Laura Dalla Ragione e Sabrina Mencarelli hanno raccontato come nei luoghi di cura dove mettono a frutto la loro esperienza ciascuna persona riceva un ascolto mirato alla sua storia: una storia che per vie diverse arriva a approdi compresi tra l'estremo della fame compulsiva e quello della astinenza, ritagliandosi un percorso attraverso il quale rendere visibile, sebben mascherato, il proprio dolore nascosto. Se un minimo comune denominatore c'è, tra tante manifestazioni diverse di un comportamento alimentare disturbato, esso è individuabile nella interiorizzazione di una immagina corporea vissuta come nemica, registrata in modo impietoso, sempre distorta, sempre dolorosamente lontana da quanto lo specchio riflette sulla nostra retina: una immagine che vede rotondità inaccettabili dove ci sono solo sporgenze di ossa, che si ritrae come di fronte a un mostro in presenza di fattezze più che apprezzabili, e vede muscoli maschili gonfiati da esercizi estenuanti come sacchetti flosci e cadenti: sono immagini che hanno la potenza di una allucinazione delirante, con le quali la ragione non viene a patti, e che bisognerà imparare a guardare con altri occhi, occhi allenati a sospendere il giudizio prima, e finalmente a mediare con il dolore interno da cui la distorsione percettiva trae alimento. La scommessa alla quale lavorano Laura Dalla Ragione, Sabrina Mencarelli e tutta le équipe in forza a Todi e a Città della Pieve è quella di guidare le persone che hanno stretto con loro una alleanza terapeutica a ricalibrare la percezione della propria soggettività, vincendo le tentazioni autolesionistiche tramite la conquista di un senso della propria sofferenza più capace di concedersi al pensiero: prima che l'azione compulsiva sul corpo metta a tacere, soddisfandole in modo parossistico, tutte le proprie disperate necessità di trovare asilo in una identità riconoscibile. Una identità che spesso si fa coincidere con la malattia, come se definirsi una anoressica, o una bulimica fosse comunque più rassicurante e persino più appagante che non sapere cosa dire di sé.

 

Nicole Martina

18/4/2012 www.ilmanifesto.it

 

 

 
 
 

Il peso è aumentato dal 75, 59% del 2003 all'78, 4% del 2010. Una rapina costante, e la chiamano "crescita"

Post n°6387 pubblicato il 19 Maggio 2012 da cile54

Chi paga l'80% delle tasse? Lavoratori e pensionati! 

Un dato che grida vendetta. Il sistema fiscale attuale preleva la maggior parte del reddito dai lavoratori e dagli ex lavoratori. Il boom negli ultimi sette anni. I lavoratori hanno pagato 74 miliardi in più. Le imprese praticamente zero. Ecco perchè non basta indignarsi!!

Oltre la metà dell'Irpef arriva dai lavoratori dipendenti, se a questi si aggiunge il contributo dei pensionati si sfonda il tetto dell'80%..In sette anni (2003-2010) si è registrato un aumento di ben tre punti percentuali del prelievo fiscale, mentre il reddito nello stesso periodo è cresciuto solo di due punti. I dati sono contenuti nel rapporto Lef (Associazione per la legalità e l'equità fiscale), presentato oggi nel corso di un convegno. Nello stesso periodo, invece, cala il peso percentuale del reddito di lavoro autonomo, d'impresa, di partecipazione e degli altri redditi. I risultati acquisiscono ancora più rilievo considerando che non ci sono grandi variazioni nella frequenza dei diversi redditi negli anni considerati.

Il reddito Irpef dichiarato dai contribuenti italiani passa da 655 miliardi del 2003 a 792 mld del 2010. Una crescita alimentata sostanzialmente da lavoro dipendente, sul quale il prelievo fiscale è passato da 344, 5 mld del 2003 a 418, 1 mld del 2010, e da pensioni, sulle quali è passato da 177, 3 mld a 228, 2 mld. Meno significativo l'apporto degli altri redditi: il lavoro autonomo passa da 27, 4 mld a 34, 2 mld, quello d'impresa passa da 30 mld a 30, 1 mld e quello di partecipazione passa da 33, 7 mld a 35, 6 mld.

Dal 2003 al 2010 il peso dell'imposta sulle persone fisiche, quindi, si è spostato su lavoratori dipendenti e pensionati, passando dal 75, 59% del 2003 all'78, 4% del 2010. Intanto il reddito delle due categorie, nello stesso periodo, è aumentato di soli due punti percentuali, passando 79, 66% all'81, 55%. Il maggior aggravio si registra per i pensionati, : a fronte di un aumento del reddito del 28, 67% (da 177, 3 mld del 2003 a 228, 2 mld del 2010), si registra un aumento dell'imposta del 41, 33% (da 25, 2 mld a 35, 6 mld).Una situazione inaccettabile in uno scenario che vede già i salari dei lavoratori italiani tra i più bassi nei paesi a capitalismo avanzato.

Il contributo Irpef dei lavoratori autonomi, invece, registra una lieve contrazione passando dal 6, 34% del 2003 al 6, 17% di sette anni dopo. Mentre la percentuale del reddito sul totale cresce lievemente, passando dal 4, 19% al 4, 33%. Significativa la forbice anche per il lavoro dipendente che, a fronte di una crescita del reddito del 21, 37% (da 344, 5 mld del 2003 a 418, 1 mld del 2010), fa registrare un aumento dell'imposta del 25, 71 (da 64, 8 mld del 2003 a 81, 5 mld del 2010). Per contro il lavoro autonomo presenta un andamento inverso, con una maggiore crescita del reddito rispetto all'imposta. A fronte di un reddito che sale del 25% (da 27, 4 mld del 2003 a 34, 2 mld del 2010) l'imposta sale del 22% (da 7, 5 mld del 2003 a 9, 2 mld del 2010).

E' evidente come questa radiografia indichi un sistema fiscale basati su espliciti criteri di classe che sottrae reddito ai lavoratori e agli ex lavoratori e lo trasferisca al capitale. Una tendenza rafforzata, tra l'altro, dalle scelte recenti in materia di imposte locali e tariffe.

Stefano Porcari

16/05/2012 www.contropiano.org

 
 
 
 

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G8 GENOVA 2011/ UN LIBRO ILLUSTRATO, MAURO BIANI

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Giorgiana Masi

Roma, 12 maggio 1977

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