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...fini la comédie

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Messaggi del 08/01/2012

C'era una volta Sherazade... e c'è ancora in qualche parte del mondo..

Post n°211 pubblicato il 08 Gennaio 2012 da g1b9

 

Buonasera Liliana, entrare qui è sempre una gioia, dopo l'ansia dell'attesa, ritrovare te, la tua ospitalità , l'affetto, l'aria di amicizia. Ringrazio  te, gli amici redattori, gli amici del blog per questa opportunità di godere la vostra compagnia.

 

 

Vi parlerò dei problemi dell'universo femminile, questa umanità numerosa, che in molte culture orientali continua a vivere condizioni  inaccettabli  in questo terzo millennio. Queste  donne che, come Sherazade, la voce narrante de"Le mille  e una notte" devono reinventarsi per sopravvivere in una società che la costringe a vivere una vita di semplice utilità al servizio dell'uomo...

  

                                                                                    

 

 

 

 

 Le donne arabe vivono da sempre una condizione di vita molto diversa dalla nostra , di donne occidentali , padrone della loro vita, indipendenti, capaci di affrontare la vita anche da sole,nel loro paese oppure dovunque decidono di realizzarsi come donne ed anche professionalmente.Dovunque, ma specialmente nei loro paesi, esse sono sottoposte all'autorità maschile, che prima è il padre, poi i fratelli. In seguito lo diventerà il marito, scelto quasi sempre dalla famiglia, spesso nemmeno gradito alla donna.Questi decidono per loro ogni cosa, le  puniscono per ogni piccola mancanza ed arrivano persino ad ucciderle per mancanze che , a loro vedere,ledono l'onore della famiglia,mentre in occidente sono cose banalissime. Inutile parlare di libertà personali, come uscire sole, vestirsi come desiderano,ed altre piccole cose che per noi sono la normalità. In alcuni paesi arrivano ad impedire loro di  andare  a scuola, tenendole nella più profonda ignoranza,  in altri è impedito di lavorare, di guidare l'auto, in alcuni ancora non hanno diritto di votare. Succede che se l'uomo uccide la donna rimane quasi sempre impunito, mentre una donna ,che ammazza il marito, viene condannata a morte. Paragonare la vita di una donna a quella di un animale , mi sembra logico . Mi attirano da sempre gli spiriti liberi, forti, quelli che si battono per cose solo semplici in apparenza, ma che hanno radici profonde in culture  che si tramandano, immutate, da secoli. Quando mi è capitata l'occasione di assi stere ad un incontro con una di queste persone, ne ho approfittato. Ora vi racconto questa esperienza

        

 

 Joumana    Haddad è una giornalista e scrittrice libanese che si impegna da anni  a cercare di svegliare nelle donne arabe la voglia di riscatto da tutti quei compromessi, quei clichè che le hanno annullate nella loro dignità di esseri umani prima e di donne poi. Inoltre ,vivendo spesso in Occidente, si è resa conto di come le donne dei nostri paesi , invece abbiano bisogno di riappropriarsi  di tutto quanto di loro stanno svendendo ai nuovi sultani . Per quattro soldi di pubblicità si trasformano in schiave volontariamente. Joumana ha scritto un libro. "Ho ucciso Sherazade" Racconti di una donna molto arrabbiata, in cui spiega tutti questi concetti...

 

 

Voglio presentare un brano da questo libro, che ho ascoltato dalla voce dell'autrice,e che mi ha colpito molto e mi ha dato modo di riflettere:

 

 

Io sono il sesto giorno di dicembre 1970, poco dopo le dodici, sono  l'ora delle urla di mia madre che mi dava vita, il suo grembo che mi lascia affiorare. Sono lo schiaffo del medico che mi rianima, ogni schiaffo successivo che provò la rianimazione mi distrusse. Sono gli occhi della famiglia su di me, gli sguardi del padre, del nonno, delle zie, sono tutti i loro possibili scenari, sono  i sipari aperti, i sipari gelati, e le mura che dietro di essi verranno. Sono le aspettative, i sogni falliti ed i vuoti sospesi al  mio collo, come amuleti. Sono lo stretto cappotto rosso che  mi  faceva piangere e ogni costrizione che mi fa piangere ancora. Sono la bambola dai capelli scuri e gli occhi di plastica. Sono quella bambola respinta, che rifiutai di cullare. Sono il triste buco nelle calze che continua a guardarmi come il rimprovero di Abele nella mia anima.Sono le tabelline che non ho imparato fin'ora. Il due che si somma ad uno, sempre ad uno.Sono la teoria delle mie curve che non si uniscono mai. Sono il mo credere ,da bambina ,che la terra girasse attorno al mio cuore ed il mio cuore attorno alla luna. Sono la bugia di Babbo Natale, che ci credo ancora, sono la bugia di Dio a cui non credo più. Sono l'astronauta che sognavo di diventare, le rughe di mia nonna che si è suicidata, la mia fronte posata sulle sue ginocchia assenti. Sono colui che mi ha fatta piangere facendomi innamorare ancora di più. Sono il ricatto, il mio vizio inaugurale e sono la guerra. Sono il silenzio che ho imparato  ed il silenzio che non ho imparato fin'ora. Sono colei che cerca il suo cacciatore, ma non trova il suo cacciatore. Sono colei che non sono adesso, tutte le cose, le persone che ero ieri, che sarò domani, che compongono, scompongono e ricompongono me !!!!

 

Parole di una femminista? No. La penna di Joumana esprime una sensualità che non scade nella volgarità e una femminilità che non lascia spazio al femminismo. Pur affrontando temi "profani", il sacro è trattato con rispetto. "Non sono una femminista. Sono una funambola sul filo dell'arte. So che cadrò, ma so che mi risolleverò. Una persona che si arrende al proprio destino è una persona che mi ferisce. Io voglio realizzare i miei sogni. Sono cresciuta in una famiglia tradizionale. Mia mamma diceva  che io sono nata stufata."

E in effetti Joumana è stufa di tante cose, però reagisce, è curiosa, ha voglia di libertà. Soprattutto crede nei valori umanistici del mondo arabo ed è persuasa che la libertà sia un valore intrinseco alla sua cultura. Secondo il suo paradigma la libertà è il frutto di un processo di emancipazione culturale: "La libertà la si acquista prima nella testa, poi nelle'espressione e poi nelle azioni. La letteratura non politically correct aiuta ad essere liberi". Di politica e di religione non ne ha voluto parlare tanto. "Quello che vediamo oggi nel mondo arabo sono solo incidenti. Certe situazioni e certi protagonisti non ci rappresentano. Con Dio poi, ho un rapporto complicato. Litighiamo spesso. A livello sociale le religioni,(Joumana è cristiana) hanno fatto cose terribili. E' il desiderio che fa muovere le montagne. Non la fede"

 

 

 Un grande abbraccio per tutti voi! Grazie!

Giovanna

 

 

 
 
 

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