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...fini la comédie

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Messaggi del 18/01/2012

STORIA DI MARTA

Post n°217 pubblicato il 18 Gennaio 2012 da ofelia770

E sono di nuovo fra voi, amici carissimi.
E come la prima volta provo una fortissima emozione.
Sarà perchè questo luogo suscita sempre emozioni, e forse un poco anche per la storia che sto per narrarvi.
Questa volta, vi porto nel mio mondo lavorativo, un mondo dove la gioia e la sofferenza convivono. Dove le vittorie e le sconfitte sono sorelle. Vi porto nel mio ospedale.
L'anno scorso venne da me una ragazza, ed è di lei che stasera voglio parlarvi. Di una ragazza di venti anni che ha messo l'amore davanti alla sua stessa vita.

Questa, amici miei è "la storia di Marta". Il video è dedicato a lei.

Con infinito affetto.

Daniela

 

 

 

 

Marta è un nome fittizio. Ma la sua storia è reale e tragica.

Circa un anno fa venne da me una ragazza di ventidue
anni, alla quale era stato riscontrato un cancro dell’utero
già in forma avanzata.

Era stata operata e le avevano asportato l’utero.
A ventuno anni, Marta già sapeva che se ne fosse uscita
viva, non avrebbe mai potuto avere figli.
Erano seguiti cicli di chemioterapia che l’avevano
debilitata, distrutta sia fisicamente che psicologicamente.

Non solo si sentiva privata del suo diritto di
donna di concepire una nuova vita, ma si sentiva anche
privata della sua femminilità, di quelle piccole cose che
sono importanti a tutte le età, ma che a venti anni
sono fondamentali.

La perdita dei capelli, la pelle disidratata, tesa su un
volto che aveva perso ogni espressività, su un corpo
sempre più magro…

Venne da me quando dopo tante cure effettuate,
gli esami praticati mostrarono che il cancro non
era stato debellato, ma che aveva colpito altri organi.
La rivedo davanti a me, quando arrivò la prima
volta, accompagnata da Marco, il suo ragazzo che non
l’aveva mai abbandonata. Piccolina di statura, con
grandi occhi castani colmi di disperazione.
”Mi aiuti per favore! Nessuno mi ascolta!!
Vogliono che io continui con la chemio…ma io non
ne posso più. La “bestia” mi sta divorando dentro..
lo sento! Voglio essere operata. Voglio risolvere il
problema…o non farò niente più!”

Parole confuse, sofferenza, scoraggiamento…tutto

in quello sguardo.

Così iniziò il nostro rapporto.

Trascorsi giorni e giorni a studiare le sue cartelle

cliniche, soffermandomi sull’intervento che aveva

subito, sugli esami derivanti dai tessuti analizzati.

Studiai le TAC, le Risonanze Magnetiche praticate,

le cure a cui era stata sottoposta

Non mi reputo migliore di altri, ma magari qualcosa


poteva essere sfuggito, e se volevo aiutarla davvero,


dovevo avere tutti gli elementi per farlo.

La tenni ricoverata due settimane.

In quei giorni ricominciammo da zero.

Tutti gli esami, tutte le visite, le consulenze necessarie.

La situazione era gravemente compromessa, ma

nonostante questo, io decisi che avrei provato

ad aiutarla. Avrei cioè sottoposto Marta ad un altro

intervento chirurgico.

Marta era sola. I suoi genitori erano morti da anni,

non aveva fratelli, né sorelle. Solo una vecchia nonna

che non era in grado di prendersi cura di lei, poiché

necessitava essa stessa di cure e di attenzioni.

Marco era il suo unico appiglio, il suo stimolo a

continuare a vivere, il suo ragazzo un po’ strano,

un artista di strada, dall’abbigliamento quanto meno

stravagante, ma che l’amava sinceramente.

Mi facevano tenerezza solo a guardarli.

Lui che cercava di farle coraggio, lei che gli nascondeva

i dolori che provava, e che pure spesso, erano

lancinanti, ma Marta cercava di mostrarsi forte

e coraggiosa

Fu questo a conquistarmi, più di qualsiasi altra

cosa, desideravo aiutare quella ragazza.

Nelle settimane che trascorse in ospedale, nelle lunghe
ore di solitudine e di paura, quando Marco non le
era vicino, l’unica sua distrazione era ascoltare musica.
Diceva che la rilassava, che la portava indietro
nel tempo, quando era una ragazza come tante,
quando poteva ballare, cantare, sognare..
Marco le portò un PC portatile.

Non poteva collegarsi ad Internet, ma io le diedi

una penna USB dove avevo copiato le musiche

che più immaginavo le potessero piacere.

Poi un giorno, su quella penna le copiai i miei video.


Marta ne rimase incantata. “E’ come vedere un film!”
mi diceva entusiasta.

Naturalmente i suoi video preferiti erano quelli romantici.
E così, la settimana scorsa, giungemmo al giorno dell’intervento.

Lei era serena. Mi disse: “Questa è la mia ultima
chance. Se mi va bene, posso tornare a vivere..
posso pensare a un  futuro con Marco.

Se non va bene…per lo meno ho tentato.”

“Marta, io farò tutto il possibile. Lo sai.

Ma tieni presente che potrebbe non essere

risolutivo…e non dimenticare le complicanze

che questo intervento ti porterà.

Sei davvero consapevole di tutto?

Ti ho spiegato tutto quello che può accadere?

Sei davvero sicura di voler tentare?”

“Assolutamente si. Ma prima di entrare in sala

operatoria vorrei dirti alcune cose….”

Mi sedetti sul letto accanto a lei.

“Ti ascolto, Marta. Cosa  vuoi dirmi?”

”Marco….lui soffrirà se le cose non andassero

bene…io gli ho spiegato che è ciò che voglio,

ma lui, pur di avermi ancora con sé, pur di vedermi

viva, non vorrebbe rischiare, vorrebbe che io

continuassi con quella maledetta chemio..

che forse mi allunga un poco la vita,

ma che mi distrugge completamente.

Vorrei che lui capisse che questa è la “mia scelta”.

E che se io non ce la facessi, lui non deve rimpiangermi ma ringraziare per i giorni che abbiamo avuto, e poi ricominciare a vivere…”

“Marta! Ma queste non sono cose che posso dirgli io!

Sono cose vostre private. Io posso parlargli per

spiegargli esattamente l’intervento che effettueremo

e le conseguenze che ne deriveranno…di più…non posso”.

Lei assentì e sorrise.

La salutai abbracciandola stretta.

”Ci vediamo in sala operatoria, piccola!”

Mentre stavo uscendo dalla sua stanza, lei  mi richiamò.
”Me lo fai un regalo?”

“Dimmi cara, cosa posso fare per te?”

”Me lo fai un video? Uno tutto per me?

Un video dove ci sia l’amore che io e Marco proviamo l’uno per l’altro, dove ci siano i miei momenti bui..il dolore…un video con Marco

che rimane solo, ma che comprende che

alla fine tutto ricomincia…

ho già scelto la musica.”

In quel momento le avrei promesso qualsiasi cosa.

Le sorrisi e le dissi che avrei fatto un video meraviglioso dedicato a lei, ma dove ci sarebbe stato l’amore che trionfava sul male..

Lei sorrise contenta.

In Sala operatoria eravamo tutti consapevoli

che in quel momento si stava decidendo del futuro
di una ragazza di venti anni.

Non vi descriverò l’intervento. Impossibile, e per i

non addetti ai lavori, anche incomprensibile.

Ma posso dire quello che trovammo.

In gergo la chiamiamo “pelvi congelata”.

In parole povere significa che il cancro aveva invaso tutto l’addome, infiltrandosi ovunque e rendendo impossibile intervenire.

Aprire e chiudere.

Tutto quello che potemmo fare.

Io non ebbi il coraggio di parlare con Marco.

Lasciai che fosse un mio collega a farlo.

Marta è morta ieri sera.

Fino all’ultimo ha tenuto la mano di Marco stretta fra le sue.

Io sono rimasta accanto a lei. Non potevo lasciarla.

Lei era rassegnata. Non soffriva.
 
I suoi occhi erano limpidi. Poco prima della fine si è voltata verso di me e ha mormorato:

”Dottoressa! Ricordati il mio video…mettici Marco che è triste…per un po’…

ma che poi ricomincia a vivere…”

Il suo ragazzo piangeva e la teneva stretta.

Poi sono venute le ultime ore. Le più terribili.

Quelle in cui avverti che lei se ne sta andando…
via per sempre.

Questa è la storia di Marta.

Una delle tante fra quelle che mi capitano tutti i giorni.

Ma è anche la storia di una ragazza coraggiosa che ha pensato di più al dolore del suo amore piuttosto che al suo.

Farò questo video.

Sarà il mio omaggio a questa ragazza che mi era entrata nel cuore, che ho tentato di salvare e non ci sono riuscita.

Una sconfitta che fa male.

Passeranno i mesi prima che io riesca a dimenticare Marta, i suoi occhi, le sue canzoni, il suo immenso amore per Marco, la sua dignità nella morte.

 



 
 
 

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