...fini la comédie
il est temp de rouvrir le rideau...*Blog dedicato all'arte ed alla cultura in ogni sua sfumatura....Una redazione forte e solidale pronta a postare con gusto e conoscenza. Uno scrigno di solidarietà, di stima e di affetto*
""...fini la comédie""
Sfogliando le pagine che ognuno di noi ha scritto con la penna
del proprio cuore, troverai impegno, rispetto e solidarietà..
gioco, risate e mille sorrisi...abbracci ed amicizia vera...
In questo scrigno sono custoditi centinaia di post scritti
da tutti i redattori che si sono susseguiti in cinque anni di incessante attività.
Oggi la redazione ha abbassato il sipario, ma come tatuate nel cuore
rimangono indelebili tutte le nostre emozioni...
Grazie a tutti, Liliana
(12 novembre 2015)
...fini la comédie...quando il blog è,
oltre che informazione, dialogo e anche cultura
ciao gino ( avvbia )
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L'amico
Sembrerà banale, sembrerà strano,
ma senza amici non se va lontano.
Qui c'è da chiarì però na situazione,
l'amici veri so pochi, nun so un milione.
Amico non è quello che tutti i giorni te chiama,
e manco quello che lo fa ogni settimana.
Amico è quello che pure se non senti,
pe te se farebbe spaccà tutti i denti.
Amico è quello per cui provi amore,
sia omo o donna, lo guardi cor core.
Te fa piacere sapè soltanto,
che pure si non c'è te sta sempre affianco.
Magari lo vedi solo un giorno all'anno,
ma quanno lo ncroci te viene l'affanno.
A lui dije tutto, i segreti più oscuri,
potesse morì nun lo dirà manco ai muri.
(da web)
Gli amici sono l'ingrediente fondamentale della felicità.....
Il mio amico virtuale è diverso....
egli non guarda nei miei occhi, egli vede il mio cuore!
.....forse tu non sai, ma quando mi parli,
quando giochi con me....
quando mi ascolti, quando mi vuoi bene
eserciti il nobile compito di un amico reale....
Messaggi del 13/02/2012
Post n°234 pubblicato il 13 Febbraio 2012 da Illywirin
Cari amici per questo mio nuovo post, mi sono ispirato a una storia realmente accaduta che ho appreso facendo ricerche sul Tibet. Voi ne conoscete l'aspetto spirituale, ma come ogni moneta... anche il Tibet ha due facce...
Sadhu Sundar Singh capì che era stato condannato a morte. Si ritrovò abbandonato nudo, in fondo a un pozzo asciutto, con il coperchio sigillato. Provava fitte lancinanti a un braccio; un colpo di bastone per poco non glielo aveva fracassato. Peggio ancora, si ritrovava disteso su un mucchio di cadaveri in putrefazione, le vittime che l'avevano preceduto nella lenta agonia , poi inflitta anche a lui. Per meritare quella fine,Sundar non aveva fatto altro che predicare il Vangelo. Al colmo della disperazione, ripetè le parole del Maestro: "Dio mio, perchè mi hai abbandonato?" Poi, la terza notte della sua atroce prigionia, udì un cigolio dall'alto. qualcuno apriva la botola del pozzo: Sundar udì girare una chiave nella serratura e il coperchio si sollevò. Una voce gli disse di afferrare una corda. Il prigioniero, quando una fune giunse alla sua altezza, infilò un piede nel cappio e venne issato verso la libertà. Disteso a terra , il dolore di colpo scomparso, Sundar udì che il coperchio del pozzo veniva di nuovo abbassato e chiuso a chiave. Quando però si volse per ringraziare il soccorritore, non vide nessuno. Così Sundar ringraziò Dio per la sua inspiegabile liberazione. Nato da una famiglia Sikh del Punjab nel 1889, odiava tanto il cristianesimo che all'età di 15 anni, denunciò i missionari del villaggio natale e in pubblico diede alle fiamme una Bibbia. Tre giorni dopo,ebbe una visione in cui gli apparve Cristo. Da allora predicò il vangelo in veste di Sadhu cristiano. Dopo diversi mesi trascorsi in India, portò il suo messaggio nel vicino Tibet. In questo paese non fu certo ben accolto e nella città di Rasar, la sua predicazione irritò il Lama, che lo fece condannare a morire di fame nel pozzo, proprio quello da cui fu misteriosamente estratto. appena ripresosi dalla disavventura Sundar ricominciò a predicare. Fu nuovamente arrestato e trascinato davanti al Lama.
Questo respinse irato la versione di Sundar e dichiarò che qualcuno doveva aver rubato al chiave del pozzo, ma la chiave ..era al solito posto, appesa alla cintura del Lama stesso, e questi restò per qualche istante senza parole per la sorpresa. Poi ordinò a Sundar di lasciare Rasar, per timore che un dio potente come il suo avrebbe inflitto qualche punizione esemplare alla città. il missionario se ne andò in pace, con la fede rafforzata dalla certezza che come Pietro tanti secoli prima, anch'egli era stato miracolosamente liberato.
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