Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Ottobre 2014

Il Lysoneuro non è uno scherzo!

Post n°399 pubblicato il 31 Ottobre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Prima di iniziare voglio solo dirvi che il Lysoneuro non è uno scherzo. Indipendentemente da quanto leggerete sappiate che è esistito veramente e costava la bellezza di 1100 Lire degli anni Cinquanta.

Il Lysoneuro del Laboratorio Prodotti Farmaceutici Braglia era l’opoterapico definitivo, da impiegare nei ritardi della crescita, depressione associata o meno a comportamenti nevrotici, ansia, complicazioni di indole psicastenica e depressiva, neurastenia sessuale, e sindromi involutive mentali senili.

L’opoterapia è una pratica antichissima, già conosciuta agli antichi Romani, e si basa sulla somministrazione al malato di organi animali, analoghi a quelli da curare nel paziente.  Con questo metodo terapeutico si intendevano trattare le insufficienze funzionali di ghiandole e altri organi, come reni e fegato, somministrando i succhi prelevati dall'organo o dalla ghiandola omonima di un animale.
Il trattamento comunque aveva un’efficacia molto limitata, e fino alla scoperta degli ormoni e delle loro funzioni, gli opoterapici rimasero un punto saldo nel trattamento di svariate patologie legate alla crescita dei bambini,  alle patologie nervose e a disfunzioni sessuali.

Il Lysoneuro infatti, era a base di estratti di organi animali che avrebbero coperto tutto il range patologico descritto sopra: cervello, feti, testicolo e surrene corticale.

La spiegazione della scelta degli ingredienti è già data dalla stessa scatola:

Sulla nutrizione, e quindi sull’attività del cervello, esplicano azioni spiccate gli estratti cerebrali ed ormoni diversi, soprattutto delle gonadi e delle capsule surrenali.

Le malattie o le disfunzioni epatiche deprimono l’attività cerebrale, mentre la normale attività epatica è condizione del funzionamento armonico ed equilibrato dei centri nervosi.

Partendo da ciò il Laboratorio Prodotti Biologici Braglia ha preparato il Lysoneuro.

Il lisato di cervello è quantitativamente e qualitativamente il componente principale del Lysoneuro.
I lisati di testicolo, della surrenale, dei feti, esplicano un’azione sinergica, tonica sull’attività delle varie glandole, ed hanno perciò un’azione sull’organismo nel quale attivano il ricambio e stimolano l’attività sessuale, depressa in pazienti affetti da sindromi neuroasteniche , in parte effetto e in parte causa della neurastenia.


Ecco la foto della scatola:

Lysoneuro

Misura 10 cm x 11,7 cm x 2,4  e risale agli anni Cinquanta del Novecento. La posologia prevedeva una o due fiale al giorno per via intramuscolare a seconda della gravità del paziente per un periodo di 20 – 30 giorni. Considerato che una scatola conteneva sei fiale e costava 1100 Lire, non era una cura per tutti, anche se piuttosto normale da trovare in una farmacia.

Il Lysoneuro deve però far riflettere: oggi tutti noi ci lamentiamo delle moderne industrie farmaceutiche, assetate di sangue e denaro, ma senza la ricerca da esse svolta nello sviluppo di nuovi farmaci efficaci, infatti la ricerca scientifica è decisamente diversa da come è descritta da Mistero o dai complottisti di turno, staremmo ancora ed iniettare estratti di organi e feti animali, nella speranza di una ipotetica guarigione. Insomma, la nostra farmacia non si sarebbe mossa dall’antichità classica e dall’opoterapia.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

L'Aspirina di Don Camillo

Post n°398 pubblicato il 30 Ottobre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Come da consuetudine, ecco il link all'articolo scritto per Deliri Progressivi: basta cliccare qui per essere indirizzati al sito. Questa volta tocca a Don Camillo e Peppone, argomento che io conosco piuttosto bene, e chi mi segue da un po' sa il perchè.

Aspir

Ps. ricordatevi di andare sulla pagina Facebook per scegliere il farmaco che volete per Halloween!

 
 
 

La "carta" farmaceutica

Post n°397 pubblicato il 21 Ottobre 2014 da lafarmaciadepoca
 

Apro questo breve intermezzo per ricordare che la farmacia di ieri non è solo scatole e flaconi, ma anche moltissima “carta”.

Oggi abbiamo ospiti alcuni oggetti cartacei le cui foto mi sono state inviate nuovamente da Giuseppe C., e offrono un piccolo assortimento di alcuni volumi più che necessari in qualunque farmacia.

- La Farmacopea

La farmacopea è uno dei testi normativi più importanti in qualunque farmacia: essa regola molti aspetti differenti della gestione dell’esercizio, come metodi di preparazione o formulazione dei medicinali, controllo della qualità degli stessi, fornisce un elenco delle caratteristiche delle componenti farmaceutiche suddividendole in categorie, e l’immancabile e doveroso aspetto legale della vendita di alcune categorie di medicinali.

Quella in foto è una farmacopea del 1929, quinta edizione.

Farmacopea


Farmacopea



- Il registro dei veleni

Il registro dei veleni divenne uno tra i libri più importanti della farmacia dall’epoca dell’avvelenamento di Bradford in cui rimasero intossicate più di 200 persone, causa caramelle di zucchero “allungate” con arsenico.
In esso vanno annotate le generalità dell’acquirente (nome, cognome, domicilio, e professione) e caratteristiche del veleno venduto ( qualità, quantità e prezzo), per tenere traccia dell’acquisto. In Italia il registro dei veleni fu introdotto nel  1934.

 

Registro veleni



- Le ricette

Gelosamente custodite e tramandate di generazione in generazione, le ricette sono il vero “centro vitale” delle farmacie.
Quella in foto è una ricetta per lo sciroppo di china rossa (Cinchona Succirubra Pav. et Klotsch), un rimedio contro gli stati malarici e febbrili.

China



Nonostante la china gialla fosse più economica da reperire, in alcuni casi poteva essere affiancata o addirittura sostituita dalla china rossa, in quanto quest’ultima possiede una varietà di alcaloidi più ampia, qualità preferibile in campo farmaceutico, soprattutto in un periodo storico in cui poco si sapeva circa l’azione farmacologica del chinino.


Grazie per aver letto il post e grazie a Giuseppe C. per avermi inviato le foto!

 
 
 

La Tintura di Assenzio Mantovani

Post n°396 pubblicato il 13 Ottobre 2014 da lafarmaciadepoca
 

“Siano cauti quelli che devono servirsi della Tintura suddetta, in mandar persone Fedeli, che vengino alla Speciaria prescritta, ove si dispensa con la insegna sopra la Bozzetta, simile alla impressa nella presente Ricetta, e sigillata con cera spagna con nostro Sigillo del Redentor, per evitare qualunque fraude, che pregiudicasse l’Infermo, et il rimedio. Vivi sano”

Prendo in prestito queste parole da un volantino pubblicitario del settecento per introdurre uno dei farmaci italiani più antichi, cioè la Tintura d’Assenzio della Farmacia Girolamo Mantovani di Venezia.

Anche se nell’immaginario collettivo l’assenzio è sicuramente l’alcoolico legato al decadentismo e ai poeti maledetti, sappiate che già da metà Seicento iniziarono a diffondersi in Europa delle bevande “medicamentose” all’assenzio. Baudelaire, credevi di essere il primo, eh?

Le prime tracce della Tintura d’Assenzio Mantovani, rimedio principe (per l’epoca!) contro i mali di stomaco e l’indisposizione, comparvero intorno a metà Seicento, all’incirca sotto il dogato di Carlo Contarini: ovviamente non era una bevanda da utilizzare come fine – pasto, bensì un medicinale vero e proprio, che durante i suoi trecento anni di presenza sugli scaffali, vantava di essere stato apprezzato da illustri personalità quali Eugenio di Savoia, Catterina Tron, Carlo Goldoni, Lodovico Manin (ultimo doge), Napoleone e George Sand.
Considerato che l’unica prova dell’utilizzo della Tintura di Assenzio da parte di personaggi importanti, è rappresentata da una pubblicità della tintura stessa, io non ci farei così tanto affidamento, ma è innegabile che il medicamento godette sempre di una certa qual notorietà, indipendentemente dalla fama dell’assenzio.

La Tintura di Assenzio Mantovani, era sì a base di assenzio, acqua distillata e alcool etilico, ma oltre al fatto di essere facilmente riprodotta ( per favore non fate i bohemiennes anche se sull’etichetta ci sono le dosi!),  tanto che già all’epoca costrinse il suo ideatore a creare una sorta di “sigillo di autenticità del prodotto”, non fu mai percepita come un farmaco da “sballo”.

Infatti nel 1931, in Italia, fu emanata una legge che poneva dei limiti alla vendita e distribuzione di assenzio, che non toccò mai i prodotti farmaceutici, tra cui la Tintura Mantovani.
Questo è dovuto principalmente al fatto che la diffusione dell’assenzio, era molto scarsa in Italia, rimanendo confinata a certi ambienti: l’alcoolismo italiano basava le sue fondamenta sull’acquavite e su altri distillati di scarsa qualità, molto più economici.

La vera fine della Tintura di Assenzio, non fu decretata da una legge contro la “fata verde”, ma dal progresso farmaceutico. Con il secondo dopoguerra arrivarono in Italia medicinali migliori contro il mal di stomaco, perciò se questo farmaco poteva essere stato il top nel Settecento, agli inizi degli anni Cinquanta, non riusciva più a resistere sul mercato.

Oggi l’assenzio è nuovamente legale, in quanto l’Unione Europea ha riabilitato la produzione a patto di una diminuzione della quantità di tujone presente nel prodotto. Il tujone è un terpene tossico, e nel moderno assenzio non può superare i 10 mg/l per i liquori e 35 mg /l per gli amari.

L’assenzio di Baudelaire e di Verlaine ovviamente non era così tanto controllato e regolamentato: l’uso di alcool di patate o di melassa, spesso non rettificato, contenente metanolo e la consuetudine di utilizzare il tricloruro di antimonio per imitare l’intorbidimento degli assenzi di qualità, non contribuivano certo alla creazione di un prodotto sicuro per la salute.  Infatti, le cosiddette allucinazioni da assenzio, non sono imputabili alla bevanda di per sé, ma dalle sue componenti “estranee” comunissime negli assenzi di fine Ottocento / inizi Novecento. Perciò se il vostro compagno di bevute accusa allucinazioni dopo un bicchierino di assenzio moderno, sta mentendo spudoratamente!

Ecco la foto del flaconcino e un particolare del sigillo di garanzia del prodotto:

 

Assenzio Mantovani

Particolare



Misura 7,2 cm di altezza e 5,1 cm di diametro, risale alla fine degli anni Trenta ed è ancora piena. La posologia raccomandava un cucchiaino da caffè prima dei pasti principali.

Grazie per aver letto il post e spero che continuerete a seguirmi anche per questo quarto anno!

 
 
 

La camera di conta Burker

Post n°395 pubblicato il 10 Ottobre 2014 da lafarmaciadepoca
 

L’oggetto di oggi non ha molto a che fare con la farmacia, ma darà sicuramente un “brivido” a tutti i biologi lì fuori:

Burker camera

Direttamente dalla fine degli anni Trenta una camera di Bürker per la conta delle cellule sanguigne. Generalmente viene impiegato per la conta leucocitaria, ma può essere utilizzata anche per la conta degli eritrociti, con grandissima gioia e gaudio dell’operatore, il quale nella migliore delle ipotesi si esibirà in un elenco di imprecazioni da far rabbrividire uno scaricatore portuale. Lunga vita al contacellule elettronico!

Sì, grazie al contacellule, la camera di Bürker è stata abbandonata nella quasi totalità dei grandi laboratori, soprattutto quelli ematologici, dove la necessità di processare anche più di cento campioni in pochissimo tempo, ha permesso la quasi estinzione della camera di conta al microscopio.

La scomparsa di queste tecnologie analogiche, non è però totale, infatti la camera di Bürker, rimane ancora presente nei piccoli laboratori o nelle aule universitarie, dove la necessità di operare la conta cellulare è saltuaria o legata a necessità didattiche. Infatti, l’uso della camera di conta, per quanto può essere semplice ( basta risospendere il campione, caricare con una pipetta la camera, apporre il vetrino, contare le cellule, ed applicare una formula), non è affatto comoda in termini di ripetibilità su vasta scala, a meno che non si disponga di molte camere di Bürker e di uno stuolo di assistenti di laboratorio, pronti a pulire e a caricare le camere.

Grazie per avere letto il post! Come sapete il 13 di questo mese sarà il quarto anno di blog, così vi chiedo come volete festeggiare, se con il farmaco simbolo del dopoguerra, cioè lo Streptosil Angelini o con l’Assenzio della farmacia Mantovani. Fatemi sapere il post che più desiderate nei commenti o sulla pagina Facebook! Avete tempo fino a domenica sera!

 
 
 

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