Creato da lafarmaciadepoca il 13/10/2010

La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi di Luglio 2015

Fosforo Glutammico

Post n°438 pubblicato il 31 Luglio 2015 da lafarmaciadepoca
 

Ricordo di aver già parlato dei prodotti De Angeli, ed in particolare del Fosforo Semplice, ebbene, oggi ho deciso di integrare il tutto con la scatola del Fosforo Glutammico.

Si partiva dalla base del Fosforo semplice a cui era aggiunto acido glutammico, una molecola che ha importanti funzioni a livello de sistema nervoso.

L’acido glutammico per attraversare la barriera ematoencefalica deve essere convertito in glutammina, ed una volta penetrato all’interno delle cellule nervose, ecco che sarà riconvertito in acido glutammico ed impiegato nella sintesi proteica, oppure utilizzato per la produzione di GABA, un neurotrasmettitore con funzionalità eccitatoria.

Questa funzione, è alla base del funzionamento sinaptico riguardante le aree cognitive a lungo termine e quelle dell’apprendimento, e recentemente si è visto come un accumulo di GABA sia correlato ad alcuni quadri patologici tipici di patologie neurodegenerative come l’Alzheimer caratterizzati dalla perdita progressiva di memoria.

Non state comunque a spaventarvi: in condizioni normali, un individuo sano non accumula GABA. Esso, come molti altri neurotrasmettitori, una volta che ha completato  la sua funzione viene riassorbito dalle cellule oppure degradato!

Ecco la foto della scatola:

Fosforo Glutammico

Misura 15,2 cm x 5,5 cm x 2,7 cm e risale agli anni Cinquanta / Sessanta del Novecento. La dose era di 3 – 6 cachet al giorno per gli adulti e di 2 – 4 per i bambini.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Le Pastiglie al Tridace della Farmacia Stragiotti

Post n°437 pubblicato il 24 Luglio 2015 da lafarmaciadepoca
 

Le pastiglie per la tosse a base di tridace non erano un’esclusiva della Paneraj di Livorno: nella prima metà del Novecento, infatti erano presenti sul territorio italiano anche altre “variazioni sul tema”, decisamente meno conosciute al grande pubblico.

Ne sono esempio le Pastiglie contro la Tosse al tridace del Premiato Laboratorio Farmaceutico Guido Stragiotti, attivo fino al 16/09/1974, quando fu oggetto di una revoca dell’autorizzazione a produrre specialità medicinali.
La farmacia con annesso laboratorio fu fondata da Guido Stragiotti, la cui opera fu poi continuata dal figlio Michelangelo (classe 1913 scomparso nel 1985), ultimo Stragiotti a dirigere la farmacia: oggi infatti è ancora attiva, ma i gestori sono cambiati.

Per chi non mi avesse seguito assiduamente nell’ultimo periodo ricordo che il tridace è ottenuto dalla spremitura dei fusti defogliati di alcune specie del genere Lactuca, ed ha effetti psicotropi, i quali rallentano il riflesso spinale della tosse “intontendo” i neuroni, e sì, confermo che al genere Lactuca appartiene anche la L. sativa, quella che noi comunemente mangiamo condita con olio e aceto. E la gente si ostina a sostenere che l’insalata sia un cibo “piatto”!

Ecco la foto della scatola:

Pastiglie tridace

Misura 10 cm x 4,6 cm x 1,5 cm e risale agli anni Venti / Trenta. La posologia raccomandava da 6 a 10 pastiglie al giorno.

Grazie per aver letto il post!


 
 
 

Vitamina C Vita

Post n°436 pubblicato il 23 Luglio 2015 da lafarmaciadepoca
 

 

Sempre per continuare il discorso integratori vitaminici, oggi vi vorrei presentare la Vitamina C della torinese Vita Farmaceutici.

Di questa industria farmaceutica si sono perse quasi tutte le tracce: di per certo si sa che è stata ubicata in via Cernaia 20 a Torino fino agli anni Settanta, per poi spostarsi in via Boucheron 14 all’inizio degli anni Novanta. Alla fine del decennio non è più presente alcuna traccia se non le scatole dei suoi prodotti.

I flaconcini di Vitamina C non sono molto diversi dalle pastiglie orosolubili che possiamo trovare noi in commercio, solo ed esclusivamente vitamina C, o per essere oltremodo fini, acido ascorbico.

La storia dell’acido ascorbico va a braccetto con quella di una particolare patologia, lo scorbuto, una forma di avitaminosi che in passato colpiva duramente i marinai.

La vitamina C è alla base di molti processi biochimici, come la produzione di collagene (una molecola responsabile dell’integrità dei tessuti connettivi), della dentina, facilita l’assorbimento del ferro ed è indispensabile per la guarigione di ferite ed ustioni.

La bassa disponibilità di collagene si traduce in vasi sanguigni deboli, facilmente danneggiabili con conseguente emorragia ed anemia sideropenica. Nel passato lo scorbuto era una delle cause di morte più frequenti nei marinai, fino a che tentativo dopo tentativo, si arrivò alla conclusione che per prevenire la patologia era necessario assumere particolari cibi, come limoni, ed arance.

Nella marina del Settecento e dell’Ottocento, ovviamente non si sapeva nulla dell’acido ascorbico: occorrerà arrivare fino al 1912, quando  Casimir Funk ipotizzò, che molte malattie (tra cui lo scorbuto) dipendessero da mancanza di specifiche vitamine.

La correlazione divenne poi lampante nel 1933, quando Joseph Svirbely e Albert Szent-Gyorgyi Von Nagyrapolt isolarono l’acido ascorbico, permettendo una serie di test con la molecola pura, che porteranno all’individuazione di particolari vitamine dette “essenziali” (o idrosolubili, non accumulate dal corpo umano)  che non vengono prodotte da tutte le specie animali, la cui carenza poteva portare a stati patologici.

Ecco la foto della scatola:

 

Vitamina C

Misura 13 cm x 8,3 cm x 2,2 cm e risale agli anni Cinquanta / Sessanta. La scatola contiene 6 flaconcini da 10 cc, segno che qualche bambino/a all’epoca non voleva assolutamente saperne di prendere le sue vitamine.

La scatola doveva essere venduta dietro ricetta medica, e la posologia raccomandava l’assunzione di due flaconcini al giorno, salvo diversa indicazione.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Benutrex

Post n°435 pubblicato il 17 Luglio 2015 da lafarmaciadepoca
 

Fortunatamente i farmaci come il Benutrex, oggi non sono più all’ordine del giorno, ma in passato gli integratori di vitamina B erano molto più diffusi di quanto si pensi.

Il Benutrex della olandese Organon, era sotto forma di fiale iniettabili: una contenente il complesso di vitamina B1, B2, B6, e B12 insieme a vitamina PP (pellagra preventing), vitamina W (acido pantotenico) e paraidrossibenzoato di metile (conservante utilizzato in cosmetica), mentre la seconda conteneva estratto epatico, acetato di sodio (come tampone per il pH e negli scaldamani chimici), paraidrossibenzoato di metile (conservante)e acqua.

Per la somministrazione al paziente, il complesso vitaminico della prima fiala andava portato in soluzione con il contenuto della seconda per poi essere iniettato.
Generalmente, quando parlo di vitamine, vengo bersagliata da messaggi del tipo “ma dove posso trovare tutte queste molecole, affinché io non risulti carente?”. Ebbene, se si segue una dieta varia e bilanciata, non vi è alcuna necessità di integratori di vitamine del gruppo B, in quanto sono contenute in moltissimi alimenti.
Infatti ad oggi il Benutrex è prodotto ancora, ma è riservato a mercati di Paesi in via di sviluppo, soprattutto del Sud America, dove non tutta la popolazione ha possibilità di poter seguire una dieta completa dal punto di vista nutrizionale.

Ovviamente la formula è cambiata, così come il produttore: non è più la Organon (per l’Italia la Dott. R. Ravasini), ma la MSD del gruppo Merck & C.

Ecco la foto della scatola:

Benutrex


Misura 5,6 cm x 7 cm x 2,5 cm e risale agli anni Sessanta. La posologia raccomandava l’impiego di Benutrex nei casi più gravi di anemia, con un’iniezione da effettuarsi a giorni alterni.

Grazie per aver letto il post!

 
 
 

Enocordial

Post n°434 pubblicato il 10 Luglio 2015 da lafarmaciadepoca
 

Il post di oggi ha come tema una delle “eccellenze” italiane, che come al solito sono misconosciute dai propri connazionali: si tratta dello Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

L’idea di uno Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare nacque già nel 1832, da parte di Re Carlo Alberto di Savoia, il quale con grande lungimiranza, intuì l’importanza di istituire un laboratorio per la preparazione di preparati galenici da destinare all’esercito sabaudo.
Il primo Deposito di Farmacia Militare nacque circa ventuno anni dopo, ed era sito in Corso Siccardi a Torino: dopo qualche anno iniziò ad espandersi, fino ad arrivare alla sua massima estensione verso la fine dell’Ottocento, con la creazione di un laboratorio apposito per la produzione del chinino, il farmaco d’elezione per il trattamento della malaria. Nel 1884, cambiò denominazione, passando da “Deposito di Farmacia Militare” a “Farmacia Centrale Militare”.

Con lo scoppiare della Prima Guerra Mondiale, però i piani di ampliamento del complesso si arrestarono, in quanto la sede nella città di Torino era scomoda dal punto di vista logistico e scarsamente difendibile,  poiché troppo vicina ai confini, così si decise di spostare la produzione nella città di Firenze.

Infatti, solo nel 1931, l’allora “Istituto Chimico Farmaceutico Militare”, raggiunse quella che sarà la sua sede definitiva a Firenze nel quartiere Rifredi, arrivando ad occupare una superfice di 55.000 metri quadrati, divenendo un punto di riferimento nella produzione di farmaci non solo per l’Esercito Italiano.

L’ Istituto, infatti, ha sempre collaborato nella produzione ed invio di medicinali durante le più gravi calamità naturali, come l’alluvione di Firenze del 1966, i terremoti del Friuli nel 1976 e dell’Irpinia nel 1980, e la devastante tragedia di Chernobyl nel 1986. In quest’ultima occasione, in circa 24 ore l’Istituto produsse 500.000 pastiglie di ioduro di potassio, impiegato nella protezione della tiroide dai danni della radioattività.

Da alcuni anni, l’ora Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare, è un centro di vitale importanza per la produzione dei cosiddetti “farmaci orfani”, ossia quei preparati galenici utilizzati nella cura o nel trattamento di patologie rare, i quali spesso non sono prodotti su larga scala per via del limitato bacino di utenza, che li renderebbe prodotti in perdita per le case farmaceutiche indipendenti.
Ebbene, dovete sapere che lo Stabilimento produce ketoconazolo, mexiletina, niaprazina e tiopronina, molecole d’urto per il trattamento di stati patologici gravi, come immunodeficienze, aritmie cardiache, disturbi del sonno ed epatite cronica, che altrimenti sarebbero difficilissime da reperire e a prezzi esorbitanti. Uno dei tanti motivi di cui essere fieri del nostro Stabilimento.

Sì, quando ho definito lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare un’ “eccellenza” non stavo scherzando e vi invito a fare un giro sul loro sito a leggere il resoconto di tutte le loro molteplici attività, anche nella conservazione di alcune memorie farmaceutiche come i famosi liquori digestivi: l’Elisir di China e l’Enocordial, il famoso brandy di cui ci invia una foto il nostro caro affezionato Giuseppe C.

 

Enocordial


L’Enocordial in foto risale alla fine degli anni Settanta, ma incarna molto bene l’idea di liquore digestivo della prima metà del Novecento. Infatti, sull’onda del prodigioso Vin Mariani, tra fine Ottocento ed inizi Novecento nacquero moltissimi liquori digestivi, come il Ferro – China Bisleri, o la Tintura di Assenzio Mantovani, che sfruttavano una base alcoolica a cui poi era aggiunto un estratto vegetale, come nel nostro caso.


Grazie per aver letto il post e grazie a Giuseppe per avermi inviato la foto! 

 
 
 

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