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La farmacia d'epoca

Raccolta di scatole e flaconi di farmaci di ieri - di Giulia Bovone

Messaggi del 07/08/2014

Dedicato a tutti gli "ottocentofili" lì fuori

Post n°388 pubblicato il 07 Agosto 2014 da lafarmaciadepoca
 

 

Prima di lasciarvi per la consueta interruzione del blog di Agosto, ho deciso di pubblicare un post che renderà felici tutti gli amanti dell'Ottocento, soprattutto quelli che mi hanno fatto notare: “Giulia è un po' che non ti interessi più dell'Ottocento”.

Così finalmente ho ceduto, e complice un bizzarro ritrovamento in un mercatino dell'antiquariato, eccovi la scatola di uno tra gli strumenti di “tortura” femminili più conosciuti ed amati: il busto “igienico”.

Per quanto oggi il busto venga associato alla sfera dell'erotismo, fino all'avvento del reggiseno esso era un indumento da tutti i giorni, utilizzatissimo soprattutto nelle classi medio alte. Il suo impiego però non aumentava troppo il “valore di mercato” della donna, come sosteneva il pittore Veblein, ma causava una serie di terribili patologie nelle povere interessate che avevano dell'incredibile, e come se ciò non bastasse al corsetto si attribuiscono alcune morti veramente tragiche.

L'uso del busto nacque in correlazione alla convinzione che la donna, essendo più debole fisicamente, non riuscisse a mantenere la stazione eretta se non adeguatamente supportata da un'impalcatura esterna, dapprima metallica e successivamente in osso di balena, che attecchì nel Cinquecento.
Da quel momento esso divenne uno tra i simboli della donna di classe, o meglio del mondo benestante, in cui ogni giorno nascevano nuove etichette e convenzioni che fecero solo la fortuna di questo oggetto e non quello delle sue utilizzatrici.
L'uso continuato del busto, e i canoni di bellezza dell'epoca che volevano la vita femminile ideale di soli 40 cm di circonferenza, erano causa di malformazioni alla cassa toracica con compressione della parte inferiore dei polmoni, i quali non di rado collassavano o si riempivano di muco con lo sviluppo di un ambiente caldo ed umido dove i batteri responsabili di tisi, polmoniti e altre patologie respiratorie potevano proliferare come non mai.
A questo inconveniente se ne aggiungeva un altro non proprio trascurabile, che però giustifica la grande quantità di lassativi prodotti sul finire del Diciannovesimo secolo: il busto comprimeva le viscere rendendo le malcapitate terribilmente stitiche e inclini ad una serie di disturbi gastrici come il reflusso gastroesofageo , la nausea e conseguente mancanza di appetito.
Se già la situazione vi pare poco rosea, sappiate che è possibile peggiorare ancora: per raggiungere i 40 cm di circonferenza vita e ottenere quella figura a “clessidra” che farà girare la testa a tutti i giovanotti al ballo, il corsetto andava allacciato stretto, molto stretto, così stretto da perforarsi il fegato a causa della pressione delle costole con conseguente decesso delle poverette.
Ma la vera ciliegina sulla torta era rappresentata dalla sommatoria di quanto sopra, che portava le sventurate immancabilmente a sentirsi male e a svenire.

 

Intendiamoci: la donna ottocentesca media sveniva con una frequenza tale che mi meraviglio di come i pavimenti in gomma non fossero stati brevettati all'epoca, perché oltre agli svenimenti che “facevano fine e non impegnavano” bisognava aggiungere quelli provocati dai corsetti troppo stretti, i quali venivano indossati anche durante attività come il tennis, il ciclismo, l'equitazione e il ballo, che normalmente richiedono una certa elasticità respiratoria che raggiungeva valori minimi nel caso in cui la cassa toracica fosse compressa da stecche di balena o altro.

Dopo aver letto gli effetti collaterali del busto, sicuramente vorrete conoscere cosa pensavano i medici del tempo di questo oggetto: ebbene, la maggior parte ne era entusiasta.
L'uso quotidiano del busto sarebbe riuscito a prevenire le inversioni di utero, con conseguente attacco di isteria, ma soprattutto avrebbe “sottomesso” le donne al volere del parente maschio più prossimo, rendendole immuni a fantasticherie e altre frivolezze come il diritto di voto o l'assurda pretesa che il marito lavi i piatti.

Pochi furono quei luminari che correlarono l'eccessiva svenevolezza femminile e le malformazioni fetali all'uso del corsetto, e fino all'introduzione dei raggi X in medicina queste affermazioni non poterono avere conferma.
Perchè il corsetto fosse soppiantato in toto ci vorrà l'invenzione del reggiseno e la Prima Guerra Mondiale, infatti con la chiamata di migliaia di donne a ricoprire mansioni che prima erano svolte da uomini, si rese necessaria una maggiore libertà nei movimenti, e non solo in lavori pesanti: il corsetto lungo, di moda dalla fine dell'Ottocento non permetteva alla sventurata che lo portava di chinarsi agevolmente. Se ti si slacciavano le scarpe o ti cadeva qualcosa per terra dovevi trasformarti in un'artista del contorsionismo, oppure aspettare che venisse l'ora di andare a dormire, o ancora che la guerra finisse.

Alla fine del conflitto, le donne non ci pensarono nemmeno a ritornare ai costumi pre bellici: alcune europee avevano ottenuto il diritto di voto e il marito che lavasse i piatti, e nonostante qualche sparuto stilista cercasse di riproporre il corsetto, l'invenzione di Mary Phelps aveva ormai conquistato il Mondo, forse più del battello a vapore di Robert Fulton, suo antenato: il reggiseno entrò con prepotenza nei cassetti femminili e dopo cent'anni non ha ancora intenzione di uscirne.

Ecco la foto della scatola:

 

 

A giudicare dal modello di corsetto e dal disegno, la scatola risale a fine Ottocento / primo lustro del Novecento: si trattava di un modello piuttosto economico, con allacciatura sul davanti, infatti chi poteva permettersi una cameriera che l'aiutasse a vestirsi ne avrebbe acquistato uno con l'allacciatura sulla schiena di migliore fattura e soprattutto di eccellente “tenuta”.

Grazie per aver letto il post, spero di aver soddisfatto gli ottocentofili lì fuori e auguro buone vacanze a tutti: come al solito il blog non sarà aggiornato per Agosto, ma il servizio di consulenza e datazione delle latte rimane sempre aperto e vigile perché i veri studiosi non si fermano mai.

 
 
 

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