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mezzanotte meno dieci

Post n°570 pubblicato il 29 Dicembre 2013 da liberante

Giorno da annotare, in grassetto, maiuscolo e pure corsivo. Non avrei mai pensato che vedere la felicità di Arcangelo potesse darmi un'emozione così violenta e farmi sentire così felice da non capire più se piangere, ridere o fare tutte due le cose insieme. La loro casa è bella, semplice, raffinata, bianca, pulita, disordinata, ordinata. La loro casa sono loro due. Mio figlio e la sua donna. Sono perfetti e così diversi da essere un impasto armonioso di bianco e nero, di sfumature e contrasti, di acido e dolce. E poi la casa. Nella casa ci sono le memorie di quasi tutta la mia vita. Ci è cresciuto Maurizio dai sei anni a quando si è sposato con me. E quindi ci ha abitato sua mamma e suo papà che sono stata l'unica famiglia che ho mai avuto. Ci ha abitato Anna, mia cognata. In vari periodi di nostre crisi e relative separazioni ci ha abitato ancora Maurizio. Se ripenso alla mia vita quella casa è stata il posto in cui la famiglia si ritrovava la domenica, in cui andavo in settimana dopo il lavoro e trovavo sempre la tavola apparecchiata e una parola di affetto. Ed ora è Arcangelo che la vive con il suo amore e la sua puntigliosa voglia di realizzarsi. Sono talmente felice che non è nemmeno più felicità, ma qualcosa di molto più forte e profondo. È orgoglio perché Arcangelo è diventato l'uomo che ho sognato che fosse ed anche qualcosa in più. Non so dove ha imparato ad essere quello che è. Non credo di essere stata così un buon esempio e la mia vita disastrata e disastrosa non sono certo modelli di comportamento. E nemmeno Maurizio, per quanto comunque sia un grande uomo, ha difetti ed errori che insegnano solo ad essere esattamente l'opposto. Eppure Arcangelo è venuto fuori così. Così consapevole di sé. Ho solo paura, un fottutissima paura. Quando si prova un sentimento grande e bello come questo che tengo tra le mani la paura è che per un motivo qualunque possa cadere per terra e frantumarsi in mille pezzi. Ecco. Adesso mi coccolo questa gioia immensa, questo orgoglio smisurato e non voglio pensare ad altro. Ringrazio Dio e annuso questo inverno tiepido e bagnato con un senso di pace stupita e fiera.

 

E sorrido.

 
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DA LEGGERE

 

Antonio Gramsci "La Città Futura" (1917)   

 

" Odio gli indifferenti: credo come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani”. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e partigiano. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. E’ la palla di piombo per il rinnovatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che circonda la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scoraggia e qualche volta li fa desistere dall’impresa “eroica”. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. ".......

..... continua qui  

 

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