L'uomo ha scoperto la bomba atomica, però
nessun topo al mondo costruirebbe una trappola per topi.
Albert Einstein
IO
La notte chiedo chi sono
sono la sua insonne intimità,
profonda e oscura,
sono la sua voce ribelle.
Velo la mia realtà con il silenzio
e avvolgo il mio cuore nel dubbio.
E triste fisso lo sguardo
mentre i secoli mi chiedono
chi sono
Nazik al-Mala'ika
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Aure
Post n°431 pubblicato il 03 Settembre 2008 da lightdew
Aure di Luce lontana avvicinano nel calore del Mistero Aure d'Amore seguendo ore elette sacralità ondeggiano all'unisono ritmi e luoghi si accavallano nel Tempo attraversando corpi nel Libro unico lo scritto permane lightdew Propongo di seguito un'intervista all'artista fatta da Sara Sigona Come mai il titolo Aure? Per definire in meglio quello che non è definibile, altrimenti non saprei quale parola usare. È una citazione di Elémire Zolla, piena di riconoscenza e di amore verso i suoi testi, grande esempio di un pensiero, capace di collegare le cose nel suo stesso universo senza creare sincretismi. Aure è qualcosa completamente inafferrabile, a cui è difficile dare una spiegazione, una definizione, è una sensazione e, siccome sono una fotografa, la mia sensibilità passa attraverso lo sguardo e prende forma. Questa prima intuizione di accostamento tra le realtà fotografate è venuta dalla forma della luce, dal colore, dai riverberi, anche dall’estetica pura che porta con sé l’immagine; è già, a mio avviso personale, un segreto che talvolta non si nota, ma che spiega tante cose. Questi sono luoghi che non si incontrano, non si vuole trovare una sintesi o una prova di un approccio sincretista del tipo “ci assomigliamo tutti”, non è quello lo scopo. L’obiettivo è ridare dignità a ogni realtà, trovando qualcosa che appunto inafferrabile, sveli quello che può dire l’inconscio su di noi. In realtà questi sono luoghi di sincretismo puro e non immaginari, come nel caso dei tartari bielorussi che convivono con straordinaria leggerezza assorbendo la fede altrui …il canto polifonico degli ortodossi, la preghiera degli ebrei, sfidando il più grande tabù musulmano che vieta di toccare con la scrittura sacra la terra. Sono casi estremi. Però in ogni luogo che comunica qualcosa, come una persona che guarda e che si sofferma sul visibile, emerge ciò che si somiglia. In realtà le scelte che individuano le somiglianze arrivano dopo, perché nel fotografare non vado a cercare nessuna somiglianza, io le scopro guardando le mie foto. Cerco cosa mi piace al momento, qualcosa di bello poi quello che si assomiglia, nello scoprirlo, mi stupisce. Lontano da ogni sincretismo,
Che significa la sua frase “ci sono luoghi e momenti in cui il sacro rompe i confini”? foto di Monica Bulaj musica Israel Sarit Hadad |