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emozioni

dell'anima

 

Messaggi del 14/11/2015

Viaggio in Montenegro, дан 12

Post n°1217 pubblicato il 14 Novembre 2015 da lightdew
 

 

Troppe emozioni a ricordo di questo giorno.

Voglio continuare il mio racconto anche se il dolore esplode evidente nel mondo occidentale, dimenticando forse la guerra quotidiana e il dolore altrui che in altre parte del mondo sono all'ordine del giorno.

Piango per la strage, aborro ogni forma di violenza umana, e continuo sulla mia strada senza paura, o cercando di mascherarla.

Siamo migliori di quanto possiamo apparire.

 

 

 



Sarà una giornata esageratamente ricca ma non lo sapevamo ancora.

Alla mattina ci svegliamo nel camper dopo aver dormito sereni e decidiamo di ritornare nel locale della sera precedente per assaporare una colazione tipicamente locale.

Ignari della quantità offerta dai ristoratori, ci ritroviamo sollecitati a portar via gran parte delle frittelle e delle cose offerte, perchè non riusciamo a consumarle tutte. La cordialità e la simpatia della famiglia ci accompagnerà a lungo anche al nostro rientro, perchè i ricordi e il profumo della piantina di basilico regalataci resisterà a lungo.

Il viaggio prosegue verso  la vecchia capitale Cettigne, dove appena scesi sul suolo cittadino, veniamo accolti da un cartello pubblicitario che invita alla visita presso il Museo d'Arte Moderna, all'esposizione dei lavori di Picasso.

Arrivare in Montenegro, nella vecchia capitale, e trovarsi di fronte i lavori inaspettati di Picasso giovane e vecchio, è stata un'emozione indescrivibile. Nel suo primo tratto di vita così come nel suo ultimo, Picasso ha disegnato con tratti molto reali dimostrando una capacità pittorica eccezionale e naturalmente serena. Così, di fronte alle scene e ai ritratti di una vita familiare, si sono alternate scene erotiche di vivida sensualità, e mentre le une appartenevano al bimbo, le altre all'ottantenne, e potevano invertirsi tranquillamente come appartenenza; ma come in ogni caso, al bianco corrisponde il nero e così, al piano superiore, artisti moderni esprimevano il senso della violenza con le loro opere. Notevoli drammi di guerra raffigurati sulle tele, non tutte appartenenti ai passati conflitti di stato, ma molte di scene domestiche, di caccia o di orrori che l'uomo può creare.

Io non ho visitato il piano superiore e mi sono limitata a bere dal calice dello stupore e della meraviglia.

Usciti dal museo, la passeggiata per la città ci stava per riservare un'ulteriore sorpresa. Cettigne, famosa per i meravigliosi palazzi dove innumerevoli Ambasciate hanno lavorato nei secoli e dove tuttora in un palazzo blu risiede il presidente del Montenegro, tra musei etnografici che rivelano la storia di questo stato e tra case e chiese, ne spicca una dalla quale si arriva quasi per caso, passeggiando tra le vie e i parchi curati e lussureggianti. Non siamo i benvenuti in quanto non portiamo il rispetto dovuto al luogo nei nostri usi e nei nostri costumi, così ci adeguiamo, vestendondoci per coprire le parti esposte causa il caldo torrido di questa estate. Abbandoniamo macchine e tecnologie ed entriamo attraverso una soglia in un luogo sacro, oggi appartenente ad una religione ben diversa da quella per la quale fu scelta l'edificazione di un precedente luogo di culto. L'area è sacra, dedicata alla Madonna. Entriamo e inaspettatamente mi commuovo fino alle lacrime. Icone ovunque, ma io non ne capisco il  motivo, finchè ad un certo punto mi viene indicato da una donna  che io ho indentificato come una suora, un luogo. Chiedere al custode, in qualche modo comprendo che devo chiedere al Padre superiore che si occupa di quel Monastero. Aspetto che mi accordi la parola, poi tace alla mia richiesta e finalmente acconsente.

Ci accompagna presso una bara, solleva il coperchio e avvolto affianco al Santo, un dito che indica. Una scena forte, che non mi aspettavo: dicono sia il dito del Battista, Giovanni Battista, colui che ha battezzato il Cristo Re.

Rimango senza fiato. In quel luogo, fuori da ogni aspettativa, ho sentito forte la potenza della spiritualità ancor prima di vedere. Non sapevo darmi una spiegazione, ma la mia anima ha vibrato. Non mi interessa sapere se è vero oppure no. Non mi interessa affatto.

Io in quel luogo ero ancor prima di sapere, a contatto con il Divino.

Non ero in una chiesa cattolica, non ero pronta, ma da sempre sono convinta che Tutto è Uno. Diversamente Uno e molto probabilmente Una o l'insieme paritario delle due forme di Divinità. Madre e Padre insieme a formare un Uno che non ha identificazione.

Dobbiamo ripartire perchè vogliamo arrivare a Ostrog entro sera. Non lo avevamo stabilito ma ora sentiamo la necessità di farlo entro sera. Ci avevano avvisato che la strada non sarebbe stata bella e ci aspettavamo un percorso pari a quello appena intrapreso per arrivare al lago, ma ci sbagliavamo. La strada era bella e non così impervia. Arriviamo di sera e scopriamo di essere capitati in occasione della più importante ricorrenza religiosa. Non lo sapevamo, ma ci ritroviamo a percorrere un cammino insieme a fedeli di ogni religione. Troviamo a stento un posteggio ma ci aspetta una impervia salita da affrontare a piedi. A tratti fonti d'acqua sembrano esser benedette nell'offrire ristoro ai pellegrini. In cima alla montagna, un'enorme lavoro di cesello ha creato nei secoli una meravigliosa chiesa incastonata nella roccia. Li per tutta la sera, la notte e il mattino a seguire, i fedeli si radunano a pregare un Dio che cambia nome. In quel luogo tre religioni riconoscono la potenza carismatica e si affidano affiancandosi con preghiere diverse ad un Dio che sicuramente parla una lingua comune, quella della fratellanza.

Abbiamo pregato, e sperato in un miracolo che forse si è già compiuto e per questo motivo forse siamo stati rifiutati dal luogo. 

Aspettarsi con tanto ardore qualcosa è fonte spesso di dolore.

Non aspettarsi nulla invece può al contrario procurare soltanto gioia per i doni inaspettati.

Mia figlia è stata male durante un momento di preghiera comunitaria. Nessuno ci ha aiutate, nessuno.

Arrabbiata o forse impaurita, una volta scoperto che era tutto passato, ho voluto lasciare quel posto.

Io non gli appartenevo, non ero forse degna di restare li, avevo già ricevuto troppo in quella giornata.

Mia figlia si è ripresa subito. In fondo poteva essere stato soltanto un malore.

Abbiamo spostato il camper, ai piedi del monte, da dove per tutta la notte le campane hanno accompagnato il nostro sonno.

Al mattino ho chiesto a mio marito di riprendere il viaggio.

 

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foto lightdew

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