A Room of One's Own
This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!
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Post n°147 pubblicato il 28 Ottobre 2006 da lilith_0404
Alcuni giorni fa, in numerosi blog è apparso un banner con la scritta: STAND UP. Seguendo il link che ho trovato in uno dei blog sono arrivata al documento delle Nazioni Unite, chiamato Millenium Development Goal, in cui si legge, tra l’altro: “Ci alziamo perché non chiediamo carità ma giustizia”. Nel blog di Liberante poi Lupopezzato commentava questa frase, sottolineando come "la povertà e la fame non si combattono con la 'solidarietà' ovvero con la 'carità' ovvero con la 'elemosina' ma soltanto con la giustizia. Ma sarebbe stato meglio se anziché giustizia avessero detto diritto. Perché ogni essere umano dovrebbe avere gli stessi diritti e pari dignità di ogni altro essere umano.” Non posso che essere d’accordo con queste parole, perché la carità, l’elemosina, é mortificante per chi la riceve e ipocritamente assolutoria per chi la fa. Tuttavia, finché il ‘pledge dello stand up’ resterà “solo un pezzo di carta bianco sul quale qualcuno ha scritto delle belle parole.” come si diceva nel post citato,non rimane altro che la solidarietà per porre un minimo di rimedio all’ingiustizia. E di ingiustizia ce n’è tanta, talmente tanta che se si volesse dare anche solo un centesimo per ogni causa, non ci basterebbe lo stipendio. Per questo si fa fa finta di non vedere, di non sapere. Poi, a volte, su qualcuna di queste ingiustizie ci capita di inciampare, ci andiamo a sbattere e ci accorgiamo che non ci vorrebbe poi neanche troppo per metterci almeno una pezza… come è successo a Magdalene57: Malene non vuole altro che potersi riprendere il figlio, ma da sola non ce la fa. Le serve una mano, e un po’ di solidarietà. E io penso che glie la possiamo dare, non come carità, ma come giustizia. |
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La carità è e deve rimanere un comportamento privato assoggettato alla coscienza ed alla sensibilità dell’individuo, punto.
Quello che critico io non è quello che facevi tu spinta dalla tua coscienza e spontaneità ma è proprio quello che, a prescindere dallo Yemen ma in quella che sta diventando opinione popolare, ti hanno detto quegli altri ovvero "lasciare i soldi alla scuola o all’ospedale". Questo significa sostituirsi allo Stato. La scuola e l'ospedale non sono la chiesa nella quale lasci l'offerta. Se la scuola e l’ospedale hanno quella necessità – e cazzo se ce l’hanno – si usino gli strumenti sociali ovvero le tasse. Diglielo ai tuoi compagni di viaggio che la scuola e l’ospedale non si fanno con il volontariato e con le buone azioni ma si fanno con le tasse e nel caso dei paesi sottosviluppati mi avvilisce l’ipocrisia che c’è dietro la necessità di costruire ospedali e scuole. Vogliamo veramente istruirli quando poi comunque non avranno un lavoro. Vogliamo veramente curarli quando poi moriranno di fame. Questo è il circolo vizioso che la solidarietà del cazzo ha creato ad arte senza un progetto serio, concreto e di sviluppo.
Fatti salvi i tagli agli sperperi mi vergogno come cittadino quando sento parlare di tagli alla sanità, alla previdenza ed alla scuola e, dall’altro lato, si finanziano missioni di morte come l’Afghanistan e l’Iraq mentre le missioni per la vita, come la ricerca sul cancro, devono arrangiarsi nelle piazze elemosinando un contributo volontario in cambio di azalee o arance oppure sperare nel vergognoso obolo del 5 per mille o, peggio, di un SMS per la vita.
Se qualcuno mi chiedesse "ma tu cosa fai per la solidarietà?" gli risponderei "se lo chiedi a me: pago le tasse. Se lo chiedi alla mia coscienza: sono affari miei". Tutta qua la differenza fra pubblico e privato. Tutta qua la differenza fra quello che hai fatto tu e quello che volevano fare i tuoi compagni di viaggio.
Tutta qua la differenza fra la carità dell'animo e la solidarietà del cazzo. Ciao :o)
due ordini di argomenti nel tuo commento: la realtà italiana e la realtà dei paesi del cosidetto terzo mondo.
Sul fatto che in Italia il primo dovere civico di solidarietà sia il pagare le tasse, sono del tutto d'accordo con te. Ricordo quando la mia ultima sorella era bambina e le spiegavo che cosa erano le tasse e perché si dovevano pagare, e appunto le portavo gli esempi di sanità, e scuola, e tutte le altre strutture del vivere insieme, in società, che con le tasse devono essere pagate.
Lo stesso discorso ovviamente non vale solo in Italia, ma in qualunque paese, e anche nei paesi del terzo mondo. Con una differenza, che in quei paesi non c'é ancora l'accumulazione di capitale, in forma di industrie e infrastrutture, che in centinaia di anni di sviluppo economico si é formato in Italia e anzi la storia anche recente di quei paesi ha portato solo a un mancato sviluppo economico e ad un depauperamento di ricchezza.
Tu dici: "Vogliamo veramente istruirli quando poi comunque non avranno un lavoro. Vogliamo veramente curarli quando poi moriranno di fame. Questo è il circolo vizioso che la solidarietà del cazzo ha creato ad arte senza un progetto serio, concreto e di sviluppo."
e io ti chiedo: credi che riusciranno mai ad inventarsi un lavoro, nell'attuale economia globale, senza una istruzione? che potranno inventarsi uno sviluppo economico se saranno decimati dalle malattie? Sono d'accordo che deve esserci un progetto di sviluppo, ma devono anche esserci persone che lo attuano, e per farlo devono essere vive, e in condizione di salute che consenta loro di operare... la solidarietà da sola non basta, ma senza la solidarietà, si rischia di non andare da nessuna parte, restare fermi al palo senza neanche partire.
Hai scritto "la solidarietà da sola non basta" eh no! Potrei - proprio per farti contenta - accettare che mi scrivessi "lo Stato da solo non basta".
Come per la "donazione" degli organi. La parola "donazione" nel senso civico è aberrante perchè da un lato c'è superbia e dall'altro c'è mortificazione. :o)
ma io lo so di vivere in un regime e non mi basta una scatola di cartone dove c'infilo il mio voto a convincermi di vivere in una democrazia. ciaociao :o)
Ovviamente spero che quando un cittadino vede una buca per strada non decida di mettere su un banchetto offrendo fichi d'india per raccogliere i fondi necessari ad otturare la buca.
Preferisco vivere in uno Stato di diritto piuttosto che in uno Stato di solidarietà.
Ciò che è lecito aspettarsi da uno stato di diritto non è stato sempre uguale nel tempo.
Nell’antica Sparta, i bambini handicappati venivano gettati da una rupe, non curati e assistiti. Nel medioevo, la manutenzione delle strade era una delle corvèe che erano imposte ai contadini. Solo un paio di secoli fa, gli ospedali erano istituzioni caritatevoli, gestite dagli ordini religiosi, e cent’anni fa la ‘pensione’ era una forma di ‘solidarietà’ che le organizzazioni operaie si erano date per sostenere i propri membri.
Quello che voglio dire, è che anche la coscienza civile ha una evoluzione nel tempo, e si afferma un po’ alla volta, e spesso ciò che in un certo momento storico viene accettato come ‘diritto’ è ciò che in un primo tempo era stato introdotto come ‘solidarietà’.
E dipende anche da quanto chi per primo ha la ‘sensibilità’ di capire un certo bisogno sa farlo capire agli altri se in un prosieguo di tempo quel bisogno viene preso in carico dallo Stato e riconosciuto come un diritto di tutti.
E’ questo quello che si chiama ‘progresso’ civile, o sbaglio? Se poi mi vuoi sottolineare che la strada da fare è ancora tanta, ok, ma questo è un altro discorso….
io spero che qui da me non si facciano polemiche, ma si esprimano opinioni e punti di vista, sui quali poter anche essere in disaccordo, ma che per il fatto di venire espressi costituiscono un'occasione di riflessione per chi legge.
Che la giustizia tributaria sia una chimera, lo constatiamo ogni giorno. Sul modo di attuare un sistema tributario equo, ogni governo ha la sua ricetta, che però, per quanto buona, deve regolarmente scontrarsi con la realtà di un livello di evasione fiscale che occulta una larga fetta di reddito imponibile.
Allora, poiché il reddito per quanto occulto, viene speso, ecco che sono proprio le imposte indirette quelle che meglio riescono a colpire quella quota di reddito che a causa della evasione fiscale sfugge alla imposizione diretta. E il fatto che la benzina sia incisa da una imposta uguale sia che serva a far camminare l'utilitaria mia o la ferrari del finanziere, poco importa: la mia utilitaria consuma comunque meno della ferrari, e di conseguenza, un minimo di equità viene ristabilita... :-)
Il fatto poi che tu sottolinei, e che cioé la terra sia sovrappopolata e che le risorse non siano inesauribili, credo che sia di tutta evidenza, ciò che fa discutere é il modo in cui porre rimedio a questo: proprio qui nel blog, non molto tempo fa ne parlavamo.
Fa uno strano contrasto il fatto che mentre paesi come la Cina hanno posto (non so se per legge, o con pressioni sociali più larvate) dei limiti drastici alla possibilità di aver figli (non più di un figlio per coppia) in altri paesi, come la Germania, si fanno campagne d'opinione per incoraggiare ad avere più bambini..
Allora viene da pensare che il problema, almeno in questo momento, non sia di sostenibilità della popolazione a livello globale ma di distribuzione delle risorse esistenti, con problemi di equità che travalicano i confini del singolo stato ma si pongono a livello sovranazionale, di rapporti tra i diversi paesi. :-)