Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Settembre 2007

Genitori e figli

Post n°242 pubblicato il 30 Settembre 2007 da lilith_0404

Dicono che "un padre può campare cento figli ma cento figli non campano un padre". Questo proverbio mi è tornato in mente leggendo il commento di Odio_via_col vento al post precedente.

Ma, proverbi a parte, é un fatto documentato che di fatto, almeno fino ad ora, l'onere maggiore di assistere gli anziani ricade sulla famiglia, e sulle donne della famiglia in modo particolare.  Ed è altrettanto documentato che nella stragrande maggioranza dei casi, almeno in Italia, i figli mettono su casa nel raggio di un chilometro dalla casa dei genitori... o i genitori a un chilometro dalla casa dei figli.

Lo sto vivendo proprio in queste settimane con una sorella di mia mamma: le figlie han preso casa, una vicino all'altra, ma per motivi logistici legati al lavoro, lontano dalla casa della mamma, in una diversa città. Sicché, poiché la montagna non andava a Maometto, Maometto ha deciso di andare alla montagna, e mia zia ha venduto la sua casa e ne ha preso una nel palazzo di fronte a quello in cui abitano le figlie...

Il problema però temo che sarà più difficile da risolvere per la prossima generazione, quella dei figli unici, che dovranno farsi carico di genitori sempre più vecchi, ma senza la possibilità di dividere l'onere, sia fisico, che emotivo, che economico, tra diverse persone.

Qualcuno una situazione del genere la sta già vivendo, e il blog di Unlumedaunnume lo sta drammaticamente a testimoniare. Il suo forse è ancora un caso non generalizzato, come sostengono Marea14 e Ilaria_770  nei commenti, ma ho l’impressione che se il trend demografico attuale continuerà, e tutto lascia presumere che questo avvenga, il problema investirà un numero molto più ampio di persone. E forse, come dicevo appunto a Odio_via_col vento, la dimensione del problema sarà lo stimolo che riuscirà a indurre a trovare una soluzione.  

      

 
 
 

La mia sera

Post n°241 pubblicato il 24 Settembre 2007 da lilith_0404

“Non è facile morire vecchi. E' ovvio che non sia mai facile morire, ma morire da vecchi significa che nessuno ti considera, che i medici si stringono nelle spalle e passano oltre, che gli infermieri ti chiamano sempre e soltanto "nonno", non per affetto ma per mancanza di rispetto. Morire da vecchi significa che nessuno si aspetta altro: che tu muoia. E nessuno fa niente per rendere migliori i giorni che ti restano. Quanti essi siano.”

Queste parole, che Odio_via_col_vento scrive nel suo post  n.181, nella loro disincantata lucidità mettono in luce una contraddizione del nostro tempo: una vita che si è allungata ben oltre quanto fino a pochi decenni fa si osasse anche solo ipotizzare, ma una struttura sociale  che non é impostata per farsi carico dei problemi che nascono da questa realtà.

Oggi come oggi ‘di vecchiezza la detestata soglia’ non solo è raggiunta da un numero sempre più ampio di persone, ma addirittura alle classiche tre età dell’uomo, giovinezza, maturità, vecchiaia, se ne è aggiunta una quarta, che fa categoria a sé, quella dei ‘grandi vecchi’, degli ottuagenari, sempre più numerosi, e con problematiche assistenziali del tutto specifiche.

Eppure, come dice Odio_via_col_vento, a fronte di questo nella nostra società la vecchiaia non gode del rispetto che aveva forse  in altri tempi e in altre culture, ma anzi la società in cui viviamo della giovinezza, buona salute e bellezza ha fatto il proprio mito. 

Confesso che io pure, nelle rare occasioni in cui cerco di immaginare la vita che ancora mi aspetta, non mi spingo oltre un certo limite, e sono i momenti in cui, ma solo per un attimo e senza per altro crederci fino in fondo, rimpiango la sicurezza che avrei potuto aspettarmi dai figli e dalla famiglia che non mi sono costruita.

Ma poi penso che nella vita son stata sempre fortunata, e spero che anche nel momento in cui dalla vita dovrò prendere congedo la mia buona stella continui a brillare.

Vivere cinque ore?
Vivere cinque età?...
Benedetto il sopore
che m'addormenterà...

Ho goduto il risveglio
dell'anima leggiera:
meglio dormire, meglio
prima della mia sera.

Poi che non ha ritorno
il riso mattutino.
La bellezza del giorno
è tutta nel mattino.

(Guido Gozzano)

 
 
 

Ecosistemi ( parte 2)

Post n°240 pubblicato il 23 Settembre 2007 da lilith_0404

E il vento d'estate che viene dal mare
intonerà un canto fra mille rovine,
fra le macerie delle città,
fra case e palazzi che lento il tempo sgretolerà
fra macchine e strade risorgerà il mondo nuovo
ma noi non ci saremo.

In fatto di ecologia temo di non poter accampare nessun tipo di competenza, e da ignorante quale sono mi limito a ragionare a lume di naso su quello che leggo e che vedo.

E a proposito di quello che dicevo nel post precedente, ricordo di aver letto quando ero ragazzina di un' isola, della quale non ricordo il nome, ma che  pare fosse fino a non moltissimo tempo fa un paradiso lussureggiante di verde. Poi qualcuno  introdusse nell’ecosistema una coppia di capre, e poiché non c’erano sull’isola predatori che ne contrastassero la crescita  si riprodussero ed aumentarono rapidamente di numero. La loro voracità ebbe per altro la conseguenza di ridurre rapidamente l’isola ad un deserto del tutto brullo ed inospitale.

Questa storia mi è tornata in mente leggendo in questi giorni la notizia di quanto accaduto, al contrario, nel parco di Yellowstone. Qui, dopo una assenza durata 70 anni, sono stati riportati a vivere nel parco alcuni lupi. La presenza di questi predatori ha avuto inaspettatamente un effetto benefico sull’ecosistema complessivo, perché i cervi, animali che abitualmente si nutrono di germogli dei salici e dei pioppi, a  causa della presenza dei lupi, non riescono più a mangiare con tranquillità, e questo permette a nuovi alberi di crescere e irrobustirsi oltre lo stadio del germoglio.  Maggiori alberi vuol dire però anche minore erosione del terreno da parte dell’acqua, e possibilità per i castori di costruire le loro dighe. Insomma, un nuovo equilibrio complessivo, di cui i lupi sono solo una delle forze in campo.

Ecco, per tornare al discorso di   Fattodiniente, io credo che con o senza l’azione degli ecologisti, la terra continuerà ad esistere e la natura, comunque sia, troverà  un suo equilibrio. L’unico dubbio è se in questo equilibrio ci sarà oppure no posto anche per l’uomo.

Forse è una domanda retorica, perché questi adeguamenti hanno di solito tempi lunghi, e come ha acutamente osservato un economista tanto tempo fa, nel lungo periodo saremo tutti morti. Però di solito su argomenti di questo tipo mi sforzo di ragionare in termini non di vita mia personale ma di vita del genere umano, e di avere un orizzonte temporale che vada oltre la punta del mio naso.

E dai boschi e dal mare ritorna la vita
e ancora la terra sarà popolata,
fra notti e giorni il sole farà le mille stagioni

e ancora il mondo percorrerà
gli spazi di sempre per mille secoli almeno
ma noi non ci saremo.

 
 
 

Ecosistemi (parte 1)

Post n°239 pubblicato il 23 Settembre 2007 da lilith_0404

"Un milione, due milioni, tre milioni di anni fa
la giraffa aveva il collo la metà della metà;
ma credendo che la luna fosse dolce l'assaggiò
ed il collo da quel giorno, lungo, lungo diventò.

Dai, dai dai, non ci crederemo mai!
Dai, dai, dai non è vero e tu lo sai.
Si, lo so, è incredibile però...
Avanti dinne un'altra, ma che sia la verità!,,

.

Questa canzoncina mi si é affacciata spontaneamente alla memoria mentre sorridevo leggendo sul blog di SandaliAlSole, nei commenti al post  n.1679 l’excursus storico-geologico fatto da  Fattodiniente, per mettere in ridicolo l’inutilità delle azioni degli ecologisti:

<< Una miliardata d'anni fa, le zolle terrestri erano unite nella Pangea. Poi si sono spostati. Meno male che non c'era Pecoraro Scanio, altrimenti ci sogneremmo la bellezza dei continenti diversi. E se è per quello, qualche milione d'anni fa non c'erano né Alpi né Appennini. Poi, comparve la Pianura Padana e il mar Adriatico si ritirò addirittura all'altezza delle Marche, per poi rimontare su... I verdi dell'epoca saranno impazziti dalla rabbia di tanti sconvolgimenti. Ora che ci penso, 65 milioni di anni fa si sono estinti anche i dinosauri. Di sicuro è perché non c'erano Greenpeace e il WWF a salvare la biodiversità >> 

Però, anche se posso essere d’accordo con lui nel pensare che i fenomeni geologici siano al di fuori della portata umana ( e mi sembra quasi di esserne più sollevata che dispiaciuta) non altrettanto posso dire delle conclusioni che trae in merito alle conseguenze delle azioni messe in atto per contrastare l’inquinamento ambientale: tra le due alternative che prospetta, e cioè che  “tutte le azioni 'ambientaliste' non sono servite e non servono ad una cippa (altrimenti le cose non sarebbero drammaticamente peggiorate nel frattempo)” ovvero che  “gli allarmi che si lanciano sono capziosi e infondatia me sembra del tutto evidente  che ci sia una terza ipotesi possibile, e cioè che le azioni ambientaliste servano, ma siano state fino ad ora del del tutto  insufficienti. 

Ma a parte questo, c’è una considerazione che mi sorge spontanea ogni volta che sento fare discorsi ecologisti, ed è che il sistema ‘natura’ al pari di tante altre realtà è frutto di un equilibrio di forze contrastanti. Qualunque azione che altera in qualche modo la forza relativa di una componente  rispetto ad un’altra, determina una azione di adeguamento,  finché non si ristabilisce un nuovo equilibrio.

(continua)

   

 
 
 

Darfur day

Post n°238 pubblicato il 22 Settembre 2007 da lilith_0404

Del Darfur ne scrissi già tempo  fa. Avevo  notato in alcuni blog il banner "Italian Blogs for Darfur", e avevo cercato di capire di cosa si trattasse. Internet mi aveva aiutato a trovare notizie, a reperire informazioni con le quali formarmi una opinione. E l’opinione che mi ero fatta era che in quella regione si stesse attuando non una semplice guerra civile, ma una vera e propria pulizia etnica, né più né meno di quelle che in altri tempi con pretesti vari si sono svolte in luoghi come la ex Yugoslavia, o la Turchia, o il Ruanda.

Una pulizia etnica che ha ancor più gioco facile, perché trova opportunità di colpire sfruttando aspetti culturali delle popolazioni, come racconta nei suoi post  NeverInMyName: aggredire le donne, anche senza arrivare ad ucciderle, e sarà la loro stessa famiglia a metterle al bando, ad abbandonarle, a lasciarle morire. Facile e destabilizzante, perché mina il fondamento stesso della società, più o meno quello che fecero i Serbi, quando con la violenza mettevano incinte le donne delle popolazioni che volevano espellere.

Cambia il palcoscenico, non il dramma che va in scena.

Ci pensavo leggendo nei giorni scorsi le notizie del Darfur day che si é svolto a Roma. La situazione si trascina ormai da anni: miliziani  che agiscono con la connivenza del governo del paese imperversano , intere popolazioni di etnia ‘africana’ sono costrette ad abbandonare case e lavoro per rifugiarsi nei campi profughi, mentre il presidente del Sudan, ricevuto  in Italia dal Presidente del Consiglio minimizza il problema, afferma che le vittime non sono le 200.000  dichiarate dalle organizzazioni umanitarie, ma sarebbero a malapena 9000.

Novemila vittime, più i rifugiati nei campi profughi, che sono lì da vedere, e che neppure la peggiore malafede potrebbe negare. Fossero anche solo questi i numeri, non ci dormirei serena la notte. 

Il presidente Prodi ha assicurato che l’Italia farà la sua parte, e manderà aiuti. E' rimasto da definire il quando e il come questo avverrà, per ora deve bastare la promessa fatta di belle  parole, poi si vedrà. 

Intanto mentre nel sottosuolo della regione si scoprono insperate riserve di acqua  e qualcuno interpreta questo fatto come una possibilità per arrivare finalmente alla pace, giunge la notizia che elementi arabi vengono insediati nei territori che i profughi hanno lasciato liberi…  questo fatto da solo, se confermato, basterebbe a togliermi ogni residuo dubbio che quello che sta accadendo in Darfur, nonostante l’ipocrisia di chi si vuol nascondere dietro i numeri, sia un genocidio.

  

 
 
 

Notizie

Post n°237 pubblicato il 15 Settembre 2007 da lilith_0404

Mia mamma spesso mi fa spegnere il televisore, quando trasmettono il telegiornale. ‘Raccontano troppe brutte cose, preferisco non sentirle perché mi fanno star male’ . E anche se le dico che il non ascoltarle  raccontare non le farà per questo venire meno, spengo e aspetto quando lei non c’è per aggiornarmi su quello che succede nel mondo.

Però ci sono volte in cui, di fronte a certe notizie, penso che ha ragione lei,  in cui pur ascoltandola  preferirei che la notizia non fosse stata data, non a quel modo, non con quella minuziosa descrizione delle modalità con cui la cosa è successa.

Come nel caso della ragazza rapita e seviziata negli Usa di cui parla anche Mara nel suo post n.720. O come nel caso del ragazzo torturato da un gruppo di coetanei in Italia, di cui ho sentito la notizia ieri sera al telegiornale.

La crudeltà gratuita mi colpisce sempre come un pugno allo stomaco, ma oltre a questo mi chiedo sempre se proprio le descrizioni così dettagliate dei modi in cui qualcuno ha infierito sulle sue vittime non finisca per provocare in altri un desiderio di imitazione, se non sia l’occasione di ispirare in altre menti l’idea di fare altrettanto, e se non sarebbe meglio ‘stendere un velo pietoso’, non nel senso di nascondere l’accaduto, ma nel senso di non indulgere in descrizioni che servono solo a sollecitare la curiosità morbosa del pubblico.

Si dice che la realtà spesso supera la fantasia. Io penso invece che realtà e fantasia siano strettamente correlate, e che siano di stimolo l’una all’altra, determinandosi a vicenda. E certe fantasie preferirei che non venissero tanto sollecitate.

  

 
 
 

Remigini

Post n°236 pubblicato il 12 Settembre 2007 da lilith_0404

Primo giorno di scuola. Vedendola scendere dalla scala, col suo grembiulino nero troppo grande ( ma crescono a vista d’occhio, e prima che sia finito l’anno scolastico le andrà piccolo) con il colletto bianco e il fiocco rosa, la grande cartella colorata, non posso evitare di ripensare a un primo giorno di scuola di tanto tempo fa.

Ci chiamavano ‘i remigini’, perché l’inizio dell’anno scolastico era fissato per tutti al primo ottobre, festa di San Remigio. Le mostro le vecchie foto, bambini di quarant’anni fa che non sono poi così diversi da lei, ma siamo io e suo papà, stesso grembiule, stesso fiocco a chiudere il colletto bianco, ma la foto è in bianco e nero, e il rosa e il blu del fiocco bisogna immaginarli.

Ricordo che arrivammo in ritardo, quel primo giorno di prima elementare, le maestre avevano già raggruppato le rispettive classi, e ricordo che non avevo il grembiulino, la sarta non aveva fatto in tempo a finirlo, e mamma mi aveva messo un vestitino scuro, perché non saltasse troppo all’occhio questa anomalia.

Non ricordo cosa avvenne dopo, la memoria mi rimanda solo un cortile affollato di bambini vocianti, e nient’altro.

“Allora, come è andata? Cosa avete fatto di bello?” le chiedo al ritorno.
“ Abbiamo fatto delle cose, e ho anche preso un voto” e mi mostra orgogliosa il suo quaderno con il disegno di una bambina, la data ( ma mi fa notare che in settembre si è dimenticata la B) e la scritta ‘io sono a scuola’.

A me ci volle un po’ più tempo perché fossi capace di scrivere una intera frase, sia pure con un errore di ortografia. Ma erano altri tempi.

 

 
 
 

Lavavetri

Post n°235 pubblicato il 05 Settembre 2007 da lilith_0404

Ha fatto molto discutere la notizia della messa al bando dei lavavetri ai semafori adottata a Firenze.

I motivi addotti nell’ordinanza sarebbero da ricondurre ad atteggiamenti di aggressività e prepotenza da parte dei lavavetri, di cui sono vittime soprattutto le donne che si trovano alla guida da sole.

Leggendo gli interventi nei vari blog mi sono accorta che anche chi non approva il metodo adottato, ammette tuttavia che il problema esiste.

Riflettendo su questo fatto, mi sono resa conto che negli ultimi tempi in realtà ai semafori mi capita piuttosto di incontrare zingare, spesso con bambini piccoli in braccio, che Dio solo sa come non muoiano asfissiati dai gas di scarico che si trovano a respirare a pieni polmoni.

L’ultimo lavavetri di cui mi ricordo risale a diversi anni fa, e lo incontravo regolarmente al mattino al semaforo dell’incrocio tra via Orzinuovi e via Dalmazia, a Brescia.

Devo precisare che la mia macchina la lavo abitualmente  quelle due o tre volte l’anno, per lo più lascio alla pioggia il compito di togliere un po’ la polvere e al sole quello di asciugarla, ma oggettivamente il vetro davanti necessita di qualche attenzione in più.

Lui  ormai mi riconosceva, e sebbene sia notoriamente taccagna non mi rincrescevano i pochi spiccioli che gli davo in cambio del suo servizio, tanto che  quando mi fermavo se non si avvicinava  da solo a volte lo chiamavo io: era un ragazzino simpatico, con un sorriso aperto e allegro, e un’aria forse un po’ furba, ma certo non aggressiva e prepotente.

Capitava a volte che non avessi spicci, e mi faceva credito, tanto sapeva che sarei ripassata anche il giorno seguente.

Poi un giorno non c’era e non è più tornato.

Ora  a quell’incrocio il semaforo non c’è più,  da qualche tempo lo hanno sostituito con una rotatoria multipla, e il vetro ora me lo pulisco da sola, quando diventa davvero troppo sporco. Però a volte mi ritorna in mente il piccolo lavavetri, e mi chiedo dove sia finito e cosa faccia ora.

     

 
 
 

La grande muraglia

Post n°234 pubblicato il 01 Settembre 2007 da lilith_0404

Quando l'ultima fiamma sarà spenta,
l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce catturato,
allora capirete che non si può mangiare denaro.
(Toro Seduto)

Domenica scorsa, mentre trafficavo in cucina per preparare il pranzo ascoltavo un documentario avente ad oggetto la Grande muraglia cinese.

Mi colpivano soprattutto i tempi di costruzione, secoli avanti cristo la prima parte, ad opera di una popolazione, quella dell’immenso territorio cinese, che all’epoca non era nemmeno pari a quella attuale dell’Italia.

Come tutte le opere monumentali dell’antichità è stata edificata a prezzo di enormi sofferenze, con lavoro coatto di un numero sterminato di persone. A fronte di questo, soluzioni tecniche sia  dal punto di vista della struttura che per il tipo di materiali impiegati che stupiscono ancora per l’ingegnosità e l’efficacia e che hanno permesso alla costruzione di sfidare il tempo.

Almeno fino ad oggi.

Perché quello che non hanno potuto fare oltre duemila anni trascorsi sembra che riusciranno a farlo pochi decenni di ‘sviluppo economico’ selvaggio. Stando alle parole del portavoce del governo cinese, la Grande muraglia  sarà un’altra vittima da immolare sull’altare del progresso economico.

D’altra parte, lo stesso capo del governo ha tenuto a rimbeccare il cancelliere tedesco che sollecitava un atteggiamento più rispettoso degli equilibri della natura :

“I cinesi vorrebbero, come tutti, cieli azzurri, colline verdi e acque cristalline” ha affermato Wen Jiabao  “ma — ha aggiunto — il compito di ridurre le emissioni dei gas responsabili dell’effetto serra è più difficile in Cina che in Germania, perché ampie fasce della sua popolazione non hanno ancora raggiunto la crescita economica dei Paesi industrializzati.” 

Mi torna in mente mia nonna, quando mi diceva che i soldi non li beccano neanche le galline.
Ma forse i cinesi si.

      

 
 
 

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