Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Dicembre 2007

L'anno che verrà

Post n°280 pubblicato il 31 Dicembre 2007 da lilith_0404

A fine anno inevitabile, guardarsi indietro, tirare le somme, stilare un immaginario bilancio, tanto in dare, tanto in avere, riportando il saldo a nuovo, e poi buttare un occhio al futuro, cercando magari il conforto di astronomi ed oroscopi, per costruirsi speranze ed aspettative.

Io non ho l'abilità con le parole di altri che mi é capitato di leggere,  e come mia abitudine prendo a prestito parole altrui per dire quello che ho nel cuore:

     

           

Caro amico ti scrivo
così mi distraggo un po'
e siccome sei molto lontano più forte ti scriverò.
Da quando sei partito c'è una grossa novità,
l'anno vecchio è finito ormai
ma qualcosa ancora qui non va.

Si esce poco la sera compreso quando è festa
e c'è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra,
e si sta senza parlare per intere settimane,
e a quelli che hanno niente da dire
del tempo ne rimane.

Ma la televisione ha detto che il nuovo anno
porterà una trasformazione
e tutti quanti stiamo già aspettando
sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno,
ogni Cristo scenderà dalla croce
anche gli uccelli faranno ritorno.

Ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno,
anche i muti potranno parlare
mentre i sordi già lo fanno.

E si farà l'amore ognuno come gli va,
anche i preti potranno sposarsi
ma soltanto a una certa età,
e senza grandi disturbi qualcuno sparirà,
saranno forse i troppo furbi
e i cretini di ogni età.

Vedi caro amico cosa ti scrivo e ti dico
e come sono contento
di essere qui in questo momento,
vedi, vedi, vedi, vedi,
vedi caro amico cosa si deve inventare
per poterci ridere sopra,
per continuare a sperare.

E se quest'anno poi passasse in un istante,
vedi amico mio
come diventa importante
che in questo istante ci sia anch'io.

L'anno che sta arrivando tra un anno passerà
io mi sto preparando è questa la novità.

   

Auguri di buon anno a tutti

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La bambola

Post n°279 pubblicato il 28 Dicembre 2007 da lilith_0404

"Nel 1973, una giovane signora che molto sapeva di pedagogia pubblicò un saggio che costituì una pietra miliare per il nascente movimento italiano delle donne: si chiamava Elena Gianini Belotti. In Dalla parte delle bambine raccontò come l'addestramento sociale e culturale all'inferiorità femminile si compisse nel giro di pochi anni, dalla nascita all'ingresso nella vita scolastica, e nei luoghi deputati all'educazione: famiglia, nidi, scuole materne ed elementari [...] Tutto questo sembrava superato. Parlare, oggi, di discriminazione di genere fra le bambine e i bambini, e osservare le ferite inflitte così in entrambi i sessi, sembra qualcosa di irreale [...] Sembra, è vero, così. Ma non appena arriva l'età scolare, non appena si inizia il confronto con il gruppo e soprattutto con altri adulti, le cose cambiano."

  

Cominciava così una recensione che mi è capitato di leggere alcune settimane fa.

   

Mi è tornata in mente la mattina di Natale, mentre mio nipote, tre anni compiuti il venticinque di novembre,  mi chiede: “Ma il mio regalo quale è?’’. “ Il regalo tu lo hai già avuto ieri’’ ci affanniamo a spiegare io e sua mamma, ma niente, più noi spieghiamo questa semplice realtà, più lui insiste a chiedere “ Ma il regalo per me non c’è?” con una delusione sempre più evidente man mano che la domanda viene ripetuta. 

   

Finalmente mi ricordo che  un regalo per lui potrebbe anche esserci: è una bambolina di pezza che mi ha dato un’altra mia sorella, è ancora incartata, in un sacchetto in camera mia. Vado a prenderla, convinta di cancellare in questo modo la delusione e far spuntare il sorriso sul faccino del piccolo.

   

"Ma é una BAMBOLA!!!" esclama schifato il bambino, appena dato uno sguardo al contenuto del sacchetto. "Una bambola non é da maschi!!!" protesta, restituendomi il mio pacchetto, offeso che abbia potuto pensare di darglielo.

   

Mentre torno in camera a rimettere la bambola dove stava, non posso che prendere atto di come, già a tre anni, le distinzioni di genere siano perfettamente acquisite dai bambini, e l'idea di cosa sia da maschi e cosa sia da femmine saldamente radicata nelle loro teste.

       

Les jeux sont faits, insomma, ben prima di arrivare all'età scolare, e per sempre.

   

 
 
 

Post N° 278

Post n°278 pubblicato il 23 Dicembre 2007 da lilith_0404

A tutti l'augurio di un sereno Natale

   

 
 
 

Il Dalai Lama

Post n°277 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da lilith_0404

Le cronache dei mesi scorsi ci hanno abituato a vedere monaci vestiti di rosso sfilare per le strade della Birmania e  sfidare la violenza della repressione per sostenere rivendicazioni molto ‘laiche’, addirittura di carattere economico, in nome di una popolazione che da decenni è priva della possibilità di esprimere liberamente le proprie aspirazioni. E immancabilmente nella mia immaginazione  la figura del Dalai Lama, il suo viso dal sorriso mite, i grandi occhiali, la testa rasata, si identificava nelle file di monaci che sfilavano pacificamente per le vie delle città birmane. 

Nella mia ignoranza, fino a qualche giorno fa credevo che  il Dalai Lama fosse il capo spirituale di quei monaci che osavano sfidare il potere delle armi, una specie di Papa Buddista, a dimostrazione  di quanto siamo condizionati dalla nostra esperienza nel percepire la realtà  in cui ci imbattiamo.

Già, perché il Dalai Lama non ha nessuna relazione gerarchica con i monaci Birmani, egli è si un maestro spirituale per i seguaci della sua dottrina, ma la sua sfera di influenza è circoscritta al Tibet, dal quale vive in esilio da quando era poco più che bambino. La sua è una religione senza Dio, poiché il Budda non è una divinità, e come ha  tenuto a sottolineare l’ambasciatore cinese in occasione della visita in questi giorni dell’anziano monaco in Italia, la sua autorità non è paragonabile al papa dei cristiani.

E tuttavia, nonostante l’opposizione indispettita della Cina, il Dalai Lama conduce tenacemente la sua battaglia,  spendendo la sua autorevolezza e la sua fama a favore di una causa, il riconoscimento delle autonomie del Tibet pur all’interno di uno stato Cinese,che di religioso non ha nulla. 

Per lui, come per i monaci della Birmania, la vita spirituale non è disgiunta dalla vita civile. Con buona pace del governo Cinese, che di questa spina nel fianco, una volta di più, non ha potuto liberarsi.

 
 
 

Tutto regolare

Post n°276 pubblicato il 16 Dicembre 2007 da lilith_0404

Secondo il ministero  tutto è stato regolare. Posso anche riconoscerlo, ma questo non mi toglie il senso di frustrazione e di  impotenza che la cosa mi ha dato fin dall’inizio.

Impotenza, perché tutto è stato affidato alla sorte.

Frustrazione, perché niente era lasciato alla diligenza, alla buona volontà, alla abilità, alla determinazione di chi era parte in causa.

Indifferente affidarsi a un patronato o a uno studio, o anche farsi la pratica da soli che tanto bastava avere un collegamento internet.

Indifferente aver pagato somme assurde a chi  ha colto l'occasione di approfittare della situazione o aver scelto la via più economica di affidarsi agli uffici di sindacati e associazioni.

Indifferente aver fatto ore di fila per essere ricevuti in un patronato o aver evitato la coda rivolgendosi ad uno studio privato.

Alla fine, ciascun operatore ha premuto il suo tasto di invio esattamente alle 8.00 di ieri mattina, e ha cominciato ad aspettare: la scritta che tutte le domande sono state inviate, è comparsa sul monitor alcune ore dopo. Poiché conta l’ora di arrivo e non quella di partenza, domande partite esattamente insieme verranno alcune accettate, altre, la stragrande maggioranza, verranno scartate, in una lotteria che per tante persone farà la differenza tra il poter lavorare alla luce del sole, e cercare di costruirsi un futuro nel nostro paese o essere un clandestino che deve vivere di espedienti.

Secondo il ministero tutto è stato regolare.  

Posso anche riconoscerlo. Ma non mi sento di dire che sia stato anche giusto.

   

 
 
 

Il rovescio e il diritto

Post n°275 pubblicato il 13 Dicembre 2007 da lilith_0404

Mi  è venuto in mente leggendo il sottotitolo del  post 1794 di SandaliAlSole ,che c’è sempre un rovescio della medaglia. Che alle volte non è un vero rovescio, ma piuttosto un diritto: come il fatto appunto che la mancanza di benzina significa che ci saranno giorni di tangenziale sgombra. O come il fatto che ammattire per tutte le scadenze fiscali concentrate nei primi mesi dell’anno come prospettato dalle recenti decisioni in proposito del Governo, vorrà dire tornare dopo anni a potersi godere le ferie in agosto e in settembre. 

L'equazione a volte non appare così evidente, e per riconoscerla bisogna allargare un po’ l’angolo di osservazione. Questa estate, per esempio, mia sorella mi raccontava che il marito aveva ottenuto un prezzo notevolmente più elevato di quanto si aspettasse dalla vendita del raccolto di mais, e pur facendole la cosa molto piacere, poiché le risolveva alcuni problemi economici che l’avevano fino ad allora angustiata, non  riusciva a spiegarsene la ragione; me la spiegavo però io ricordando un articolo che avevo letto qualche tempo prima, in cui  si parlava dei risultati contenuti nel rapporto Ocse/Fao, Agricultural Outlook.

Secondo il rapporto sono in atto cambiamenti che spingono i prezzi dei prodotti agricoli al rialzo, e il principale di questi cambiamenti è costituito dal crescente impiego di semi oleosi per produrre etanolo e biodiesel: secondo l’Ocse  nei prossimi dieci anni la produzione di etanolo partendo dal mais diventerà più che doppia, e questo non potrà che ripercuotersi sui prezzi del mais che serve a produrre il nuovo combustibile, come appunto già sta accadendo.

Perfino lo scioglimento dei ghiacci della calotta polare, con tutte le conseguenze negative che sempre più frequentemente ci vengono illustrate da giornali e telegiornali, ha il suo diritto della medaglia: lo scioglimento della banchisa renderà molto più facile l’accesso alle cospicue  riserve di idrocarburi che si stimano esistenti nel sottosuolo, e che sarebbero rimaste altrimenti inaccessibili. I paesi che si affacciano sul Mar Glaciale Artico, con la Russia in testa,  hanno già cominciato a litigarseli. Sbaglio a dubitare che non saranno ansiosi di cooperare a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici in atto?

 
 
 

Un minuto, per il dolore

Post n°274 pubblicato il 09 Dicembre 2007 da lilith_0404

Per fare un uomo ci voglion vent'anni,
per fare un bimbo un' ora d'amore,
per una vita migliaia di ore,
per il dolore è abbastanza un minuto,
per il dolore è abbastanza un minuto...

       

Un minuto sono sessanta secondi, a volte per il dolore basta anche molto meno. A volte basta un momento di distrazione, a volte un attimo di leggerezza. A volte invece le condizioni per il dolore sono la somma di più momenti distinti e indipendenti l’uno dall’altro, che convergono fino al punto in cui, aggregandosi, producono la deflagrazione.

      

Omissioni, leggerezze,  negligenze, che prese singolarmente forse non sono significative, ma sommandosi insieme diventano fatali. Ascoltando e leggendo la cronaca del tremendo infortunio accaduto a Torino in cui hanno perso la vita  in modo così atroce quattro operai, la memoria torna ad un episodio accaduto al marito di mia sorella, molti anni fa. 

       

Non lo sapeva certo, quel giorno, quando è salito in macchina per andare come ogni giorno in cantiere, che la sua vita stava per avere una battuta d’arresto, che solo per miracolo non sarà definitiva. Un giorno come tanti,  il lavoro di sempre, lo stesso che faceva fin da quando era ragazzo. C’è da salire su un ponteggio, un gesto abituale, ripetuto innumerevoli volte, un compagno di lavoro lo incita scherzosamente: ’’sali tu, che sei giovane", ma è una battuta, perché nel piccolo gruppo di operai che lavora nel cantiere in realtà è il più ‘vecchio'.

     

Sale, senza porsi problemi, ed è un attimo: l’asse del ponteggio gli si spezza sotto i piedi, cerca invano qualcosa a cui appigliarsi, precipita nel vuoto e se non si schianta al suolo è solo perché incontra sul suo tragitto una verga di acciaio sulla quale finisce infilzato come su uno spiedo. Atroce a dirsi, ma probabilmente è ciò che gli ha salvato la vita. Per portarlo via hanno dovuto segarla, sarà il chirurgo in ospedale ad asportarla, e nella sfortuna, la fortuna ha voluto che non fossero lesi organi vitali: ci vorrà molto tempo e molta pazienza, ma si riprenderà.

    

Non altrettanta fortuna hanno avuto gli operai di Torino. Per loro la somma delle circostanze avverse è stata fatale. Ora si cercheranno responsabilità,  misure  di protezione omesse, comportamenti non conformi alle norme di sicurezza. Ma nessuna di queste cancellerà il dolore di chi, in un minuto, ha visto la propria vita terminare avvolta dalle fiamme.

 

 
 
 

A lezione di felicità

Post n°273 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da lilith_0404

Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s' incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Così cantava Montale, sottolineando la fragilità di una condizione che tutti cercano ma che difficilmente si lascia raggiungere. Già la stessa definizione risulta difficile. Se mi chiedono ‘sei felice’ io rispondo ‘sono serena’, anche per l’incapacità di mettere a fuoco in cosa far consistere per me oggi come oggi la felicità .

Ci pensavo leggendo un articolo nei giorni scorsi, in cui si affermava che la felicità viene dall’accettare i propri limiti, riconoscendo che non si può essere perfetti. Sembra infatti che i perfezionisti abbiano una elevata probabilità di accumulare frustrazioni che inevitabilmente li faranno sentire molto infelici. Chiaramente cercare l’eccellenza non è un disvalore in sé stesso, anzi in alcuni campi è addirittura una presupposto necessario: nel lavoro,  tanto per dirne una,  chi si affiderebbe ad un medico che non cercasse di dare il meglio nella propria professione? 

È  quindi una questione di misura, un saper distinguere quando e dove conviene essere rigorosi e dove invece è bene saper essere indulgenti. Un equilibrio che non è così facile da ottenere, tanto che si sta cominciando a pensare di istituire dei corsi ad hoc, per insegnare questa tecnica nelle scuole.

Al Wellington College  di Crowthorne , in Inghilterra, sono convinti che questa sia la via da percorrere e le lezioni di 'felicità'  saranno complementari a quelle di religione per  insegnare ai ragazzi i segreti dello ‘star bene con se stessi e con gli altri.’, mentre istituzioni prestigiose del calibro della Harvard University istituiscono corsi di Psicologia Positiva, dove vengono insegnate teorie e tecniche del ‘well- being’’. 

La felicità, dunque, dopo essere stata indagata da filosofi e poeti, viene ora affidata alle cure degli psicologi, che lungi dall’incoraggiare sentimenti di esaltazione emotiva, con i quali fino ad oggi avevo romanticamente identificato la felicità,  fanno della felicità una questione di autostima, empatia, creatività e ottimismo.

Ma perché, più la guardo, più questa felicità mi sembra che somigli  alla ‘serenità’ ?

 

 
 
 

Rimedi

Post n°272 pubblicato il 06 Dicembre 2007 da lilith_0404

Successe qualche anno fa, forse dieci, forse dodici anni. Mentre attraversava la strada, il papà di un mio amico venne investito da una macchina e riportò la frattura di entrambe le gambe. Alcuni giorni in ospedale, ingessatura, e poi a casa.

A distanza di alcuni giorni, una notte comincia a vomitare sangue. Il suo medico è amico del figlio, chiamato d’urgenza fa venire subito un’ambulanza perché sia ricoverato in ospedale. Lo accompagna, salendo con l’anziano paziente sull’ambulanza, e al pronto soccorso taglia corto con i medici che volevano disporre accertamenti, si assume la responsabilità della diagnosi, e con ogni probabilità salva la vita al suo paziente, che dopo essere sopravvissuto all’incidente sopravvive anche alla emorragia gastrica, probabilmente indotta dagli antidolorifici somministrati per alleviare il dolore delle fratture.

L’episodio mi torna in mente mentre ascolto la mia dottoressa che mi spiega che no, non se la sente di prescrivermi antidolorifici per il mal di schiena che affligge mia madre da giorni. Ha perso di recente un paziente per emorragia gastrica, mamma è anziana, questi farmaci possono avere anche ripercussioni sulla funzionalità dei reni, altra nota dolente per una persona anziana, e quindi, no, solo medicinali blandi, quasi inutili, se non a livello psicologico.

Da un lato penso che il medico è lei, e che senz’altro è più competente e informata di me su ciò che si può o non si può fare, Ma poi leggo l’articolo  di cui parla anche SandaliAlSole  nel suo post n 1777 : in Italia la spesa media pro-capite annua dei maggiori oppioidi utilizzati nella lotta alla sofferenza (morfina, ossicodone, tilidina, fentanil, idromorfone e buprenorfina) risulta pari a 0,52 euro, contro i 7,25 e i 7,14 di Germania e Danimarca.

Ma allora, sono troppo cauti i medici Italiani, nel non voler prescrivere terapie di cura del dolore, o veramente gli effetti collaterali di questi farmaci son così rischiosi da non consentire di usarli se non in casi quasi disperati? Di certo, fino a qualche anno fa acquistavo medicine come Aulin senza nessun problema, come si fosse trattato di un medicinale da banco, oggi senza ricetta non c’è farmacista che me lo consegni.

Intanto, non trovando aiuto nei ritrovati della scienza medica, mamma si rivolge a rimedi tradizionali: ceri alla madonna, e rosari recitati a ripetizione. Mi piacerebbe pensare che sia la fede a ispirarla, ma temo che in realtà sia solo la disperazione.

      

 
 
 

Il calore nella roccia

Post n°271 pubblicato il 02 Dicembre 2007 da lilith_0404

Con il prezzo del petrolio che viaggia intorno ai 100 dollari al barile, i telegiornali di stasera hanno sottolineato quello che ciascuno di noi  già prevedeva, anche senza l’imprimatur dei media: energia elettrica e gas per usi domestici sono previsti in aumento con percentuali variabili dal 2,5 al 4.60 per cento, nel corso del prossimo anno.

Quando sento queste notizie mi tornano sempre in mente scene quasi apocalittiche viste in alcuni film, come quella nel Dottor Zivago, dove appena il protagonista esce di casa il fuoco nel camino viene spento, per risparmiare la legna, mentre tutti gli abitanti della casa intirizziti cercano di far fronte ai rigori dell’inverno moltiplicando gli strati di cappotti e coperte 

Certo non siamo ancora a questi livelli di disperazione ma d’altra parte la dipendenza dell’Italia dall’estero per rifornimenti di combustibile è una delle fragilità che caratterizzano il nostro paese. Il problema non è ovviamente solo nostro. Leggevo nei giorni scorsi che i rappresentanti della Ue sono molto interessati a ridurre la dipendenza dell’Europa dal gas russo, e per questo motivo c’è una intensa attività diplomatica per indurre un paese che di gas è ricchissimo, il Turkmenistan, a costruire un gasdotto che porti il gas all’Europa, attraverso il mar Caspio.

Non so se il progetto andrà in porto, ma nel frattempo ciò che è invece stato realizzato è un innovativo progetto per produrre energia elettrica sfuttando il calore immagazzinato nelle rocce degli strati profondi della terra.

Non sono un ingegnere e non saprei spiegare i dettagli tecnici dell’operazione, ma da quanto leggo una azienda Bresciana ha realizzato in Alsazia un impianto geotermico che produrrà energia senza l’impiego di combustibili fossili ma sfruttando il calore della terrache va a prendersi a 5000 metri di profondità. Quello realizzato è un impianto pilota, che produrrà 1,5 MWel di energia, che sarà immessa nella rete nazionale francese, ma è previsto che entro il 2015 altri ne seguiranno, fino ad aumentare la potenza disponibile fino a 20MWel.  

Spesso si sentono discorsi del tipo che le riserve di petrolio non sono eterne, e da questa premessa si arriva di solito a sostenere la necessità di costruire centrali nucleari per far fronte al fabbisogno di energia. A me questa prospettiva ha sempre messo addosso una bella dose di inquietudine. Ora, leggendo di questa nuova tecnologia,  non posso che rallegrarmi : saranno queste centrali geotermiche l’alternativa alle insidiose centrali nucleari? 

  

 
 
 

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