Creato da lilith_0404 il 20/02/2005

A Room of One's Own

This is my letter to the world, That never wrote to me, The simple news that Nature told, With tender majesty. Her message is committed To hands I cannot see; For love of her, sweet countrymen, Judge tenderly of me!

 

Messaggi di Marzo 2008

Viaggiare

Post n°297 pubblicato il 25 Marzo 2008 da lilith_0404

Una collega si sposerà a breve e per il viaggio di nozze non sa decidersi, tra il Sudafrica e lo Sri Lanka.

Un budget di svariate migliaia di euro, per  un paio di settimane di vacanza.

‘La vacanza della mia vita’, secondo il suo punto di vista, ‘ quando mai mi potrò permettere un’altra volta qualcosa di simile? ‘ risponde alle mie perplessità sull’opportunità di spendere una cifra così importante per un viaggio di pochi giorni.

Sorrido, disarmata dal suo entusiasmo, e penso che sono io ad essere sbagliata, troppo pigra probabilmente per andare da qualsiasi parte in Italia, figuriamoci dall’altra parte della terra. E certo  se tutti la pensassero come me un bel numero di persone resterebbe priva di reddito, se come leggo in un articolo di qualche giorno fa,  il turismo genera ricavi per novecento miliardi di dollari, una buona parte dei quali ha anche l’effetto di alleviare la povertà in quei paesi che offrono mete esotiche ai ricchi turisti occidentali.

Ma anche se il turismo rappresenta una delle principali voci del commercio internazionale, e un importante volano per l’economia di molti paesi poveri, non é tutt’oro quello che luccica. Questo almeno secondo un rapporto pubblicato dalla United Nations world tourism organisation. E sotto accusa finiscono proprio quei viaggi aerei a lunga percorrenza, che pur essendo solo il 2,7% di tutti i voli aerei, da soli rappresentano 17% delle emissioni di CO2  prodotte dalla mobilità turistica, che a sua volta rapprenta il 4,9% delle emissioni totali di CO2. Come dire che anche andarsene a spasso per il mondo contribuisce in misura non trascurabile al surriscaldamento del pianeta.

Vista così, non mi rammarico più tanto di essere così pantofolaia: la mia non é pigrizia, ma un modo di prendermi a cuore la salute del pianeta.

 
 
 

L'economia e Gianburrasca

Post n°296 pubblicato il 12 Marzo 2008 da lilith_0404

Tutti sappiamo che ai giorni nostri, chi controlla l’energia controlla il potere: si fanno guerre, per il petrolio, e sul controllo dei giacimenti di gas della Siberia,  Putin ha fondato la sua permanenza ai vertici della dirigenza russa.

       

Ci pensavo stamattina ascoltando in televisione che il prezzo del petrolio ha sfondato i centodieci dollari al barile, e collegavo questa notizia a quanto dicevano ieri  nel corso della trasmissione ‘Leonardo’ su Raitre, e cioé che  la ricerca di fonti di energia alternative ha trasformato il mais e altri semi in materia prima per ottenere biocombustibili, ma questo, insieme all’aumento dei consumi indotto dal buon andamento dello sviluppo economico dei due grandi paesi asiatici, Cina e India,  ha portato ad un aumento dei prezzi del quaranta per cento nell’ultimo anno sui mercati dei cereali mentre le scorte sono scese al livello più basso mai raggiunto negli ultimi trent’anni.

        

Tremo al pensiero che in questa situazione abbiano buon gioco quanti stanno spingendo per rimettere in discussione l'opzione nucleare, e non consola sapere che i problemi non sono solo nostri.

        

Quanto la situazione si vada facendo pesante per quei paesi che già partivano da posizioni di svantaggio lo ha illustrato Josette Sheeran, a capo del UN World Food Programme, in un discorso al Parlamento Europeo. Miss Sheeran ha detto che serviranno  375m dollari  (244m euro) extra per finanziare i programmi alimentari stabiliti per quest’anno e $125m (81m euro) per trasportare gli aiuti alimentari nei luoghi di destinazione. 

      
“La rabbia per questa situazione ha già portato a disordini in  Burkina Faso, Cameroon, Senegal and Morocco” conclude un articolo sull’argomento  pubblicato sul sito della BBC. Non c’é da meravigliarsi: come cantava Gianburrasca in un programma di tanti anni fa “Un popolo affamato fa la rivoluzion!’. 

       

         

            

 
 
 

Libertà di amare?

Post n°295 pubblicato il 04 Marzo 2008 da lilith_0404

Come ti sono grato
di questa libertà,
la libertà di amarti
senza essere obbligato...

Così cantava Modugno e i versi di  quella  canzone mi tornano in mente,  riflettendo su quanto mi è stato scritto nei commenti al post precedente.

Ammetto che da adolescente e anche per parecchio tempo dopo che   l’adolescenza era passata,  quella descritta nella canzone è stata pressapoco anche la mia posizione, anche se, per essere sincera fino in fondo e  per dirla proprio tutta, credo che il motivo reale che mi portava a sostenere che il matrimonio fosse una inutile sovrastruttura di un rapporto che doveva essere dettato solo dal sentimento fosse in realtà la paura e che una parte di me  fosse  determinata a  mantenersi aperta una ‘via di fuga’, nel caso che le cose non fossero andate per il verso giusto.

C’è voluto un po’ perché  mi accorgessi che in una società in cui ormai il divorzio è una realtà acquisita, a tenere  legate le persone non sono i contratti o le cerimonie celebrate, ma gli innumerevoli lacci e laccioli, tanto emotivi quanto economici, che la convivenza  stabilisce un giorno dopo l’altro: relazioni sociali, rapporti di lavoro, impegni economici assunti,  non ultimo l’affidamento che si offre all’altra persona e che dall’altro si riceve. Tutto questo è ciò che , quando le cose ‘vanno storte’ frena dal mandare tutto all’aria.

E un po’ alla volta mi sono convinta che   il matrimonio sia dal punto di vista religioso e  per chi ci crede, un impegno che si prende con la propria coscienza, mentre dal punto di vista civile è solo un contratto che permette ai terzi di considerare la coppia come una unità, e che nei rapporti interpersonali tra i due coniugi è del tutto ininfluente quando c’è l’amore, ma diventa molto utile quando l’amore non c’è più e si tratta di recidere tutti quei ‘legami’ che la convivenza ha creato.

Con tutto questo però credo che ciascuno possa liberamente scegliere la soluzione che ritiene più opportuna per sé stesso, finché le conseguenze delle scelte operate  ricadono su chi le scelte ha compiuto.  Ma nel caso in cui dall’unione nascano dei figli, queste scelte dei genitori hanno ricadute inevitabili anche sui bambini, anche quando, e credo che sia la norma, il bambino è riconosciuto da entrambi i genitori.

Esiste un solo motivo plausibile perché un bambino figlio di genitori non sposati tra di loro riceva una considerazione diversa da uno che invece è nato nell’ambito del matrimonio?  E non necessariamente la discriminazione che si attua è a sfavore del figlio cosiddetto ‘naturale’: nel caso degli assegni familiari, ad esempio, il genitore non sposato, anche se convive con l’altro genitore, è considerato come ‘single’ e ha diritto ad assegni più elevati. Ma esiste un solo motivo logico che giustifichi queste discriminazioni? Io francamente non lo vedo.

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Quale famiglia?

Post n°294 pubblicato il 01 Marzo 2008 da lilith_0404

Quando nacque la mia ultima sorella mia madre aveva quarantasei anni. Allora mi sembrò una cosa del tutto normale, avevo solo idee piuttosto approssimative sull’argomento e non sapevo che invece é alquanto insolito avere figli a quell’età.

Questo ricordo mi passa in testa, quasi di soppiatto, mentre leggo il titolo di un articolo della Reuters, in cui si parla di mamme ultraquarantenni, che sembra siano in costante aumento in Gran Bretagna. Leggendo l’articolo, in chiusura  scopro  anche un altro dato molto più interessante, e cioè che per  ben il 56% dei nuovi nati, i genitori risultano non sposati, sebbene entrambi riconoscano il bambino.

Sinceramente, non immaginavo che il fenomeno avesse questa ampiezza. Anche se è un dato riferito alla Gran Bretagna, credo che sia ragionevole pensare che rispecchi una tendenza che si sta affermando, e  mi fa riflettere soprattutto in relazione ad un’altra notizia, che ho letto ieri a a pagina 32 de Il Sole24Ore : la convivente di uno degli operai della Thyssen deceduto nei mesi scorsi in quel tragico infortunio di cui tanto si é parlato non avrà alcun indennizzo dall’Inail. Potrà vantare qualche diritto, ma in misura molto inferiore, il figlio che ancora deve nascere, ma la compagna dello sfortunato operaio é una benemerita signora nessuno per la normativa attuale.

Il caso é analogo a quello del maresciallo capo D’Auria, morto l’estate scorsa in seguito alle ferite riportate in  Afganistan, ma questa volta non é stato possibile intervenire con un matrimonio ‘in articolo mortis’ .  

Ammetto che faccio una certa fatica a capire che, anche in presenza di figli a cui dover provvedere, tante persone preferiscano comunque non formalizzare legalmente la loro reciproca posizione, ma ancora più incomprensibile mi risulta il fatto che,  di fronte alle statistiche sui numeri delle coppie di fatto, a livello legislativo non se ne prenda atto e non  si cominci a  prendere in considerazione un concetto diverso di famiglia, non necessariamente  sancito dal matrimonio, religioso o civile che dir si voglia.

           

 
 
 

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