Creato da seforsemaipiu il 12/03/2012

L'INGANNO

dove la fantasia non potrà mai arrivare

 

 

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sette

Post n°7 pubblicato il 27 Marzo 2012 da seforsemaipiu

 

Il pomeriggio successivo andò al cinema con Nicola e la piccola Anna. Passarono quell’ora a baciarsi e stringersi, mentre Anna rapita dal film si rimpinzava di caramelle e gelatini di panna. Furono mesi freddi, solo l’amore di Nicola riusciva a scaldarle ancora il cuore, l’idea di loro due, del loro futuro insieme. “ Quando finisco il Liceo ci sposiamo” Disse Nicola sicuro, mentre la riaccompagnava a casa una sera come tante. L’aria era ancora fredda ma le giornate iniziavano ad allungarsi, gli alberi mostravano minuti germogli, la gente distribuiva sorrisi generosi. Flora si sentiva fortunata e custodiva il sentimento per Nicola al riparo da tutti, come se il manifestarlo apertamente avesse potuto corroderlo o la vita potuto rubarglielo. Una sera, riunita all’ora di cena Anna espresse un desiderio. “ Che bello mamma se Flora fosse mia sorella! Mi piacerebbe tanto averla sempre intorno.” La madre sorrise e anche Nicola fu felice di quella dichiarazione. “ Mamma dato che papà è morto e anche la mamma di Flora è morta, perché non ti sposi con suo padre, così lei diventa mia sorella!?” Ora la mamma scoppiò in una risata. “ Ma ti rendi conto Anna di quale pasticcio, e quando si sposeranno Nicola e Floretta cosa diventeremo?” Risero anche Nicola e la nonna Lidia. Elisa pensò che la loro complicità fosse davvero unica, tre generazioni a quel tavolo, che stavano naturalmente bene insieme. A casa di Flora invece si parlava poco, ognuno era preso dal suo e non c’era tempo per le chiacchiere. Il padre si alzava molto presto e rincasava tardi, il fratello e la sorella oltre al lavoro avevano gli amici. Irma aveva un fidanzato di dieci anni più grande che da poco si era trasferito a Milano per lavoro, e viveva in costante attesa delle sue lettere: appena si fosse sistemato, avrebbero iniziato a preparare il matrimonio e il suo trasferimento al nord. Irma tra qualche settimana sarebbe partita per una visita alla sorella Lina, ottima occasione per vedere anche il  fidanzato. Decise insieme al padre che sarebbe andata anche Flora. Così dopo qualche preparativo e un lungo pomeriggio insieme al suo Nicola, partì per Milano. Lui le accompagnò alla stazione si scambiò qualche promessa sottovoce con la sua Flora e con fare composto augurò a entrambe buon viaggio. “ Arrivederci signorina Irma, a presto”. Giunte alla stazione Centrale furono accolte dalla sorella maggiore e dal marito di lei. Si sciolsero in un abbraccio infinito, piansero di gioia, si accarezzarono il viso asciugandosi le lacrime. Lina trovò Flora molto cresciuta, la tenne per mano fino a casa come quando era bambina e camminavano per le strade del centro di Napoli, precedute da mamma e papà. Sistemò le sorelle nella cameretta dei suoi due figli, i bambini erano piccoli, due e quattro anni e per qualche notte avrebbero dormito nel lettone grande. “ Flora ti piacerebbe venire a vivere a Milano con me?” Le chiese dolcemente una sera” “ Non lo so’, qui non conosco nessuno, cosa potrei fare?” Pensava che si sarebbe dovuta separare da Nicola e l’dea non le andava, ma come sempre non discusse e lasciò cadere la richiesta, guardando verso il basso e accennando un piccolo sorriso. I giorni volarono, li aveva passati sempre in casa con Lina e i bambini e per qualche momento era tornata lei stessa bambina, coccolata dalla sorella maggiore e dai ricordi. Prima di ripartire abbracciò forte i nipoti, amava quei due bambini, un maschio e una femmina, proprio come avrebbe voluto averne lei, trinse forte Lina, il cognato e ripercorse, valigia in mano, la strada fino alla stazione, mentre Irma non mollava la mano del fidanzato e tirando su col naso ripeteva :” Questa è l’ultima volta che ci separiamo, non ce la faccio più a vivere di lettere e incontri ogni sei mesi…”.  E ancora mentre il treno le riportava a casa Irma continuava il suo monologo delirante : “ Guarda se devo fare questa vita da pendolare in attesa del matrimonio, ma quanto ci vorrà ancora, non sopporto questa attesa è uno strazio!”. Flora si alzò e uscì dallo scompartimento lasciando la sorella assorta nei suoi discorsi. “ Vado a sgranchirmi le gambe” disse, ma Irma, cenno di assenso con la testa, non smise di parlare ad alta voce del suo scontento. Flora attraversò un vagone e raggiunse la prima classe, notò subito la differenza nelle poltrone, negli abiti dei passeggeri e anche lei non passò inosservata ma non per gli abiti che indossava, ma per quella luce e la bellezza che naturalmente vestiva. Si fermò nel corridoio e guardò fuori lo scorrere veloce del paesaggio. Troppo veloce, pensò, poi il buio. “ Ma non è notte” Il tempo di realizzare quel pensiero e cadde a terra.

 
 
 
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