Creato da seforsemaipiu il 12/03/2012

L'INGANNO

dove la fantasia non potrà mai arrivare

 

 

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dodici

Post n°12 pubblicato il 22 Aprile 2012 da seforsemaipiu

La sera, quando Giorgio e bambini si furono addormentati, Lina e Flora si sedettero a parlare sul piccolo divano del tinello. “Perché hai taciuto per tutto questo tempo?” “ Lo so’ anche io da poco più di tre settimane” sussurrò Flora timorosa. “ Papà?” “ No lui non sa niente, Irma dice che non lo deve sapere…che…” . Lina la guardò e sorrise. “ Ma tra poco lo saprà comunque, non era meglio metterlo al corrente?”. Flora le spiegò che non era così semplice la questione, le disse che Irma aveva cercato di parlare al suo ragazzo e di come lui l’avesse allontanata. Lina pensò che si doveva parlare alla famiglia, mettere al corrente anche la madre di lui, insomma non bastavano di certo due parole con un ragazzino di sedici anni, per risolvere una situazione più grande di loro. Pensò che Irma fosse stata superficiale, avrebbe voluto parlarle, ma nessuna possedeva una linea telefonica: avrebbe dovuto chiamare dal lavoro la sua vicina di casa a Napoli, chiederle di avvisare Irma per un appuntamento telefonico, e anche in quel caso, vista la riservatezza dell’argomento, non avrebbero comunque potuto parlare liberamente. Flora le raccontò di quanto amasse il suo ragazzo e di quanto lui l’avesse delusa, di come fosse stato bravo a rinnegare il loro amore e della paura che a quel punto avesse avuto nel confessargli tutta la verità. Lina ascoltò con attenzione dell’episodio avvenuto in casa, inorridì alla sola idea che Vincenzo potesse averle usato violenza, Flora non ricordava nulla di concreto e non ci si poteva di certo basare solo su sensazioni e minuti dettagli confusi. Eppure quell’episodio aveva sconvolto ogni prospettiva, il suo amore era sospeso, rimandato forse ad un chiarimento che avrebbe voluto, se solo lui non avesse rinnegato tutto. Rimasero in silenzio, Lina incapace di pronunciare una parola tanto era il dispiacere, Flora col suo dolore stretto addosso. Che rumore poteva mai fare la sua anima che si spezzava? Nessun suono, solo sofferenza sorda e muta. Passarono circa due settimane senza che la sua vita mutasse di molto, solo la visita di controllo riuscì a distoglierla dal pensiero fisso verso Nicola. Il medico constatò che tutto procedeva nella norma, azzardò perfino una data. “ La gravidanza procede bene, direi che per fine settembre potrebbe già stringere la sua creatura tra le braccia. Comunque si limiti all’indispensabile, non si affatichi e stia serena. Abbiamo ridotto i farmaci contro l’epilessia anche perché i suoi attacchi sono diminuiti, ma mi raccomando niente passeggiate da sola in questo periodo, niente emozioni forti, riposo, riposo e riposo! Sono stato chiaro? Disse accarezzandole la testa. Flora sorrise e annuì. Una mattina trovò una lettera sul comodino.

Cara Flora,

spero che tu stia bene, qui tutto procede come al solito, papà esce presto e torna tardi, io e Antonio ce la caviamo. Vedo Nicola, ogni tanto è solo altre con una ragazza bionda e magra, credo sia più grande di lui, non mi sembra di conoscerla. Tu non ci devi pensare più capito?! E’ stato un vigliacco… non ti perdi niente credimi! Ora leggi bene cosa ti dico: quando il bambino nascerà e sarai in ospedale, ti chiederanno sicuramente chi è il padre, tu non puoi rispondere un nome certo, quindi conviene che sosterrai di non saperlo. Ti spiego meglio. Se il figlio non fosse di Nicola come potresti mai vivere avendolo indicato come padre?Penserebbero che l’hai fatto per soldi, per trovare una sistemazione! Il bambino crescendo potrebbe non assomigliargli e allora…? Saresti disonorata, ripudiata per sempre e lui crescerebbe nella vergogna.. Questo non deve accadere! Meglio dire che… so’ che è difficile ma… pensaci, meglio dire che sei stata aggredita in casa da uno sconosciuto. Chi potrebbe fartene una colpa? E poi non è una bugia, è avvenuto davvero, dovresti solo omettere il nome di Vincenzo, dato che non ne siamo certe. Nicola non è stato nemmeno ad ascoltarmi, non ti vuole Flora, figurati se vuole il bambino! Credimi mi dispiace dirti queste cose…ma è meglio mettersi ai ripari dalle chiacchiere future. Sono sicura che ci rifletterai e agirai al meglio per il bene tuo e del piccolo. Ne riparliamo quando vengo a trovarvi tra un paio di settimane. Ti abbraccio forte,

Irma.

P.s. straccia in mille pezzi questa lettera e bruciala.

 

Le mani gelate tenevano il foglio color paglia. Alzò gli occhi e incrociò la finestra della piccola stanza, fuori aria leggera muoveva le foglie dei pioppi nel cortile. Sarebbe potuto essere tutto così limpido, così dannatamente bello, invece si stava trasformando in una storia assurda e complicata. Rilesse le parole della sorella cercandone il senso taciuto, non era ancora il momento di bruciarla, la piegò e la mise sotto il cuscino, l’avrebbe riletta altre volte. Si alzò per prepararsi la colazione, mise il suo disco e andò a farsi la doccia. “ Era di Irma la lettera? Ho riconosciuto la calligrafia, che si dice tutto bene?” Chiese Lina rientrata dal lavoro quella sera. “ Sì…tutto bene, ti saluta…dice che viene a trovarci tra qualche settimana”. “Bene, così parleremo finalmente”. Flora tacque, troppa confusione le girava nella testa per sentire di cosa avrebbe voluto parlare Lina. Quella notte, dopo la consueta fiaba ai nipoti, Flora abbandonò il mondo delle fate per catapultarsi nel suo incubo e fare i conti con gli insoluti più bui e controversi. Nessuna domanda trovava risposta, nessun vago sentire le fu famigliare, tutto era ignoto e troppo grande per la sua anima di bambina. Le parole di Irma suonavano aride e crudeli, si domandava che soluzione fosse quella di mentire a tutti, eppure leggendo e rileggendo trovò quasi conforto in una frase “ Chi potrebbe fartene una colpa?”. Sì perché lei in colpa ora si sentiva davvero. Se il figlio che portava in grembo non fosse stato di Nicola, come avrebbe mai potuto giustificarlo, non avendo subito spiegato l’accaduto di qualche settimana prima? E come poteva raccontare di un episodio del quale non ricordava niente? Certo la verità soprattutto ma… quale verità? E poi c’era da considerare il fatto che Nicola non l’avesse più cercata, che interesse aveva dunque per lei? Sentì l’affanno aumentare e il cuore saltarle fuori dal petto. Nessuna madre con cui parlare e dalla quale avere conforto, nessuno al quale confessare le sue paure. Lina era una donna pratica e affettuosa ma troppo impegnata e assente per accorgersi che la situazione fosse ben più contraffatta di come appariva, e che i tormenti di Flora la rendessero ancora più nebulosa. Passò giornate intere a cercare di trovare una soluzione più giusta, decise di tornare a Napoli per parlare a Nicola, gli avrebbe detto la verità, avrebbero sicuramente trovato una soluzione insieme, nonostante tutto lei lo amava ed era sicura che lui provasse ancora qualcosa. Sì quella era decisamente l’unica cosa da fare. “Assolutamente non se parla Flora, non sei in condizioni di affrontare il viaggio, ricordi cosa ha detto il medico? Riposo assoluto, sarei una pazza se ti mettessi sul treno!”. Lina era irremovibile dalla sua decisione. “Se gli vuoi parlare scrivigli una lettera e spiegagli tutto ciò che vuoi, ma da qui non ti muovi fino alla nascita del bambino!”. Flora si sentiva in trappola, ma sapeva quanto non fosse opportuno il viaggio per la sua salute, rimase così ad aspettare che i gironi passassero, con la sola speranza che una lettera di Nicola la precedesse. Irma arrivò un pomeriggio, raggiante nel suo vestito color rosso fuoco. I capelli biondi raccolti in una crocchia fissata sulla nuca e un leggero trucco a risaltarne l’incarnato roseo. Era bella Irma, di una bellezza più appariscente, aveva occhi azzurri come Flora e un copro asciutto e longilineo. Suonò il campanello, dopo pochi istanti le aprì la sorella minore. Il sorriso radioso le si spense sulle labbra appena la vide. La ragazzina era avvolta in una vestaglia rosa, l’aria un po’ dimessa, i capelli arruffati e un ventre che non lasciava più spazio all’immaginazione. Gli occhi di Irma si fermarono lì, su quell’abbozzo di pancia sul quale troneggiava il fiocco della cintura. Anche Flora si guardò il grembo. “ Se slaccio la cintura non si vede niente però”. Si affrettò a dire, come se il mostrarla facesse di lei qualcosa che ancora non conosceva. Irma la guardò negli occhi e riconobbe in quella frase, la sua piccola Foglietta. Si abbracciarono e rimasero strette come un tempo, dove il calore passava da l’una all’altra, dove non c’erano parole che contassero più del battito dei loro cuori.

 
 
 
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