Creato da seforsemaipiu il 12/03/2012

L'INGANNO

dove la fantasia non potrà mai arrivare

 

 

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Quattordici

Post n°14 pubblicato il 10 Maggio 2012 da seforsemaipiu

Lina e Irma si erano accorte che il suo atteggiamento era chiuso e riservato, Flora era taciturna ed evitava di sostare nella cucina quando erano tutti riuniti. “ Andiamo a fare una passeggiata, le giornate sono bellissime, dai Flora preparati e usciamo, prima che il grande caldo di Luglio ci costringa in casa”. Disse Irma un pomeriggio. La ragazzina si sforzò di accontentare la sorella, e mentre passeggiavano nei campi dietro casa, ebbe finalmente voglia di parlare. “ Ci sto pensando sai?” “A cosa?” Chiese Irma sorpresa. “ A quello che mi hai scritto, a come potrà essere il mio futuro col bambino, a Nicola che non mi vuole, alla mia malattia, e più ci penso più vedo solo difficoltà e incertezza intorno a me. Come farò a crescere mio figlio? Dove andrò?”

Ora avrebbe avuto bisogno di sentirsi rincuorare da parole piene di coraggio e ottimismo, avrebbe desiderato sentire una presenza forte camminare al suo fianco per rinfrancarla di tutte le mancanze e i crucci che la sovrastavano.

Invece Irma rafforzò le sue paure, forse ingenuamente, inconsapevolmente, le parole che le uscirono dalla bocca, andarono ad aggiungere ansia al suo disagio. “ Hai ragione Flora, bisogna considerarlo il poi. Io tra qualche mese mi sposo e mi trasferisco qui a Milano, ma sai la situazione non sarà stabile, potrà essere che mio marito verrà trasferito ancora, ed io dovrò corrergli dietro”. Sorrise maliziosa mentre pronunciava la parola marito, non curante del fatto, che non sarebbe stato un problema girare qualche città con un marito facoltoso. Flora accennò un capisco, anche se ultimamente non capiva più la sorella. Si sentiva di peso per tutti, un elettrodomestico mal funzionante al quale si è ancora affezionati per decidere di liberarsene, ma di precaria utilità, e per questo in attesa di decisione sulla sua sorte. “ Sai Flora” Continuò Irma con aria affabile “ Il bambino no ha colpe, dovremmo pensare al suo bene, ma al suo bene primario” Flora pensò di averne allora di colpe, ma non lo evidenziò, lasciò parlare la sorella che sembrava avere in testa qualcosa di concreto.

“ Se ci pensiamo con calma, vediamo che la situazione che si verrà a creare dopo la sua nascita non sarà per niente facile. Lina lavora tutto il giorno, i figli, la casa, il marito: tu saresti sola tutto il giorno con il bambino, e poi Giorgio l’ha già detto che quando sarà nato dovrai tornare a Napoli…”. Flora ora sì trovò il coraggio per interromperla. “ Giorgio? E a chi l’ha detto che devo andarmene?”.” A Lina” Esclamò Irma decisa. “ Oh, forse non te l’ha detto…non ancora, ma l’avrebbe fatto stai certa, vabbè te l’ho detto io ma poco cambia… sai per lui sta diventando faticoso, le sere che rientra a dormire si trova sempre la bambina nel letto con loro, e tu capisci che a lungo andare un uomo certe cose…insomma le tollera poco!”. Flora sentì mancarle l’audacia che poco prima le aveva fatto interrompere la sorella. Allora la situazione non era affatto così tranquilla come Lina le voleva far credere. Probabilmente la sorella erano mesi che discuteva col marito, ma a lei non aveva fatto trapelare niente, aveva filtrato ogni discussione per evitarle di soffrire. Provò un senso di inadeguatezza e la terra le tremò sotto i piedi, quell’unico rifugio sicuro era crollato sotto il peso delle parole di Irma.

“ Potresti tornare a Napoli, ma saresti sola anche lì, io non ci sarò, papà sarebbe al lavoro tutto il giorno e non contiamo le trasferte…e poi parliamoci chiaro chi verrebbe a fare da badante ad una ragazza madre con figlio!? Non troveresti nessuno disposto ad accudirvi, troppo disonorevole”. Flora nella sua totale ingenuità azzardò un’ ipotesi. “ Ma forse Nicola…” Irma sbottò. “ Nicola Nicola…lascialo perdere Nicola! Ancora a corrergli dietro! Ma non hai capito che Nicola se la spassa con la signorina bionda già da un pezzo? Che vuoi che faccia uno così scemo? Un po’ di orgoglio non ce l’hai? E poi non ricordi che la certezza assoluta che sia suo non c’è ? Come ti presenti? Ciao Nicola ecco sono tornata con tuo figlio che però non so se è davvero tuo, però stiamo insieme come se lo fosse! Eh sì facile è?!” Flora era stordita da tanto livore e incapace di controbattere ad una sola parola. Percepiva solo tanta ostilità nei confronti suoi e del bambino.

La tranquilla passeggiata si era trasformata in una marcia, con intervalli di attenti e riposo ad ogni frase inquisitoria. Come ogni volta, dopo essere stata un po’ dura, Irma allentava la presa alternava un momento di estrema dolcezza. “ Tesoro, dobbiamo essere realiste, lo dico per il bene soprattutto del bambino… tu vuoi che cresca bene, circondato d’amore e di giuste attenzioni vero?” Flora annuì. “ E allora, bisogna che prendiamo in considerazione ogni ipotesi, ogni strada, anche quelle che ci fanno male”. Ma perché Irma parlava al plurale? Per un eccesso di immedesimazione? Per supportare meglio quella parola, amore, che troppo raramente usciva dalla bocca dei suoi interlocutori? Ma era Irma o la dottoressa dell’ospedale a parlare? Flora confondeva le due figure in quel momento, perché aveva intuito cosa volesse proporre la sorella, e seppur concreto, non era certo la fine del discorso che si aspettava da lei. “ Se l’egoismo di una madre potesse essere messo da parte, capiresti che è solo al suo meglio che devi pensare” Ora aveva abbandonato il plurale, si sentì punta nel vivo da questo, le sue parole erano ben indirizzate. “ Tu cosa puoi offrire a tuo figlio?” Attese qualche istante prima di continuare come se fosse realmente interessata ad un ipotetica risposta. Ma così non era e Flora se ne rese conto perché continuò il suo monologo con più enfasi di prima. “ Te lo dico io, niente! Non hai da offrirgli niente, se non un futuro precario, anni di incertezza e vergogna…è…? Cosa? Cosa hai detto?” Flora aveva appena sussurrato qualcosa e Irma le chiese di ripetere a voce più alta. “ Avrà il mio amore, forse non basterà a colmare la mancanza di un padre, ma cercherò di fare del mio meglio per farlo sentire amato…”. “ Colmare la mancanza di un padre? Pensi che ci sarebbe solo quella da colmare?” Flora la guardò bene negli occhi, lo scontro del loro azzurro si confuse col cielo. “ Perché mi parli così Irma? Perché sei così cattiva?” Irma disperse lo sguardo. “ Non sono cattiva, sono realista e voglio che lo sia anche tu. Devi renderti conto di quante cose non vanno, dei pericoli che correreste, delle cattiverie della gente…non avrai vita facile e credimi, questo mi uccide al solo pensarlo, ma se si può rimediare almeno in parte è giusto che lo prendiamo in considerazione.” Ecco, quando si discuteva di sistemare le cose, tornava a parlare al plurale, come se questo la mettesse al riparo da quella parte negativa che non la riguardava. “ E cos’è che dovrei prendere in considerazione per rimediare…?” Chiese Flora, ancora in attesa di quella conclusione che già sapeva non le sarebbe piaciuta.

Irma spostò un sassolino con il piede ben attenta a non prenderlo con la punta, altrimenti le scarpe che le aveva regalato Michele si sarebbero sporcate. “ Vedi” disse dopo aver schiarito la voce. “ Ci sarebbe un modo… un modo per aggiustare le cose” Flora percepiva indugio nella voce della sorella ma non la incoraggiò. “ Quale modo?” chiese sottovoce “ L’adozione” rispose decisa Irma. “ No” rispose Flora e corse lontano da lei. “ Aspetta, ascolta!”. La raggiunse sotto un’enorme quercia, la ragazzina stava col dorso aderente al tronco, come a voler trovare protezione, le mani sugli occhi per non vedere il futuro e il cuore tanto in subbuglio da non riuscire a respirare. “ Ti prego calmati, non fare così…ascoltami!” La implorò Irma. “ Ora tutto questo può sembrarti crudele, ma guardala come un’opportunità per la tua creatura per crescere al meglio… prova a immaginare per lei il futuro che non potresti mai darle…la tranquillità, l’agio e l’affetto di due persone amorevoli. So che non potrai mai vedere questo come soluzione ai tuoi problemi, ma fai uno sforzo in nome di questo bambino che merita tutte le cose migliori!”.

Perché Flora forse non le meritava? Lei per prima non sarebbe dovuta essere messa nelle condizioni di poter crescere il suo bambino? Perché nessuno capiva che sarebbe bastato così poco, forse un poco di tutto, ma minimo per assicurarle una vita felice. 

Sembrava che ogni persona adulta e apparentemente responsabile le desse un unico consiglio, la indirizzasse verso una sola via. E quale via era più dilaniante di quella che la conduceva a vivere senza suo figlio? Sentiva di non avere scampo e le lacrime che fluivano altro non erano che piccoli pezzi di cuore sciolti da troppa pena.

Certo che desiderava il meglio per il suo bambino ma non a quel prezzo, era troppo alto perché lei sopportasse di pagarlo… la vita non poteva chiederle tanto, sua sorella non poteva chiederglielo. Nei giorni successivi sentì di non riuscire a recuperare la stanchezza che si era accumulata, ne ad alleviare i dolori alla schiena, ma quello che la faceva stare peggio era non riuscire a pulire la mente da riecheggi di frasi amare e insostenibili. “ E’ per il suo bene… Non essere egoista… Dagli una possibilità… Che futuro potresti offrirgli?”.

 

 
 
 
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