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RISPONDI A ROSSOGERANIO

l'affermazione è incommentabile e mi trova assolutamente contrario
"...L'accumulazione delle cazzate è un segno da paralitici..."
chi vive il problema risponde dalla paralisi si può migliorare con la fisioterapia dall'imbecillità solo con tanta umiltà.
richiedi correzione necessaria laddove insiste questa idiozia

 

Messaggi del 10/04/2017

Dead or Alive

Foto di isry

Parto con la frase di Elia che si dirige verso l'Oreb per comprendere cosa accada o quale possa essere lo stato d'animo di chi entra nel deserto dopo aver tanto faticato eppure non aver ottenuto gratitudine quanto solo odio ed esclusioni.
”Egli si inoltrò nel deserto una giornata di cammino e andò a sedersi sotto un ginepro. Desideroso di morire, disse: «Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri».(1Re 19 4)
vediamo anche quanto sia uno stato d'animo presente anche nella preghiera del Getsemani quando il Figlio invoca il Padre
"Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!"
l'angoscia tutta umana di chi sta incontrando quella che solo Francesco aveva il coraggio di definire sorella rendendo chiara una cosa... che ci vuol più coraggio a vivere che a morire... che occorre maggior forza per fare i conti con la vita che con la fine di questa
il cammino di preludio alla crocifissione sembra tale e quale quello di un malato che sa di dover morire... allontana da me questo calice... di dolore... di sofferenza
Queste premono più della stessa fine.
"Anche l'amico in cui confidavo, 
che con me divideva il pane, contro di me alza il suo piede"(salmo 40)... "Sono prigioniero senza scampo" (salmo 87)... "Io sono come acqua versata, sono slogate tutte le mie ossa. Il mio cuore è come cera, si scioglie in mezzo alle mie viscere."(salmo 21)... "Svaniscono in fumo i miei giorni e come brace ardono le mie ossa. Falciato come erba, inaridisce il mio cuore dimentico di mangiare il mio pane. A forza di gridare il mio lamento mi si attacca la pelle alle ossa (salmo 101)."
... "Ora basta!" come quel basta detto con forza davanti a chi tira fuori le spade... gli strumenti di morte... davanti a chi sa solo parlare di morte perché ha terminato le parole per la vita... per accompagnare chi va a morire.
è la richiesta del figlio dell'uomo ""La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate". (Marco14 34b)
è la richiesta di un uomo che sa stare per morire... fra atroci dolori... come un malato di una malattia degenerativa... che perdesse la facoltà di poter camminare liberamente... di parlare a tutti... di usare le sue mani... di non provare un dolore inenarrabile che ti faccia desiderare di saltare nel vuoto e finirla lì... di saltare i passaggi fino al compimento dell'ultimo... quando ancora come una punta di lancia trafigge un costato già martoriato.
cosa chiede quell'uomo se non una vicinanza fedele e amica?
"sustinete hic et vigilate”... resta e ascolta... resta e prega con me... resta e tieni questa mano... resta qui... sustine hic! Minete edò!
Vigili dove chi muore non potrà più esserlo
Vigili perché ci interessa la sua vita anche se siamo come quando si cerca il tonno nel fondo della scatoletta... come quando si guarda il bicchiere quasi vuoto perché è finito il vinello buono che lo riempiva... con quella sete e fame di conoscere ancora... di trovare ancora parti di una storia che resti nel cuore!
invece oggi si sente parlare di scarti di umanità... di indifferenza... parole di morte sempre più semplici perché si è perso l'interesse per le vite.
Per quel NOI tanto umano eppure tanto divino!
Sustine hic
e come Elia nel deserto che chiede di finire i suoi giorni per scoprire che ancora ha molto da dire e fare...e come il crocefisso affida la madre e Giovanni ed esso a lei... e come prima Gesù aveva affidato a Pietro tutti lasciandogli il manto della conferma... Elia trova il tempo ancora per affidare il mantello della profezia a Eliseo.
Eliseo lo accoglie saluta la sua vecchia esistenza e parte per una vita rinnovata da una morte che non è restare soli davanti alla angoscia e al dolore... ma è sostenere... stare vicino
Questo fa Elia con la vedova di Zarepta e il suo figliolo... mangeremo questo ultimo cibo e moriremo... quanta disperazione in quelle parole... quanta ne vediamo ancora oggi negli occhi di chi non crede più alla speranza.
Elia non offre magie o ricette miracolose... solo la sua presenza... la sua compagnìa... e quell'ultimo pasto diventa un pasto di anni.
Quante volte ascoltiamo delle parole tristi e prive di speranza e ci troviamo sommersi da quelli che dicono "scenda dalla sua croce e finisca di soffrire"... che urlano come la vedova davanti al figlio senza più respiro "Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia iniquità e per uccidermi il figlio?".... quante volte ci scontriamo col dolore che urla parole feroci... miste di pianto triste e rassegnazione pesante... eppure Elia torna col figlio vivo dalla vedova sua madre ed ecco che torna la speranza.... piccola... come un neonato in una stalla... ma che permette alla donna di riconoscere quello che ha accanto a sé... al di là di Elia stesso!
in questa settimana si ricorda... si fa memoria di una passione che come un fuoco sotto la brace sembra definitivamente spento come la vita di tanti che vengono posti ai margini... quasi pronti alla eliminazione neppure fossero sacchi di indifferenziata.
eppure quella brace torna a vivere quando trova uno stoppino... una candela pronta ad accoglierne il calore... la fiamma... il ricordo!
Possa ciascuno trovare il tempo in questo momento di memoria di ricordarsi di quelli vicini o distanti che hanno troppa tristezza nell'animo e dolore nelle ossa... e sostenere il loro cammino per il tempo che sono fra noi.

 
 
 
 
 

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Un blog di: isry
Data di creazione: 25/04/2008
 
 

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