Creato da Omut_I il 12/06/2009

Nel baule di Omut...

...i piccoli tesori...

 

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Diana 3

Post n°46 pubblicato il 03 Giugno 2012 da Omut_I

 



    Sale sul pandino e parte.
    Due tour nel parcheggio perché posto non se ne trova mai poi nota un buchetto dove mollare “razzetta” la macchina che strombetta. Il nomignolo l’ha inventato il suo adorato fratellone che non perde mai occasione di burlarsi di lei, un paio d’anni fa, per via del clacson, un suono decisamente cacofonico.

    S’incammina a passo svelto nella via ma quando arriva alla piazza, trova il tutto esaurito. Le scale della fontana gremite di ragazzi, nonni e tutt’intorno genitori e carrozzine. Diana cerca con lo sguardo a trecentosessanta gradi poi vede la figura, unica nel suo genere, avvicinarsi con il solito passo deciso :
- Ciao Diana, bene arrivata - una stretta di mano energica, camicia color corda, collo alla coreana, pantalone largo, fresco, morbido a righe nelle sfumature chiare della terra ad intonare il colore ambrato della pelle e degli occhi.
-  Grazie. - guardandolo un nanosecondo -
- Vieni, andiamo ho fame … all’angolo c’è un lounge dove preparano cose sfiziose e suonano buona musica. -
Va decisamente meglio, sto meglio!
    S’incamminano traversando l’intera piazza e lei sente addosso tutti gli sguardi, di tutti, compresi quadrupedi e volatili.
    Ma stasera non è proprio così. Stasera è la creatura al suo fianco ad attirare l’attenzione. Nell’attimo stesso in cui realizza, fa capolino nella sua testa il tarlo della gelosia, intesa come rosicatura, ovvio, che viene respinto all’istante da quel senso di piacevole soddisfazione che la invade al momento in cui, osservando Paulo sottecchi, si sorprende a pensare : è al mio fianco!

    Dopo aver ordinato insalata di mare e farro, proseguono la cena allettati dai raffinati aromi di un appetitoso cous cous di pesce. Il tutto accompagnato da una bottiglia di Ungarotti, un ottimo bianco umbro posato. I sensi impazziti della bella rossa sono ormai un buffo ricordo anche se, un leggero sfarfallio allo stomaco stenta a lasciarla e nonostante il condizionatore rinfresca l'aria che è un piacere, il suo povero viso è ad un passo dal prendere fuoco.
Boh! Diciamo che è il vino!

    Paulo accenna un paio di domande riguardanti il lavoro che le ha commissionato e quando si tratta del suo lavoro, “la mia arte” (dice lei), Diana si scalda, diventa euforica, come rapita da una forza che invade il suo mondo e lo proietta tutt’intorno coinvolgendo il resto. Sente come se una grande mano le entrasse dentro a tirar fuori il succo del suo fantastico immaginario. Come aprire la scatola degli attrezzi di un mago. Trasportati dall’enfasi i due volteggiano nei colori, assorbiti da schemi e immagini che li entusiasmano al punto di perdersi fra le idee. Ad alimentare la fantasia collabora una musica morbida, suonata con maestria da un pianista piccolo di statura ma grande nel  muovere le affusolate  manine sulla tastiera. Quando si dice la bravura!

    Si spazia dalle colonne sonore di film famosi a brani di  New Age, da accapponarsi la pelle. Dal sensuale blues al malinconico jazz dove lo accompagna una disperata e intraprendente tromba.
Per concludere la cena ordinano del sorbetto alla mela verde, caffè e amaro.
- Che ore sono? - chiede Diana rompendo l’attimo di silenzio che le faceva un po’ paura. Dai silenzi possono nascere mille emozioni galeotte. I silenzi sono l’anticipazione di cose esplosive quindi è meglio evitare. Un silenzio parla da se, con le sue elettricità, le alchimie, gli sguardi, le parole distraggono dai pensieri pericolosi e dalle sensazioni enigmatiche.
- Quasi le undici e mezza - la risposta di Paulo seguita da un sospiro vagamente insofferente. - devi andare? - cercando gli occhi di lei con i suoi, sopracciglio arcato a dipingere sul viso un’espressione volontariamente crucciata ma furbesca.
- Micia non è abituata a stare tanto tempo senza di me … - sapore di bugia - la mia gattina, intendo … -
- Bene, torno subito … - con tono deluso, alzandosi, tutta la sua fisicità a colmare gli occhi di Diana.
Dov’è il trucco …
deve pur esserci un maledetto trucco
S’incamminano silenziosi.
-  Tu sei de qua?... - si entra sul personale.
- Si, di un paese a pochi chilometri, la mia famiglia abita ancora là io qua per comodità. Il lavoro … e tu? -
- Sono  nato a Tangeri, paese de mia mamma ma ho vissuto in giro per la Spagna, paese de mio padre … ho estudiato a Madrid e a Roma e questo anno sono in tour per l’Italia con la mia compagnia.
Ad un tratto Diana barcolla leggermente ma abbastanza da mettere alla prova i riflessi del compagno che l’afferra per un braccio, deciso …
- Scusa, i ciottoli … - sorrisetto imbarazzato di lei, faccia paonazza, sguardo alla mano, sul braccio … -
che imbranata!
-  Alla tua età non si dicono le bugie … - sorrisetto divertito di lui, faccia allegra, sguardo spalmato su lei, sul seno …

- adesso ti metto alla prova, vediamo … stai su una gamba … -
-  Ma cosa vuoi insinuare?... - timidamente divertita - sono solo due bicchieri … - il botto è sulla soglia, bussa …
-  Non insinuo, me accerto … - ad un passo dallo scoppiare a ridere, tenendo ancora la mano sul braccio di lei, ora più dolcemente - se sei così sicura, vediamo cosa sai fare … dai -
- Va bene, vediamo … - spavalda - gamba destra su, pollice sinistro al naso, lascia il braccio … ecco fatto, vedi?... Sto in piedi! - mentre lui appoggiato ad una macchina, braccia incrociate osserva divertito.
-  Adesso con l’altra … dai -
-  Gamba sinistra e pollice destro … ecco ve … -
Presa al volo. Avvolti dalle braccia, in uno scoppio fragoroso di risa, appoggiati alla macchina e ancora risa e poi gli occhi si prendono … improvviso silenzio … le labbra si sfiorano, si catturano, si plasmano … mordono, divorano affamate … ondate forza nove e risacche di saliva sulla sabbia disegnano...
- Scusate … avrei bisogno di … scusate! - “schiù-chiù” il rumore della centralizzata  è più efficace delle parole.
-  Scusi … lei … io … noi … -
- Devo solo prendere la macchina … Grazie!... - il tipo divertito mette in moto e parte lasciandoli lì, nel mezzo del torpore, del desiderio assoluto, totale, persi nelle menti ebbre dall’eccitazione, naufraghe in un temporale.
Il silenzio … la canaglia che tortura!
-  Mannaggia … è tardissimo! Micia … sarà disperata … -
- Ti accompagno è più sicuro … ancora ondeggi … - prova a smorzare un po’ i falò ed a rubarle un sorriso. La prende per mano, in silenzio, teneramente come fosse una bambina. Forse è  proprio la sua tenerezza, la semplicità in contrasto con la vistosa criniera e lo sguardo crivellante a renderla così sensuale, appetitosa.

    La rossa  è sotto shock, stordita dai brividi e da quel contatto … tutto è così amplificato … quanta arrendevolezza suscita in lei quella mano …
    La Jeep li attende a pochi passi. Ancora silenzio. Grazie alle indicazioni a gesti di Diana, arrivano a destinazione in pochi minuti. Fermi davanti al portone. Solo respiri e sguardi rubati ...
e ora che dico, che faccio … Tira fuori dal cuore le saggezze del babbo, veloce, tutte un po’ alla rinfusa. Niente, questo giro non c’è niente che possa servirmi! Devo fare da sola … calma … lo bacio … no, lo saluto e buonanotte …
Nell’attimo stesso in cui lei si gira a salutare, lui come un lupo a digiuno le prende la nuca e si riprende le labbra, sue ... lecca i contorni, gusta ingordo, assapora … ancora mareggiata ... d’improvviso molla tutto.

 

................................Omut.........


 
 
 
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e parole sospese

anche i silenzi

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sei qui

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Potrei dirti

un milione di cose

potrei usare

effetti speciali

ne ho in dotazione

ma voglio essere

semplice e diretta

voglio parlarti leggera

cose uniche

fresche

da sciogliere dentro

cose col fiato corto

col respiro trattenuto

voglio sentire

la tua musica

sin dentro l'anima

e che le note

le tue

diventino

l'eco

di una  magia.

 

 

 

 
 
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