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oO° cOme sI TorNa DaL PaeSe deLLe MeraVigLie seNZa CamBiarE ? °Oo

 

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Io Sono.
E Se Anche Non Fossi
E Mi Ingannassi,
Per Il Solo Fatto
Di Essermi Ingannato
Sarei.
Perche' Non Puo'
Essere Ingannato Cio Che
Non E'.

[Sant'Agostino]

 

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Post N° 107

Post n°107 pubblicato il 15 Maggio 2008 da LosT.MiraGe
 



Stavano uno di fronte all'altra...

Veranda appena appena illuminata dal sole filtrato attraverso le tende attraverso i cappelli di paglia.
Erano loro due, e attorno non c'era niente. Oltre la veranda una minuscola stradina. Terra battuta, niente indicazioni, l impressione di una strada che prima o poi termina con un niente, come una presa in giro.
"Zucchero?"
L'uomo porge la tazzina e la donna vi fa scivolare dentro una zolletta. Qualche granellino di zucchero le rimane sulle mani. E' sempre cosi'. Sulle mani abbiamo sempre le tracce di qualcosa.
L'uomo beve un sorso. Ha la bellezza di tutto cio' che e' stato.
"Ho qualche domanda", comincia la donna. "Come sarebbe stato se ..."
... E comincia a sciorinare tutte le biforcazioni della sua vita, e ne erano tante, perche' nella vita non si puo' mica evitare di scegliere, e se anche non scegliere e rimandare in fondo e' una scelta, e' evidente che dalle biforcazioni non c'e' proprio scampo. Percio' si sceglie, insomma. Pero' ti resta sempre attaccata la curiosita' di sapere cosa sarebbe successo se in quell'attimo della scelta fossimo riusciti a far pendere la bilancia dalla parte della strada che poi in realta' non abbiamo preso, ma chissa' dove portava. Bisognerebbe sdoppiarsi ad ogni scelta, percorrere entrambe le strade, ritrovarsi in una piazzola qualche anno piu' avanti e chiacchierare e sapere dove, dove saremmo arrivati a percorrere una strada diversa. Ci fregano per tutta la vita con quella storia delle alternative, ma in realta' un'alternativa alla scelta non ce l'abbiamo.
Comunque. Comunque l'uomo resta in silenzio. Non risponde, fa' spallucce e posa la tazzina.
Non e' che e' muto, e' che il Passato non parla. Mica te lo spiega, cosa sarebbe successo se non fosse successo quello che invece e' successo. Sta li' fermo, ha la bellezza di tutto cio' che e' stato. Ma in fin dei conti e' inutile.
E' silenzio. E' passato.
Lei ha sempre avuto un po' paura del silenzio, poi, bisogna dirlo. Le brutte notizie ... il coraggio di darle lo si aspetta in silenzio. Un silenzio denso, vano e vigliacco.
Anche le scelte si fanno in silenzio. E' un botto nella testa, ma solo li'.
Cosi' lei si alza e si allontana da quel Passato cosi' meravigliosamente inutile, perche' parlare col passato e' fermarsi col passato, cristallizzarsi nel passato, e la vita non e' dietro, e' avanti. Vivere la vita non vuol dire aspettarsi che qualcuno te la spieghi.
Sole caldissimo che filtra attraverso il cappello di paglia, lo vedi come sfregi di luce sul suo viso, la donna si incammina su quella stradina sterrata, terra e sassi e tutto da costruire, tutto da vivere; su quell'uomo che non parla e che ha la bellezza di tutto cio' che e' stato ci scrivera' una canzone, magari, ma fermarsi a parlargli no, e' inutile.
Procede, senza fermarsi, quella stradina che si inerpica tra biforcazioni ed inevitabili scelte, che forse prima o poi terminera' per un niente, come una presa in giro.


 
 
 

Post N° 106

Post n°106 pubblicato il 11 Maggio 2008 da LosT.MiraGe
 





La sposa dell'inverno e' bella per sempre.
Camminava in mezzo ai fiori a primavera, aspettava lo sposo.
Che' a primavera l'inverno non c'e',chissa' dov'e'.
La sposa dell'inverno e' giovane per sempre.
L'inverno gelido s'era fatto geloso.
Era ovvio che col suo cuore di cristallo non avrebbe mai potuto scaldare la sua sposa.
E se lei avesse pensato ad altri,a primavera,mente camminava in mezzo ai fiori?
Se si fosse innamorata di un anemone, o di un narciso, o di un iris?
L'ha coperta di ghiaccio,la sua sposa,come fosse una statua.
Ed ora, che ci sia o che non ci sia, dovunque vada, la contempla, e sa dov'e'.
Ad amar l'inverno si e' ghiacciata anche lei. E se anche prima amava il suo sposo, ora non puo' piu'.
E la sposa dell'inverno e' bella per sempre
.





 
 
 

Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 14 Aprile 2008 da LosT.MiraGe
 



Saggio brevissimo sull’amore filosoficamente inteso : Platone e Nietzsche.


L’amore e’ “bisogno”, scrive Platone, e’ “mancanza”. E’ la storia, vecchia come il mondo, della ricerca dell’altra meta’ della mela, di cio’ che ci completa, di cio’ che ci rende quello che vogliamo essere piu’ di qualsiasi altra cosa: interi. Amiamo perche’ abbiamo atavicamente bisogno di amare, perche’ siamo spaccati, perche’ la nostra mente spietatamente razionale puo’ sopportare solo un vero che sia “intero”, finito, controllabile, risolvibile. Nell’amare noi ricerchiamo realmente la finitudine del nostro essere, la verita’ intera, e quando crediamo di averla trovata vi ci aggrappiamo perche’ ne abbiamo un disperato bisogno, perche’ quello e’ il pezzo che completa. E ora e’ nostro, ce lo siamo presi … ma questo cosa significa? Ci rapportiamo alla persona da amare come se fosse un mezzo per realizzare il nostro essere? Per paura della solitudine, per paura dell’incontrovertibilita’ di un essere spezzato, per un bisogno, per una mancanza, insomma, amiamo “in funzione di”? E’ tutto un egoisticamente prendere?
Il bisogno e’ forse la forma di amore piu’ “primitiva”, non nel senso di “selvaggia”, ma nel senso di “prima”, in quanto e’ il bisogno dell’altro che ci spinge a cercare l’altro. Ma a mio parere non possiamo ridurre l’amore ad un primitivo bisogno di interezza, di conferma del proprio essere, di “rassicurante cantuccio” nel quale nascondersi ogni qualvolta la realta’ ci sembra infinita, incontrollabile, irrisolvibile.
L’amore e’ “sovrabbondanza dell’amore di se’”, scriveva Nietzsche, rifiutando l’idea di “bisogno” e “mancanza”, ricucendo le due meta’ della mela in una originaria e incrollabile e infantile egoistica interezza. L’amore nasce nell’uomo, non per mancanza ma per eccedenza, e si diffonde per “osmosi”, volendo essere scientifici. E’ un po’ come la saggezza in “Cosi’ parlo’ Zarathustra”, nella sua forma piu’ alta, quella che nemmeno sono sicura che esista se non in un eventuale idealizzazione: in ogni caso non credo che le cose debbano “esistere” per essere “vere”.
La saggezza si sviluppa in noi, e’ in noi. Anche se ci ritiriamo nella piu’ completa solitudine, penso ad un saggio eremita, ad esempio. Ebbene, ad un certo punto si comprende che la saggezza va condivisa, altrimenti resta cosa morta. E allora il saggio che e’ tra gli uomini, o che torna tra gli uomini, da’, semplicemente, e prende, semplicemente, non per scelta, non per bisogno e nemmeno per mancanza, ma perche’ cosi’ e’, non potrebbe non farlo, e’ un destino, una necessita’, cosi’ come dall’ Uno plotiniano tutto “procede” e da cui tutto “necessariamente” deve procedere, cosi’ dall’uomo saggio “procede” la saggezza e cosi’ dall’uomo che ama se’ stesso “procede” l’amore, non come bisogno ma come destino, non come mancanza ma come eccedenza, egoista e disinteressato come sanno amare perfettamente i bambini, che nell’altro, nella mamma, nel papa’, nel gioco, amano loro stessi, amano l’estensione di loro stessi che si identifica nella mamma, nel papa’, nel giocattolo.
Se noi riuscissimo ancora a vedere l’altro come eccedenza di noi stessi, se nel “Tu” ricominciassimo a scorgere l’ “Io”, riusciremmo anche ad amare senza l’ombra dell’opportunismo che invece grava sul bisogno, senza la disperazione della mancanza.
Il nostro amore e’ estensione dell’amore che nutriamo per noi stessi.
Amare come i bambini.
”Sovrabbondanza” e non “Mancanza”.
L’amore, come la saggezza, “non e’ abbastanza povero per fare l’elemosina”.

Malice

Voi che ne pensate? (:

 
 
 

Post N° 104

Post n°104 pubblicato il 13 Aprile 2008 da LosT.MiraGe
 



... Potrei prestar fede

solo ad un dio che sapesse
danzare
...



[ Cosi' parlo' Zarathustra ]
[ F. Nietzsche ]

 
 
 

Post N° 103

Post n°103 pubblicato il 13 Marzo 2008 da LosT.MiraGe
 



Oggi malinconicamente vorrei... Vorrei essere una nota. Un La bemolle. E non ditemi che e' un Sol diesis,
perche' non e' la stessa cosa. E' diverso.
Ho ragionato un po' sulle parole scritte in greco, ho deciso che se mai dovessi realmente cambiare nome sarebbe per Pandora o Kallista, e' un po' un modo per sottoscrivere il mio essere irrimediabilmente preda della Superbia e della Vanita'.
Dicono che le fotografie catturino l ' anima delle persone ritratte. Mi auguro ci sia qualcosa di vero in tutto questo, in fondo le foto non invecchiano e non muoiono. E soprattutto, le foto sono "Felici". Ovviamente per la legge di Murphy la mia anima sara' finita in una delle mie poche foto "depresse".
C'e' profumo di Pan di Stelle e orchidee appassite.
E questo vuoto ancora non me lo spiego.



Dararum,Dararum
...

 
 
 
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Data di creazione: 08/01/2007
 


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