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GENOVA PER NOI

Post n°151 pubblicato il 11 Luglio 2015 da angiolhgt

Genova è una citta strana, non c'è gente meno poetica dei genovesi,  asciutti, affetti da un affetto sincero e tenero per le palanche, migragnosi e spesso noiosi e scontrosi e,  quando sono gentili, lo sono senza infingimenti ma in modo patetico, quasi contro natura.

Ma genova produce come poche altre citta italiane ottimi poeti e cantautori eccellenti.

Sembra una contraddizione se poi, a scavare meglio, si scopre che buona parte di questi non sono nati a Genova, hanno bevuto nei caruggi una genovesità virale che aleggia nell'aria ora salmasta ora dal sentore di piscio di gatto dei vicoli del centrostorico.

A Genova anche se sei svizzero ti può capitare di beccarti il morbo della poesia così  facilmente come beccarsi lo scolo nei vicoli delle "graziose". 

Io amo genova e mi piacciono i genovesi, ho vissuto 18 anni in questa città, ne conosco le anime, da quella di albaro  dove ho recentemente passato  periodi di vacanza ospite di amici della genova bene a quella di via del campo dove ho abitato per breve tempo, in piazza san marcellino o più  a lungo a a S Fruttuoso.

Stendhal è sepolto nel cimitero di Montmartre, con l'epitaffio (in italiano) voluto dallo stesso Stendhal: «Arrigo Beyle / Milanese / Scrisse / Amò / Visse / amm. L IX. M.IL/ Morì il XXIII Marzo MDCCCXLII».

Io lo imiterei se non fossi certo che il miei resti saranno cenere al vento.

Certe città hanno un genius loci che ti ammorba per sempre.

Quel misto di understatement di basso profilo, di  una certa  pacatezza anemica e di un certo spleen e disincanto,  catalizzato dall'aria di mare, provoca una reazione chimica producendo un genere di poesia spesso malinconica scevra da ipeboli e sdolcinature lacrimogene del genere partenopeo.

Qui non si esagera mai, si è prudenti ..maniman..."non si sa mai" .

I genovesi amano più gli aperitivi dei i pasti, anzi sono stati gli antesignani degli aperitivi a buffet oggi così globalizzati, amano ritrovarsi al bar tra amici dove, come fosse una terra franca, incontaminata, si sentono meno "genovesi" lasciandosi andare a discussioni animate- si fa per dire-  per quanto possano essere quelle di un genovese ( a Napoli sarebbero scambiate per sbadigli).

Vanno pazzi per la pasta fresca , hanno una cucina povera e lo stesso panettone genovese somiglia più ad un corpo  contundente che ad un dolce ...ma a me piace anche se si direbbe fatto coi piedi.

Ultimamente ho viaggiato un bel po' ma poi vengo risucchiato in quel luogo delle contraddizioni che è Genova, esagerata solo in un luogo, nel  cimitero di Staglieno, tanto celebrato quanto squallidamente sontuoso dove si può ammirare la tomba simbolo : quella di una popolana venditrice di noccioline che, con i risparmi di tutta una vita rattrappita e risparmiosa decide di far scolpire, ancor viva - non si sa mai gli eredi- una costosissima statua  che la ritrae col suo sontuoso mezzero ricco di trine e la collana di noccioline simbolo del suo povero mestiere lei ,Caterina Campodonico ti fa capire cosa è la genovesità meglio di qualsiasi cosa possa dire.



 
 
 
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