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« Oltre l’euro,: una nuova...Risolvere la crisi crea... »

Oltre l’euro,: una nuova moneta fiscale per vincere la crisi_parte 2^

Post n°1761 pubblicato il 15 Novembre 2014 da Lucky340
 

di Marco Cattaneo e Enrico Grazzini

segue dalla parte 1^

Le crisi cicliche della moneta privata

Più si deregolamenta il mercato finanziario, più il mercato mostra i suoi limiti. Nel mercato deregolamentato la circolazione della moneta diventa caotica e soggetta a cicli di sovrabbondanza e di penuria. L'offerta di moneta da parte delle banche è infatti pro-ciclica: più l'economia funziona, più vengono accesi crediti e più crescono i prezzi, soprattutto degli asset finanziari e immobiliari; si formano allora bolle speculative. Quando i primi debiti cessano di essere ripagati, quando si verificano i primi fallimenti, improvvisamente il rubinetto delle banche commerciali cessa di fare fluire la moneta nell'economia e arriva allora la crisi. E con la crisi arriva anche la deflazione: i prezzi stagnano o calano mentre merce rimane invenduta e la produzione si ferma. La disoccupazione impedisce la ripresa dei consumi e della domanda finale.

L'attuale caso europeo di “trappola della liquidità” è esemplare. La BCE cerca di dare ossigeno monetario al sistema – con i limiti imposti dal governo tedesco - ma le banche trattengono la liquidità e non fanno prestiti, in particolare alle piccole e medie imprese. Le banche sono cariche di sofferenze, a causa della crisi economica. Inoltre preferiscono investire nei titoli di stato o nella finanza per ottenere remunerazioni elevate piuttosto che rischiare prestando soldi all'economia reale. La moneta non circola, la domanda manca, le aziende chiudono e l'economia langue o va in recessione

Stato, moneta e democrazia

Tutto questo avviene perché gli Stati, in particolare gli stati dell'Eurozona, non hanno più il controllo della moneta. Uno stato senza moneta è però uno Stato non sovrano: infatti solo controllando la moneta si può mettere in moto la spesa pubblica, ovvero la spesa necessaria per le istituzioni i servizi ai cittadini. Se invece sono le banche private a creare e a controllare il denaro, allora lo Stato diventa inesorabilmente servo delle banche e della loro moneta. Ecco perché non c'è vera democrazia senza gestione nazionale della moneta da parte dello stato e senza il controllo della società civile.

Quando uno stato per finanziarsi dipende dal sistema finanziario nazionale o, peggio, dai mercati finanziari internazionali perché non crea e non controlla la sua moneta, allora diventa uno Stato subordinato e sostanzialmente eterodiretto, uno stato costretto a servire i suoi creditori. I suoi cittadini pagano le tasse per ripagare il debito alla finanza e non possono godere dei servizi pubblici che avrebbero il diritto e la possibilità di godere. E' esattamente ciò che avviene in Italia e nei paesi europei attualmente, in particolare nei paesi del sud Europa.

Occorre sottolineare che non c'è nessun stato che conta nel mondo che non stampi la sua moneta e non abbia la sua banca centrale per proteggere e governare la moneta nazionale. I grandi stati e gli stati emergenti – come USA, Giappone, Gran Bretagna, Cina, India, Russia, Brasile, Corea, Svizzera, Israele, ecc. si basano sulla loro moneta nazionale.

Anche la Germania ha la ...sua moneta: l'euro! La moneta unica impedisce le svalutazioni monetarie dei paesi deboli e le rivalutazioni di quelli forti, esasperando gli squilibri commerciali e finanziari all’interno dell’Eurozona, a favore dei paesi più forti, ovvero dei paesi con la bilancia commerciale in attivo, come la Germania. La Germania, grazie all'euro, non ha mai smesso di governare la sua moneta.

Le proposte di PositiveMoney: la moneta come bene comune

In una prospettiva di riforma radicale del sistema monetario e finanziario, occorrerebbe che la moneta diventasse finalmente un bene comune gestito dallo stato democratico, rappresentante legittimo della comunità nazionale. Sul piano teorico sta avanzando proprio questa prospettiva. Attualmente organizzazioni come PostiveMoney[6] chiedono che:

1) la moneta venga creata e gestita da una Autorità tecnica neutrale indipendente. 2) gli organi rappresentativi dello stato eletti e controllati dai cittadini dovrebbero stabilire in maniera trasparente a chi e per quali fini sarà dedicata la moneta: potrebbe essere distribuita direttamente ai cittadini e al sistema produttivo, o essere utilizzata per diminuire le tasse, per aumentare la spesa pubblica, per diminuire il debito pubblico 3) le banche commerciali dovrebbero mantenere il 100% dei depositi della clientela presso la banca centrale e fungere da intermediari puri. Le banche d'affari dovrebbero essere completamente separate dalle banche commerciali.

Lo Stato dovrebbe emettere nuova moneta fiscale a favore del lavoro e delle imprese

E' ovvio che riforme radicali del sistema finanziario sono difficili e richiedono tempo. Ma è possibile fare subito dei passi in avanti. Innanzitutto è indispensabile e urgente rilanciare la domanda, immettere nuova liquidità nel sistema per rilanciare i consumi e gli investimenti privati e pubblici. Occorre diminuire il peso fiscale senza sacrificare la spesa pubblica per i servizi ai cittadini.

Proponiamo allora che lo Stato italiano emetta gratuitamente a favore dei lavoratori (occupati, disoccupati e pensionati) e delle imprese CCF ad utilizzo differito, validi cioè a partire da due anni dopo l’emissione per pagare qualsiasi tipo di impegno finanziario verso la pubblica amministrazione: tasse, contributi, tariffe, multe, ecc. Il governo italiano emetterebbe CCF per 90-100 miliardi il primo anno, da incrementare, se necessario, nei due anni successivi fino a un massimo di 200 miliardi annui, almeno fino a quando non si verifichi una consistente ripresa della domanda e dell’occupazione[7].

I CCF sarebbero scambiabili sul mercato finanziario analogamente a qualunque altro titolo emesso dallo Stato. Essendo il valore dei CCF garantito dallo Stato, i CCF potrebbero essere utilizzati direttamente come mezzi di pagamento nel mercato interno. Aumenterebbero enormemente e immediatamente la capacità di spesa dei consumatori e delle aziende.

Questa proposta è compatibile con le regole e i vincoli posti dal sistema dell’euro, perché la BCE ha il monopolio sull'emissione di moneta ma ovviamente non sulla creazione di quasi-moneta (come i depositi bancari e i titoli di stato). Ogni stato sovrano ha il diritto di offrire legittimamente sconti fiscali, e quindi anche i CCF. Inoltre i CCF non costituiscono titoli di debito, cioè non devono essere pagati in euro dallo stato, ma rappresentano “solo” dei crediti fiscali.

Il nuovo strumento creato dallo Stato non genererebbe nuovo debito pubblico. Infatti il calo delle entrate pubbliche che si verificherebbe ceteris paribus alla scadenza dei CCF – cioè dopo due anni dalla loro emissione – verrebbe più che compensato dall’aumento dei ricavi fiscali prodotto dal forte recupero del PIL, a sua volta generato dall'incremento di domanda dovuto all'utilizzo dei CCF.

Considerando che la caduta della produzione industriale è stata pari al 25%, e che le risorse produttive (capitale e lavoro) sono oggi fortemente sottoutilizzate, esistono ampi margini di recupero. Il moltiplicatore fiscale sul PIL sarebbe certamente superiore a uno (per ogni euro di CCF emesso il PIL potrebbe aumentare almeno di 1,3 euro). A causa dell'output gap sarebbe possibile immettere nuova liquidità senza aumentare l’inflazione a livelli eccessivi (anzi, impedendo la caduta in una situazione di deflazione cronica).

A puro titolo di esempio, si supponga di assegnare gratuitamente, in tre anni, a partire dal primo gennaio 2015, circa 70 miliardi di CCF ai lavoratori sia dipendenti che autonomi in funzione inversa del loro livello di reddito, così da stimolare la spesa per il consumo; e di assegnare circa 80 miliardi ai datori di lavoro del sistema privato.

Quest’ultimo importo abbatterebbe del 18% circa il costo del lavoro, una percentuale equivalente alla differenza di competitività dell’economia italiana nei confronti della Germania. Si eviterebbe così che l’espansione della domanda interna produca squilibri nei saldi commerciali con l'estero: l'aumento delle importazioni sarebbe infatti bilanciato dalla crescita delle esportazioni derivato dalla diminuzione del costo del lavoro e dall'aumento conseguente di competitività.

Altri 50 miliardi circa di CCF dovrebbero essere utilizzati per finanziare iniziative pubbliche, per esempio per assicurare forme di reddito garantito, per sostenere iniziative ambientali e infrastrutturali, per l'imprenditoria al Sud, per la formazione e per l'occupazione giovanile e femminile, per gli interventi di prevenzione e riparazione dei danni ambientali, ecc.

Grazie alla crescita del PIL, il deficit e il debito pubblico diventerebbero più facilmente sostenibili, con beneficio anche per i creditori nazionali e internazionali. Soprattutto aumenterebbe l'occupazione: l'aumento dell'occupazione avrebbe non solo un enorme significato sociale ma sarebbe il segnale definitivo di uscita dalla crisi.

NOTE

[1] Risolviamo la crisi dell'Italia: adesso! Uscire dalla depressione con l’emissione di “moneta statale” a circolazione interna Manifesto / appello a cura di: Biagio Bossone, Marco Cattaneo, Luciano Gallino, Enrico Grazzini, Stefano Sylos Labini, riprodotto (anche in pdf) da http://www.syloslabini.info/online/risolviamo-la-crisi-dellitalia-adesso/

[2] Cattaneo Marco, Zibordi Giovanni “Soluzione per l'euro. 200 miliardi per rimettere in moto l'economia italiana - creare mometa, ridurre le tasse e rilanciare la domanda” con prefazione di Warren Mosler e introduzione di Biagio Bossone, Hoepli, marzo 2014

[3] Vedi Biagio Bossone “ To G-20 Leaders: Urgent Need to Boost Demand in the Eurozonewww.economonitor.com/blog/ , ottobre 2014; Bossone cita Henry Simon, Irving Fisher, John Maynard Keynes, Abba Lerner, Milton Friedman e Ben Bernanke tra gli economisti promotori di soluzioni helicopter money

[4] Colin Crouch “Postdemocrazia” Laterza, 2001; e “Quanto capitalismo può sopportare la società” Laterza, 2014

[5] Bank of England “Money creation in the modern economy”, di M. McLeay, A. Radia e R. Thomas, Quarterly Bulletin 2014 Q1.

[6] Vedi www.positivemoney.org; vedi anche Andrea Baranes “Le banche e il potere di creare moneta”, Sbilanciamoci.info, maggio 2014

[7] Manifesto / appello “Risolviamo la crisi dell'Italia: adesso! Uscire dalla depressione con l’emissione di moneta statale a circolazione interna” già citato


da (7 novembre 2014)

 

da http://temi.repubblica.it/micromega-online/

 

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