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USA:Il rapporto occupazionale è stato migliore del previsto, rialzo tassi a dicembre sempre più probabile!

Post n°1891 pubblicato il 06 Novembre 2015 da Lucky340
 

6 novembre 2015, di Laura Naka Antonelli

ROMA (WSI) – La Federal Reserve non ha più scuse e la prima stretta monetria dal 2006 potrebbe diventare realtà tra un mese di tempo. Il rapporto occupazionale governativo è stato migliore del previsto a ottobre negli Stati Uniti, che sono riusciti a creare 271 mila posti di lavoro, più dei 180-185 mila previsti dal mercato, con il tasso di disoccupazione che è sceso al 5%. Gli stipendi orari hanno registrato il balzo più accentuato dal 2009.

Gli economisti interpellati da Bloomberg si aspettavano in media 185 mila posti creati, quelli di Marketwatch 185 mila. L’elemento che ha maggiormente sorpreso il mercato, riferiscono gli analisti di MPS Capital Services, è stata la forte accelerazione dei salari. Le buste paga sono aumentate del 2,5% su base annuale (contro attese stabili al 2,3%), ritornando sui livelli di crescita del 2009. Anche il tasso di disoccupazione ha evidenziato segnali di miglioramento attestandosi su livello che non si vedevano da metà 2008.

Ora la banca centrale Usa potrebbe veramente premere il griletto alla riunione di politica monetaria di dicembre e alzare i tassi di interesse per la prima volta in quasi un decennio. Gli economiti ora si aspettano pressoché all’unisono che la Fed agisca. Ci vorebbe un numero catastrofico in novembre perché il prossimo report occupazionale rovini i piani della Fed. L’economista di ING Rob Carnell non si aspetta che questo accada.

Il dato, di per sé già cruciale in quanto termometro delle condizioni di salute del mercato del lavoro americano, ha assunto maggiore importanza dopo che Janet Yellen, presidente della Federal Reserve, ha detto chiaro e tondo che esiste una “reale possibilità” che i tassi di interesse Usa vengano alzati nella riunione di dicembre.

Ovviamente, la maggiore o minore possibilità dipende dal flusso di dati economici che saranno pubblicati da qui fino al giorno in cui il Fomc – il braccio di politica monetaria della Fed-  non tornerà a riunirsi per elaborare, e poi annunciare, il verdetto.

Sul mercato valutario, il dollaro già scontava, prima della pubblicazione del report, l’adozione di una manovra di politica monetaria restrittiva da parte della Fed: la valuta ha infatti testato il record in otto mesi, in attesa del report che, secondo gli analisti, potrebbe indicare che il tasso di disoccupazione è sceso al minimo dal 2008: il biglietto verde ha guadagnato terreno nelle ultime ore di contrattazioni contro 13 delle principali 16 monete verso cui è scambiato.

Diametralmente opposta la performance delle valute dei mercati emergenti, che hanno perso terreno, sulla scia del minimo assoluto testato dal tenge, la valuta del Kazakistan, che si è indebolito fino a 309,79 sul dollaro, prima di ridurre le perdite. A tal proposito, si ricordi che gli economisti avevano previsto che la moneta si sarebbe stabilizzata una volta deprezzata fino a quota 300 nei confronti del dollaro – soglia testata ieri – stando a un sondaggio che Bloomberg segnala e che è stato condotto tra il 2 e il 4 novembre.

La banca centrale del paese ha intanto posticipato il meeting sui tassi previsto oggi e ha reso noto, tra l’altro, che ridurrà l’ammontare di dollari che vende per sostenere la valuta, al fine di proteggere le sue riserve valutarie straniere.

Ma i numeri positivi di oggi sono sufficientemente positivi da spingere Janet Yellen ad agire e alzare i tassi a dicembre? È la domanda che sta tuttora tenendo con il fiato sospeso gli operatori di tutto il mondo. E che a giudicare anche dalla reazione dell’euro, crollato in area 1,070 sul dollaro, lasciano intravedere per un si. Dopo il report di oggi la stretta monetaria è ormai cosa fatta.

da http://www.wallstreetitalia.com

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