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Non intendo sollecitare investimenti.
Chiunque utilizzi spunti derivanti dalla mia analisi  agisce a proprio rischio e pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

Messaggi di Marzo 2016

Il tasso va giù, l’oro va su

Post n°1930 pubblicato il 22 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

lunedì 21 marzo 2016

Il trend dell'oro sembra avere le caratteristiche in grado, nel medio/lungo periodo, di dare il via ad una fase costruttiva dei prezzi. Il fattore tecnico che ha dato il maggiore impulso al trend, un classico "Golden Cross" ovvero l?incrocio al rialzo tra la media mobile a 50 periodi e quella a 200 sul grafico prezzi. Il motivo che questo pattern tecnico viene molto utilizzato dagli investitori professionisti.

In realtà, gran parte dell'attuale domanda di oro frutto dei tassi reali negativi. Una condizione per la quale, in sostanza, si finisce per pagare il governo affinchè mantenga il vostro denaro. In breve significa che chi investe in un titolo obbligazionario, al netto dell'inflazione, ne ricava un rendimento negativo.

Per ottenere il tasso reale, infatti, si sottrae l'indice dei prezzi al consumo (CPI), o l'inflazione, dal rendimento del Treasury Usa a cinque anni. Se positivo, gli investitori saranno pi propensi a mettere i loro soldi in titoli del Tesoro, al contrario, se negativo, cercheranno altre forme di investimento, tra cui principalmente l'oro.

Il metallo giallo non ha avuto la stessa sorte nel 2015, quando nel mese di gennaio il rendimento del Treasury Usa a cinque anni era in media del 1.37%, mentre l'inflazione (esclusi Food & Energy) registrava un tiepido 0,2%. In pratica, era un vento contrario per il metallo prezioso.

Oggi i tassi reali sono andati sotto zero: il Treasury Usa a cinque anni rendeva il mese scorso 1.51 mentre la lettura dell'inflazione schizzata a 2,2%, valore maggiore dal giugno 2012. Quindi i tassi reali sono scesi in negativo dello 0,69%. Questo ha accresciuto molto l'appeal del?oro che da inizio anno è salito del 15%.

L'oro ora tratta intorno a $1.280 che va considerata una forte resistenza per la ulteriore salita delle quotazioni. Nel caso di forza del trend, si può individuare come obiettivo quota $1.300, sottolineando che il trend tecnico di breve rimarrà orientato positivamente finchè le quotazioni si manterranno sopra alla media mobile a 14 periodi.

Guardando più lontano e usando il conteggio delle Onde di Elliott, se quella appena iniziata fosse onda uno, il target minimo di onda tre, potrebbe individuarsi intorno a $1.400/1.450, in un periodo temporale di alcuni mesi.

Va  osservato che il metallo prezioso ha già corso molto e potrebbe prendersi una salutare pausa scendendo eventualmente fino alla soglia chiave di $1.200, senza pregiudicare rialzi successivi.

Carlo Vallotto Metallipreziosi.it

 
 
 

Federal Reserve conferma i tassi, attesi solo due rialzi nel 2016

Post n°1929 pubblicato il 17 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Indicazioni decisamente "dovish” quelle in arrivo da Washington. Al termine della due giorni di riunioni, la Federal Reserve ha confermato il tasso sui Fed Funds nel range 0,25-0,5 per cento aggiornando in senso decisamente più "colomba” la view sul processo di normalizzazione del costo del denaro della prima economia. La decisione di confermare il tasso benchmark è stata presa con una maggioranza di nove membri, l’unico voto contrario è arrivato dal Presidente del distretto di Kansas City, Esther George, favorevole a un incremento di un quarto di punto.

Dai cosiddetti "dot plot”, le proiezioni sull'evoluzione dei tassi secondo ogni membro del Comitato di politica monetaria,  emerge che ci  saranno due aumenti dei tassi nell’anno corrente, contro i quattro attesi a dicembre. Visto all’1,4% in precedenza, il costo del denaro a stelle e strisce a fine anno è ora stimato allo 0,9%.

"La Fed si attende due incrementi invece di quattro, più in linea con le attese di mercato. Credo che due (innalzamenti dei tassi, ndr) sia l’ipotesi più probabile”, ha commentato Craig Erlam, analista di mercato senior di Oanda. "Mercati contro la Fed, i mercati hanno vinto spingendo i Fed dots da quattro a due incrementi”, l’opinione di Ashraf Laidi, Chief Global Strategist di City Index.

Entro la fine del 2017 il dato dovrebbe salire all’1,9% mentre 12 mesi dopo dovrebbe attestarsi al 3% (3,3% nel "lungo periodo”). "Gli sviluppi economici e finanziari a livello globale continuano a rappresentare rischi” per l’economia statunitense, si legge nel comunicato diffuso dall’istituto guidato da Janet Yelen.  Il freno al processo di normalizzazione è riconducibile al taglio dell’outlook di crescita: il Pil della prima economia nell’anno corrente è stimato in aumento del 2,2%, contro il 2,4% precedente, mentre il tasso di inflazione misurato dal PCE (Personal Consumption Expenditures) dovrebbe segnare a fine anno un +1,2%, meno 40 punti base.

L’indice dei prezzi, evidenzia la Fed, "negli ultimi mesi ha segnato una ripresa”. Nonostante un rallentamento dall’1,4 all’1% del dato generale, a febbraio l’indice ‘core’, quello calcolato al netto delle componenti più volatili, è passato dal 2,2 al 2,3 per cento, il valore maggiore da quasi quattro anni (aprile 2012).

Balzo di Wall Street, oro a sopra i 1.250 dollari
L’atteggiamento della Fed sta spingendo gli indici azionari a Wall Street, che hanno azzerato le perdite e ora viaggiano tutti in territorio positivo (+0,5% per Dow e Nasdaq, +0,45% dello S&P500), e le quotazioni dell’oro, riportatosi in quota 1.250 dollari l’oncia (+1,76% a 1.252,7$). Segno meno per il dollar l’index, l’indice che misura l’andamento del biglietto verde contro un basket di valute, in calo dello 0,7% a 95,957 punti.

da http://www.finanza.com

 
 
 

Come i CCF risolvono le disfunzioni dell’Eurosistema

Post n°1928 pubblicato il 13 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Bozza di testo slides per future (prossime...) presentazioni

I Certificati di Credito Fiscale

Titoli utilizzabili per ridurre pagamenti dovuti alla pubblica amministrazione dello stato emittente: tasse, imposte, contributi sanitari e pensionistici, multe, ecc.

Da emettersi prevalentemente o totalmente con data di utilizzo posticipata – per esempio di due anni.

In questo modo l’effetto espansivo della domanda si verifica prima dell’utilizzo per ridurre pagamenti all’erario, evitando squilibri di finanza pubblica.

I CCF hanno valore fin da subito – sono un titolo a due anni, con valore prestabilito a scadenza. Tasso di attualizzazione probabilmente in linea con un CTZ.

Assegnazione gratuita a famiglie e aziende.

Cofinanziamento di iniziative di spesa sociale, investimenti pubblici ecc.

Rilancio della domanda interna.

Riequilibrio competitività intraeurosistema: grazie alle assegnazioni alle aziende, si riduce il costo del lavoro lordo – evitando che il recupero della domanda interna squilibri i saldi commerciali esteri.

Importo complessivo di assegnazioni annue (nel caso dell’Italia): alcune decine di miliardi, a crescere finché non si è recuperato il pieno impiego.

Il problema-non-problema del debito pubblico

Il 99% del problema nasce dal fatto che è denominato in una moneta che lo stato italiano non emette.

Abbassare il debito con politiche di austerità avrebbe un senso se e solo se l’austerità non riducesse PIL reale e nominale, il che in situazioni di domanda depressa è falso.

Aver convertito il debito da lire a moneta straniera è stata delle implicazioni più negative del progetto euro.

A fronte del debito pubblico peraltro c’è risparmio privato, com’è inevitabile in presenza di una posizione finanziaria sull’estero equilibrata.

Ma utilizzare (alias ridurre) il risparmio privato per abbassare il debito pubblico avrebbe devastanti impatti depressivi.


I CCF non sono debito

Impegno di accettazione, non di rimborso.

Si garantiscono da sé (lo stato emittente avrà sempre tasse, imposte, contributi da riscuotere).

E’ vero che ceteris paribus a scadenza riducono gli incassi statali ma…

I tre fattori di sicurezza del progetto CCF

Fortissimo output gap da recuperare: se l’Italia recupera (nell’arco di 3-5 anni) la caduta di PIL post 2007 (9% reale), il progetto si autofinanzia completamente.

Su base volontaria inoltre è possibile:
rifinanziare debito in euro con CCF di lungo termine;
posporre utilizzo CCF offrendo un interesse.

Su base forzosa (improbabile che sia necessario, se non in circostanze eccezionali / occasionali):
sostituire spese in euro con pagamenti di CCF,
aumentare tasse ma con compensazione in CCF.




Obiettivi trattati di funzionamento Eurosistema:

possono essere centrati assicurando nello stesso tempo la piena occupazione

Obiettivo (1): anno per anno, equilibrio tra entrate e uscite in euro.

Obiettivo (2): costante e regolare discesa del rapporto debito pubblico / PIL.

Dove il debito pubblico è quello DA RIMBORSARE IN EURO (quello che può dar luogo a default).

Alla BCE si chiede solo di continuare a garantire lo stock di partenza, senza incrementi.


Ma se l’Italia (o chiunque adotti il progetto) emette troppi CCF ?

E’ un problema solo suo, se li inflaziona perderanno valore i CCF nazionali, non gli euro che circolano in tutta l’Eurozona.




Contrastare questo da parte di UE / BCE…

Non è giustificabile, salvo atteggiamenti del tutto pretestuosi.

Non ci sono rotture.

Non ci sono ridenominazioni.

Non ci sono trasferimenti finanziari.

Non ci sono incrementi di garanzie.

 

http://bastaconleurocrisi.blogspot.it

 
 
 

Draghi vince ma non convince

Post n°1927 pubblicato il 12 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Wlademir Biasia WBAdvisors

venerdì 11 marzo 2016

 

Le reazioni che abbiamo osservato sul cambio eur usd dopo l'iniziale discesa verso area 1,0850 sorprendono per il tenore dell'erraticità degli scambi. Il ritorno in area 1,1120 delude soprattutto per il fatto che le misure adottate dalla Bce superano il consensus atteso dal mercato. Benché rientri nella consuetudine prendere beneficio sul lancio della notizia, appare singolare il reversal maturato dopo le prime parole di Draghi, a seguito del test dell'area tecnica 1.0850. Questa linea comportamentale l'abbiano notata più volte nel corso delle ultime conferenze stampa rilasciate dalla Bce. In questo caso, in sintesi, si può dire che Draghi vince ma non convince. Almeno per ora.

Tra le tante ipotesi plausibili della salita dell’euro si potrebbe includere l'ostilità da parte di qualche banca centrale non propriamente allineata alla linea di policy condotta dall'attuale Presidente. Ciò detto rimane da comprendere lo scenario in cui il cambio euro dollaro potrà fluttuare nel futuro prossimo.
Negli ultimi dodici mesi le contrattazioni hanno consolidato una banda di oscillazione compresa tra 1.15 ed 1.05, con il baricentro di questa banda, a 1.10 eur usd. L'equilibrio che si è creato attorno a tale valore consente al mercato di fluttuare in una gamma minore di prezzi, delimitata nella parte superiore da area 1.1250 e in quella inferiore a 1.0850.

Continuiamo a pensare che un ulteriore indebolimento dell'euro rappresenti ancora un'opzione credibile, tuttavia la reazione odierna prolungherà nel tempo il dominio della banda indicata. Apprezzamenti superiori a 1.1250 andranno classificati come movimenti di coda, mentre per considerare una ripresa più stabile delle condizioni riflessive dell’euro sul dollaro si dovrà ancora attendere il break-out di 1.0850. L’evento sarà propedeutico al test dei minimi dello scorso anno, ovvero dei valori fissati in coincidenza con il lancio della prima versione del QE della BCE.

In parallelo al comportamento del cambio le borse, dopo una corsa oltre livelli significativi (18500 FTSE MIB) e rialzi superiori al 3%, si sono ridimensionate al punto da chiudere la sessione europea in negativo.

Anche in questo caso lo scenario già anticipato nelle precedenti settimane rientra in un contesto correttivo (di riequilibrio), rispetto ai momentanei eccessi di venduto prodotti nei primi 45 giorni dell’anno. Al riguardo il nostro Team di ricerca ritiene che la fase di criticità non sia terminata e che situazioni come quella odierna, del tutto irrazionale, costituiscano un ulteriore tassello in un quadro di mercati finanziari deteriorati. Continuiamo perciò a privilegiare nelle nostre strategie un atteggiamento di estrema avversione al rischio.

Tuttavia essendo sempre positivi sul rafforzamento del dollaro, dovremo pazientare ancora per poter rilevare la violazione di 1.0850-1.05. Al momento senza il contributo delle borse l’euro, come lo yen, continuano ad essere considerate monete di parcheggio in quanto approssimativamente correlate al ribasso delle borse.

http://news.itforum.it/

 
 
 

BCE amplia il QE ma euro oltre $1,11

Post n°1926 pubblicato il 10 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

ROMA (WSI) – Se c’è una cosa che Mario Draghi sembra non riesca proprio a fare, in un contesto di guerra valutaria più o meno conclamata, è consentire un deprezzamento duraturo dell’euro. Persino oggi, in quella che verrà sicuramente considerata una riunione storica della Bce, l’euro è riuscito a salire. “Colpa” dello stesso Draghi, che ha affermato, rispondendo alla domanda di un giornalista, che: “partendo dalla prospettiva di oggi e prendendo in considerazione il sostegno alla crescita e all’inflazione che arriverà dalle nostre misure, non anticipiamo che sarà necessario ridurre ulteriormente i tassi “.

Improvvisamente, l’euro – colpito subito dopo l’annuncio del bazooka monetario della Bce da ribassi che lo avevano portato a scivolare ben sotto la soglia di $1,09 – è tornato a salire, portandosi anche sopra $1,11, con un guadagno su base percentuale che è stato dell’1% circa, pochi minuti dopo una flessione che era arrivata fino a -1,5%.

Certo, rimane il fatto che, almeno fino a oggi, dallo scorso 10 febbraio, sul mercato valutario l’euro ha perso quasi -3% nei confronti del dollaro, confermandosi la valuta peggiore tra quelle più scambiate.

E c’è da dire anche che Mario Draghi ha sempre ribattuto come lo scopo della Bce non sia quello di centrare determinati rapporti di cambio.

Nella guerra valutaria in corso, se c’è qualcuno che si è tenuto ben distante dal parteciparvi, è stata tra l’altro proprio l’Eurozona, a scapito delle sue esportazioni.

La domanda è: Draghi poteva evitare di dire proprio quella frase – secondo cui al momento non viene intravisto il bisogno di procedere a ulteriori tagli dei tassi – e dunque ha fatto una gaffe, o i mercati sono diventati insaziabili?

D’altronde quello che è stato annunciato oggi dalla Bce è un piano per molti versi senza precedenti, che si basa su quattro interventi chiave

  • taglio del tasso di rifinanziamento principale dallo 0,05% allo zero.
  • taglio del tasso sui depositi dal -0,3% al -0,4%.
  • espansione del piano di Quantitative Easing, con la Bce che acquisterà più bond, per un ammontare maggiore. Di fatto, gli acquisti mensili di bond saranno aumentati di 20 miliardi di euro, a 80 miliardi di euro. Non solo. la Bce acquisterà anche corporate bond, ovvero obbligazionari societarie emesse da società non finanziarie, con rating investment grade.
  • La Bce lancia anche una nuova manovra-paradosso, attraverso cui pagherà le banche nel momento in cui erogherà a favore di esse  nuovi prestiti. Più precisamente, attraverso i finanziamenti TLTRO a favore delle banche, con scadenza a quattro anni, la Bce erogherà prestiti a tassi agevolati che potranno raggiungere anche il valore del tasso sui depositi, pari al -0,4%.

Draghi ha dunque lanciato un bazooka monetario di tutto rispetto. Ma l’euro alla fine ha guadagnato per la prima volta in tre giorni. Certo, la reazione di altri mercati è stata forte. Subito dopo gli annunci della Bce, i tassi sui bond decennali della Spagna sono crollati fino all’1,37%, al minimo dal 29 aprile dello scorso anno. I tassi dei bond a due anni sono scivolati al minimo record di -0,062%.


I tassi decennali dei Bund tedeschi sono scesi di due punti base allo 0,22% – ma avevano ceduto oltre -27% allo 0,1759% circa -, mentre quelli portoghesi sono crollati di 18 punti base al 2,98%. E i tassi sui BTP decennali hanno segnato un tonfo di quasi -11% all’1,25%.

Ma già ora la situazione è cambiata. E ora, stando ai dati di Traderlink, i tassi sui BTP si riportano all’1,40% e i tassi sui Bund balzano oltre +15% allo 0,27%.

E’ comunque di consolazione il commento di Christopher Vecchio, analista del mercato valutario presso DailyFX. A suo avviso, “queste nuove misure annunciate, con grande probabilità, andranno a ridurre i rischi finanziari di Italia, Spagna, Grecia e Portogallo, in misura maggiore rispetto alle conseguenze che avranno su altri paesi”.

da http://www.wallstreetitalia.com

 
 
 

Riposizionamenti in vista Bce, ecco la preview

Post n°1925 pubblicato il 09 Marzo 2016 da Lucky340
 
Tag: outlook



Pubblicato il 09 mar 2016

Riposizionamenti in vista Bce, ecco la preview sull’Eur/Usd

Mattinata all'insegna dei rialzi per le borse europee a un giorno dalla riunione della Bce.

Dopo i recenti cali, sui mercati stiamo assistendo a dei riposizionamenti da parte degli operatori in vista di quello che dovrebbe essere un giorno strategico per le decisioni dell'Istituto di Francoforte.

Diverse sono le misure attese, che riguarderebbero:

1. un taglio dei tassi sui depositi, con l'introduzione di tassi differenziati su diverse soglie stile Bank of Japan;

2. un aumento degli acquisti mensili di asset almeno di 15/20 miliardi di euro;

3. un'estensione del piano di QE di altri 6 mesi, portandolo a settembre 2017.

Ci si chiede però se queste misure siano sufficienti per appagare un sentiment di mercato ancora molto suscettibile dopo le brutte figure che sono arrivate dalla Cina ieri.

Probabilmente no.

Ecco che allora Draghi dovrà inventarsi qualcosa di veramente innovativo che gli operatori non si aspettano per evitare un sell off marcato.

La cautela dunque è d'obbligo. Le vendite potrebbero ripartire velocemente e in maniera violenta. Prima però gli operatori potrebbero preferire attendere il responso della Fed, atteso per mercoledì prossimo.

Sui mercati, l'attenzione rimane catalizzata sull'euro/dollaro, tornato ieri al test della resistenza strategica, collocata a 1,1060.

solo un superamento di tale riferimento getterebbe le basi per un ritorno verso 1,1380, massimi da inizio anno.

Il primo livello di supporto passa per 1,08-1,0820, il cui cedimento potrebbe aprire a una discesa prima verso 1,07, bottom di gennaio e poi verso 1,0520.

Ci vorrà un Super Draghi per fare in modo che quest'ultimo scenario si concretizzi.

 
 
 

La BCE spingerà l’oro al rialzo

Post n°1924 pubblicato il 08 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Stamattina, quando mancano due giorni alla riunione della BCE, sarà pubblicata la stima preliminare sul PIL dell’Eurozona del quarto trimestre (dato destagionalizzato). Si prevede che il dato rimanga invariato allo 0,3% t/t e all’1,5% a/a. La crescita dell’Eurozona è indubbiamente molto debole.

Riteniamo che un tasso di crescita del PIL così basso non sia sufficiente a innescare pressioni inflazionistiche maggiori. L’IPC dell’Eurozona è sceso in territorio negativo, a gennaio si è attestato al -0,2%. I fondamentali sono in qualche modo allarmanti e la politica monetaria attuale non ha ancora dimostrato la sua efficacia. È chiaro che la BCE abbasserà i tassi sui depositi al -0,4%. Inoltre, siamo convinti che saranno adottati tassi d’interesse negativi, se non questo mese a giugno.

Crediamo inoltre che Draghi potrebbe decidere di aumentare l’entità del programma di acquisto di bond, che supererebbe quindi i 60 miliardi di euro al mese. Non ci aspettiamo granché da questa strategia e non crediamo che genererà un’inflazione sufficiente. Questa strategia non si è dimostrata efficace negli USA, né in Giappone, quindi rimaniamo scettici sul potenziale successo che questo genere di politica monetaria potrà avere in Europa. Ricorrere di nuovo a una strategia che non funziona non la farà funzionare. L’unico vincitore sarà l’oro, che ha iniziato l’anno alla grande.

Swissquote Europe Ltd

 
 
 

Analisi Intermarket al 05/03/2016

Post n°1923 pubblicato il 05 Marzo 2016 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

"I mercati azionari hanno riassorbito la caduta di febbraio e incalzano livelli tecnici significativi. Non c’è dubbio che il meeting della BCE di giovedì prossimo, 10 marzo, sia al centro dell’attenzione, dopo che l’impercettibile passaggio del G20 di Shanghai non ha lasciato tracce evidenti su guide line utili per ridefinire gli scenari che stanno governando i mercati.

C’è da chiedersi se il recupero degli indici azionari sia frutto delle attese di cui sopra, o semplicemente la combinazione di un significativo status di ipervenduto a cui si sono innescate le ricoperture in vista di una striscia di eventi significativi. Senza ombra di dubbio l’eccesso statistico registrato sul fronte delle vendite nei primi 45 giorni dell’anno è stato così rilevante da imporre una manovra correttiva ai mercati azionari.................

Il rebus che dovremo decifrare nei prossimi giorni vede nel rapporto eur usd una componente significativa per almeno due ragioni. Innanzitutto benché le politiche monetarie delle due banche centrali siano entrate in opposizione, con la BCE ancora impegnata in azioni accomodanti e la Fed, per quanto adattabile ai tempi, si sia posta su un piano meno assertivo agli stimoli monetari, il rapporto di cambio rimane più correlato all’andamento dei mercati azionari che non ai differenziali di tasso. Per cui ad un rafforzamento dell’euro fa eco un indebolimento dell’equity. La seconda ragione si combina con le prospettive sui fondamentali. Un rialzo dell’euro oltre determinate soglie, toglie effetti all’azione monetaria della Bce rispetto alla competitività delle economie manifatturiere periferiche causando potenziali ripercussioni ancora una volta sul comparto azionario.

Di conseguenza ci attendiamo un ritorno della volatilità, anche sul FTSE Mib......

Wlademir Biasia WBAdvisors

 

Vediamo alcuni indicatori in ottica MACROTECNICA :

  •  IL LEI del conference Board ,  è sceso dello 0,2  a gennaio dopo    un decremento dello 0,3 a dicembre  tuttavia, nonostante il calo mensile , l'indice non da segnali di un aumento significativo del rischio di recessione, e il suo tasso di crescita sui sei mesi rimane coerente con una espansione economica modesta in questo inizio del 2016.
  • Il Margin Debt, ovvero l'ammontare di denaro preso a prestito ha visto una  ulteriore contrazione a gennaio passando da  461,200 a 447,681. Questo è un indicatore leading (anticipatore) dei possibili punti di svolta del mercato azionario americano, il cui andamento va a rafforzare i cicli virtuosi rialzisti e ad amplificare quelli viziosi in caso di ribasso, quindi l'indicatore continua a dare un  segnale  di  warning.

Vediamo alcuni  Trading System cosa ci suggeriscono :

  • IL mio TS  weekly  (Futures)  (nel riquadro)nato per cogliere i trend di lungo periodo sui mercati indica sempre  sulle principali borse mondiali  una situazione  di allarme  malgrado il  grosso rimbalzo in atto con molti  indici  in fase Short conclamata (Nikkey, Hang Seng  e Sensex SHORT in Asia, MIB e Dax nel segmento Euroamericano), gli   indici americani  resistono  insieme al CHINA A 50 e sui quali lo Short strategico non è ancora scattato e si stanno allontanado dalla zona pericolo.Le commodities sempre in profondo rosso con l'oro però  che  continua a dare   segni di risveglio , BOND   in fase  LONG anche se in arretramento visto il rimbalzo nell'equity.
  • Il trading system reso popolare da Dog Short su base mensile   conferma lo  short per marzo 2016, L'S&P 500 ha chiuso febbraio  con una perdita mensile frazionale dello 0,41%, che segue una perdita del 5,07% nel mese di gennaio.  Tutte  e tre  le medie mobili sullo S&P 500 stanno segnalando "cash" e solo uno dei cinque ETF del portafoflio Ivy (SMA_12) da il  segnale  "investito" ossia ETF sulle obbligazioni . Questo ottimo sistema è  molto raccomandabile da seguire(la  mia preferenza va a SMA_12), le uniche controindicazione riguardano  la presenza di qualche falso segnale che tale sistema genera, come nella crisi del 1998 o nel 2011, comunque per irrobustirlo basta associare uno o più indicatori   per ridurre ulteriormente tali falsi segnali es. RSI(5), ebbene anche  nella mia caratterizzazione tale sistema da ottobre 2015 si è girato SHORT.

Vediamo  ora alcuni indicatori anticipatori dei punti di svolta del mercato  cosa suggeriscono :

$SPXA200R (indica la percentuale di azioni dello S&P500  che sono sopra alla  loro MM  a 200) è un indicatore tecnico disponibile sul StockCharts.com che può essere utilizzato per la previsione di entrate prudenti  e dei punti di uscita per il mercato azionario mutuato da un analogo sistema di John Carlucci, per ridurre il rumore usiamo un MM a 15 su grafico weekly che indica ora 36,61. Ricordiamo che sopra il 50%  siamo in una chiara  fase long del mercato se  RSI è >50 e  con il  MACD in cui la la linea nera è sopra la linea rossa, Viceversa, quando SPXA200R scende sotto il 50% e i  due indicatori secondari settimanali girano in  negativo, questo sistema ci da  un  segnale  per uscire da tutte le posizioni lunghe.

Quindi ora  questo indicatore composito nella mia caratterizzazione ci dice che il mercato non è tradabile  e ci ha dato  a suo tempo (da metà settembre 2015)  un segnale per uscire da tutte le posizioni lunghe .

 
 

 
 
 
 
 

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