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Messaggi del 06/01/2015

L'Eurozona č a rischio

Post n°1793 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

Lunedì, 5 gennaio 2015

L'eurozona è a rischio, ma non per le elezioni greche bensì a causa della deflazione legata alla stagnazione e al brusco calo del prezzo del petrolio. E' l'analisi di Mario Spreafico, direttore degli investimenti di Schroders Wealth Management, intervistato da Affaritaliani.it sulla giornata nera per le Borse europee. "Ci sono una serie di fattori. Il primo è l'oggettiva correzione degli Stati Uniti che ormai hanno dato segni di stanchezza dopo il rally del mercato azionario  dell'anno scorso. I dati macro Usa sono quasi da economia emergente ed è difficile pensare che i tassi di interesse possano restare bassi ancora per lungo tempo". Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)



L'eurozona è a rischio, ma non per le elezioni greche bensì a causa della deflazione legata alla stagnazione e al brusco calo del prezzo del petrolio. E' l'analisi di Mario Spreafico, direttore degli investimenti di Schroders Wealth Management, intervistato da Affaritaliani.it sulla giornata nera per le Borse europee. "Ci sono una serie di fattori. Il primo è l'oggettiva correzione degli Stati Uniti che ormai hanno dato segni di stanchezza dopo il rally del mercato azionario  dell'anno scorso. I dati macro Usa sono quasi da economia emergente ed è difficile pensare che i tassi di interesse possano restare bassi ancora per lungo tempo".

"La seconda preoccupazione - spiega Spreafico - è la violenza con cui è sceso il prezzo del petrolio che fa paura, infatti a Piazza Affari Eni è stata sospesa per eccesso di ribasso. Poi c'è l'incertezza legata alle elezioni greche, ma è un pericolo sovrastimato. E' opinione oramai di tutti gli operatori che Atene ha già fatto i due terzi del percorso che doveva compiere in termini di ristrutturazione del debito e altro ed è quindi improbabile che ora decida di cambiare direzione. Il tema Grecia è secondario. Il 75% dei greci vuole restare nell'euro e comunque l'antipolitica verso l'Europa non è una novità di oggi. Ritengo quindi improbabili colpi di scena dal fronte greco".

Secondo Spreafico il vero rischio "è la stagnazione europea. Abbiamo visto il dato sull'inflazione tedesca, inferiore alle attese, che preoccupa molto. Non solo, i rischi deflazione possono solo aumentare con un prezzo del petrolio così basso. Per l'Eurozona il pericolo è quello del Giappone, ovvero stagnazione e deflazione. Ci sono tutte le contraddizioni di prima con l'aggravante che la zona euro non cresce. Tutto ciò nel lungo periodo potrebbe compromettere la stabilità politica nell'Eurozona avendo ripercussioni a livello mondiale. Gli effetti del recente calo del prezzo del petrolio non si sono ancora visti sulla deflazione, che può quindi peggiorare. Questo è il vero dato preoccupante".

"Nell'Eurozona è stata sbagliata la politica e l'ulteriore prova del nove è questa deflazione con una stagnazione che rischia di durare a lungo. I tedeschi non ammettono i propri errori e per ora stanno zitti. Se queste politiche non cambieranno i rischi sull'Eurozona ci sono da qui ai prossimi anni. Se ci sarà una distruzione generalizzata della ricchezza potrebbe venire meno il progetto europeo. Sono possibili contraccolpi nei paesi più in difficoltà come Francia e Italia, senza dimenticare che anche paesi del rigore, come Olanda e Finlandia, sono entrati in recessione e i loro dati peggioreranno ulteriormente. I tedeschi si muovono sempre quando ormai ci sono solo i cocci e nel lungo periodo si rischiano conseguenze deflagranti per l'Eurozona".

da http://www.affaritaliani.it/

 
 
 

Borsa americana: chiusura in forte calo.

Post n°1792 pubblicato il 06 Gennaio 2015 da Lucky340
 
Foto di Lucky340

NEW YORK (WSI) - Chiusura in forte calo per la Borsa americana. Il Dow ha perso oltre 300 punti, archiviando la peggior seduta in tre mesi. Nel finale: Dow -1,86% a 17.502 punti; il Nasdaq -1,56% a 4.653 punti e lo S&P 500 -1,81% a 2.021 punti.

Gli investitori guardano al greggio in ribasso per la terza seduta di fila: si tratta della striscia negativa più lunga dal 2009. Le scorte record di Iraq e Russia fanno pensare a un ulteriore sovraccarico dell'offerta globale, aumentando di conseguenza le speculazioni circa la continuazione della fase ribassista per l'oro nero nella prima parte del 2015. Nel finale, il Wti perde il 5,24% a 49.92 dollari mentre l'oro sale dell'1,50% a 1.204.

Intanto l'euro scivola sui minimi di 9 anni contro il dollaro: molti economisti scommettono che il rischio di deflazione nell'Eurozona e l'incertezza politica in Grecia spingeranno la Banca centrale europea a optare per l'allentamento monetario. L'inflazione tedesca a dicembre e' scesa sui minimi dell'ottobre 2009.

La marcia al ribasso dell'euro e' proseguita oggi a tappe forzate con un minimo intraday di 1,1861 rispetto al dollaro, che non si vedeva addirittura da 9 anni, salvo poi recuperare lievemente posizioni e attestarsi sulla linea di 1,1925 dollari.

Il primo fattore è indubbiamente rappresentato dal pericolo concreto che dalle elezioni parlamentari greche del 25 gennaio possa uscire trionfante il partito Syriza che è su posizioni fortemente antieuropeiste. Il timore è che la Grecia possa avviarsi sulla strada di un'uscita dall'euro che rappresenterebbe la sfida piu' drammatica mai vissuta sino ad ora dalla divisa comune. Questa prospettiva e' tanto piu' preoccupante in quanto le elezioni cadono tre giorni dopo una riunione della Bce da cui ci si attendeva l'annuncio di un programma in vasta scala di quantitative easing.

La fuga verso porti considerati sicuri continua a sostenere il rally dei Treasury, protagonisti nel 2014 della migliore performance dal 2011. Gli investitori si aspettano che la Banca centrale europea sia pronta a combattere il rischio deflazione lanciando un piano di acquisto di titoli di stato europei. Intanto il rendimento del decennale si avvicina sempre di piu' al 2%( ora a 2,02_nota_mia). L'ultima volta che a livello intraday fu sfondata al ribasso tale soglia risale al 15 ottobre. Quel giorno oltre 924 miliardi di Treasury passarono di mano, i massimi di almeno un decennio, con i rendimenti scesi all'1,873% per poi finire al 2,091%.

L'ultima chiusura sotto la soglia del 2% risale al maggio 2013: l'allora governatore della Federal Reserve Ben Bernanke disse al Congresso americano che "nei prossimi meeting" la banca centrale avrebbe potuto iniziare il cosiddetto "tapering", la riduzione del ritmo con cui la Fed fino all'ottobre scorso acquistava ogni mese Treasury e bond ipotecari. Il decennale viaggia al 2,0494% contro lo 0,51% del bund tedesco con la stessa scadenza e lo 0,32% dell'equivalente giapponese. Il titolo americano a tre mesi e' allo 0,0177%

(DaC-Mt)

da http://www.wallstreetitalia.com

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 04/05/2010
 

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