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Messaggi del 18/07/2015

Syriza ovvero l'inconsistenza teorico_pratica di un movimento disvelata dai fatti !

Post n°1867 pubblicato il 18 Luglio 2015 da Lucky340
Foto di Lucky340

Perché la trattativa del governo greco con la UE si è conclusa con un risultato così tragicamente negativo ?

I problemi sono stati tre (in nessun particolare ordine né cronologico né d’importanza):

Primo, il fatto stesso di averla impostata come una trattativa serrata.

Secondo, il non aver predisposto linee di azione alternative.

Terzo, l’inattitudine al negoziato.

I tre punti si ricollegano l’uno all’altro. Syriza si è posta nei confronti della UE con un atteggiamento trasparente e di buona fede: un partito sinceramente europeista che cercava di correggere i difetti di impostazione della governance economica dell’Eurozona.

Ora, io non ho nessuna pretesa di essere un esperto di trattative. Le mie competenze, se ne ho qualcuna, sono di natura tecnica e analitica. Ma la mia attività professionale mi porta, comunque, a partecipare quasi quotidianamente a processi negoziali. E qualcosa (soprattutto dagli errori) ho imparato.

In una trattativa, quello che non serve a nulla è cercare di convincere la controparte della bontà / razionalità / correttezza della tua posizione. Anche se hai ragione, l’effetto che ottieni è solo quello di irritarlo.

Il governo greco comprendeva parecchi economisti di valore – Varoufakis, Tsakalatos e anche altri. Ma sono economisti con un’esperienza di ricercatore accademico, che elabora e argomenta tesi, e che è abituato a esporle a un pubblico di colleghi o di studenti.

In una trattativa, argomentare come fa un ricercatore o un docente è, quando non inutile, controproducente. Devi far leva sulle debolezze e sugli interessi delle controparti, mentire quando serve, ottenere vantaggi dando la sensazione di fare concessioni.

Ai greci questa esperienza e questa attitudine mancava. Ma prima ancora di questo: era veramente utile o necessario impostare il rapporto con la UE come un negoziato ?

Il problema, qui, è il non aver predisposto linee di azione alternative. Se ho come pregiudiziale la non uscita dall’euro, e per di più non prendo neanche in considerazione l’emissione di uno strumento monetario parallelo, in che situazione mi trovo ? in quella di andare a chiedere a qualcuno cose che a me sono totalmente indispensabili (gli euro), per di più con la pretesa di spiegargli che me li deve dare perché lui ha sbagliato tutto mentre io so come correggere i suoi errori.

Non stupisce che con questa impostazione si faccia poca strada. E non serve a niente avere, sul piano astratto e teorico, ragione.

Veniamo, appunto, al tema delle linee di azione alternative. Sono al corrente che il governo greco è, in qualche modo, giunto a conoscenza di almeno tre progetti di strumento monetario complementare: i nostri CCF, iGeuro di Thomas Meyer e i TAN di Rob Parenteau e Trond Andreesen. E lo stesso Varoufakis aveva una proposta tecnicamente molto simile – gliFT-Coins – anche se li vedeva come una forma di finanziamento, non (cosa enormemente più efficace) come uno strumento monetario parallelo.

Non ha avviato approfondimenti seri, e men che meno progetti attuativi di dettaglio, su nessuno di questi schemi.

Era invece la primissima cosa da fare. Poniamo che a febbraio il governo greco avesse cominciato a mettere in circolazione una certa quantità di CCF per supportare azioni di sostegno della domanda e di riduzione della fiscalità. Si sarebbe avuto un primo effetto positivo sull’economia, ma soprattutto lo strumento monetario parallelo sarebbe diventato qualcosa di familiare per il pubblico, sarebbe stato oggetto di scambi e transazioni, ci sarebbe stata evidenza del suo valore. Non sarebbe più stato, in altri termini, un oggetto ipotetico e misterioso.

La minaccia, o l’effettiva attuazione, di un congelamento dell’ELA – avvenuta a fine giugno – sarebbe divenuta un’arma molto meno temibile nel momento in cui una forma di moneta complementare, e potenzialmente alternativa, fosse già stata in circolazione in Grecia. E anche l’interazione con la UE sarebbe avvenuta su altre basi. Non nella situazione di aver bisogno di qualcosa a tutti i costi, ma con l’attitudine di chi ha già identificato un percorso differente, e anzi lo sta ponendo in atto.

Apparentemente, Syriza ha invece visto l’introduzione di uno strumento monetario parallelo come un inevitabile preludio, nella sostanza se non nella forma, alla Grexit. E qui ha giocato ancora la pregiudiziale ideologica: pretendere di reindirizzare il progetto di integrazione europea, non accettare che una mossa unilaterale, non concordata, potesse essere la strategia vincente. Anche se le controparti ogni giorno di più davano prova di non voler concordare nulla.

Ma il mio forte sospetto è che abbiamo giocato, purtroppo, anche dei limiti di comprensione tecnica. Varoufakis, in particolare, in un recentissimo articolo sul Guardian, se ne è uscito con questa affermazione, che non esito a definire sbalorditiva.

“To exit, we would have to create a new currency from scratch. In occupied Iraq, the introduction of new paper money took almost a year, 20 or so Boeing 747s, the mobilisation of US military’s might, three printing firms and hundred of trucks. In the absence of such support, Grexit would be the equivalent of announcing a large devaluation more than 18 months in advance: a recipe for liquidating all Greek capital stock and transferring it abroad by any means available”.

Boeing 747 ??? centinaia di camion ??? svalutazione annunciata 18 mesi in anticipo ??? se vi sfugge il significato di tutto questo, siete in buona compagnia. E’ una sequela di idiozie.

Ricordiamo a chi fosse sfuggito che la Grecia non è in guerra, che i camion sono perfettamente disponibili, le società specializzate nello stampare banconote pure, che l’introduzione di due (non una) nuove monete in Cecoslavacchia è stata effettuata in poche settimane, e che rispetto ad allora (1993) le transazioni elettroniche sono diventate nettamente predominanti rispetto a quelle in banconote e monete metalliche.

Con buona pace di chi sostiene che in ultima analisi le motivazioni politiche prevalgono sempre sui concetti tecnici, mi pare purtroppo  evidente che a Varoufakis è mancata proprio una corretta comprensione di questi ultimi. Non aver capito che per aprire una scatola, la prima cosa che serve è un apriscatole. Che al di là di ideologia e politica, la cosa più importante era – torniamo a Keynes, 1930 – ricaricare la batteria scarica.

da http://bastaconleurocrisi.blogspot.it/

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 04/05/2010
 

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